L’allarme europeo: in Italia il record di
sovrappeso tra 6 e 9 anni
di Vera Schiavazzi
IL PASSEGGINO
superconfortevole? Meglio riporlo in cantina. Il biberon, nasconde una trappola
temibile, perché impedisce ai bambini di percepire il senso di sazietà: meglio
eliminarlo dopo il primo anno di vita. I piccoli svedesi e tedeschi sono più
magri di quelli italiani (che insieme ai ciprioti sono in cima alla classifica
dei bambini grassi in Europa).
Ed è grazie alle quattro ore di sport a
settimana, all’abitudine di andare a scuola a piedi e all’assenza di un
televisore (oltre a quello di famiglia) nella loro cameretta. Ma anche per
merito di notti più lunghe e tranquille.
Che l’Italia registrasse il primato dei
sovrappeso e degli obesi nella fascia tra i 6 e i 9 anni già lo si temeva. Oggi
però i primi risultati dello studio Idefics, il più grande mai condotto in
Europa, con 16.000 bambini monitorati per due anni, lo confermano
autorevolmente. «Non siamo ancora in grado di indicare un’unica ragione per
questo fenomeno italiano, che è più forte nel Sud rispetto al Nord – spiega
Alfonso Siani, epidemiologo, esperto di nutrizione e responsabile di E-Family,
la ricerca italo – tedesca che proseguirà lo studio appena finito seguendo gli stessi
soggetti durante l’adolescenza – ma intanto già sappiamo che il 60 per cento
del nostro campione si muove per meno di un’ora al giorno, come dimostrano gli
accelerometri messi al polso dei bambini ». E aggiunge: «Le nostre abitudini alimentari si sono avvicinate a quelle, meno sane, del resto del mondo e del Nord Europa, peccato che non sia successa la stessa cosa per l’attitudine sportiva dei ragazzini. Il risultato è che mentre nel carrello della spesa entrano le stesse cose in tutto il mondo, il tempo che la scuola dedica all’educazione fisica è minore in Italia, così come mancano i campi da gioco e le piste ciclabili percorribili anche dai più piccoli».
accelerometri messi al polso dei bambini ». E aggiunge: «Le nostre abitudini alimentari si sono avvicinate a quelle, meno sane, del resto del mondo e del Nord Europa, peccato che non sia successa la stessa cosa per l’attitudine sportiva dei ragazzini. Il risultato è che mentre nel carrello della spesa entrano le stesse cose in tutto il mondo, il tempo che la scuola dedica all’educazione fisica è minore in Italia, così come mancano i campi da gioco e le piste ciclabili percorribili anche dai più piccoli».
Ora gli
scienziati vogliono sapere che cosa accadrà alla generazione più sfortunata dal
punto di vista del peso nell’età in cui si cominciano a prendere decisioni
autonome: «Seguiremo gli stessi bambini nell’adolescenza – annuncia Siani, che
lavora all’Istituto di Scienza dell’alimentazione del Cnr, a Avellino – per
capire che cosa avviene quando cominciano a scegliere da soli i propri stili di
vita, differenziandosi dai genitori».
Per arrestare la crescita dell’obesità anche
la Società italiana di pediatria (Sip) si muove insieme a quella dei pediatri (Sipps)
che si occupano di prevenzione, e lancia “Io mi voglio bene”, una campagna destinata
a correggere le cattive abitudini che, tra 0 e 6 anni, possono aumentare di
molto il rischio di obesità dopo gli 8-9 anni, e potenzialmente nel resto della
vita. Anche la Sip controllerà i risultati: «Stiamo avviando uno studio per
seguire le differenze tra chi segue le nostre indicazioni e chi no», spiega il
presidente Alberto Ugazio. Il Cnr da parte sua lo ha già fatto: oltre allo
sport, alla frutta nelle scuole, alle città più vivibili, una risposta arriva da
un semplicissimo bicchiere d’acqua. Eliminando i distributori di bevande
gassate e di merendine nelle scuole, e favorendo così un consumo maggiore
d’acqua, la tendenza a diventare “oversize” si può abbattere del 10 per cento e
oltre. «Attenzione però: oltre allo sport e alle sane abitudini serve anche il
riposo – avverte Siani – mentre i nostri studi hanno dimostrato che i bambini italiani
vanno a dormire più tardi dei loro coetanei europei, restando così al di sotto delle
dieci ore consigliate».
La Repubblica, 5 ottobre
2011, pag.36
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