A Napoli sulla sedia della santa l’ultimo rito per avere un figlio


Il 6 di ogni mese centinaia di donne in cerca di gravidanza vanno a casa di Maria Francesca delle Cinque Piaghe

Persino i croceristi fanno tappa lì. Tra i pellegrini anche Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia

di Marino Niola

  L’ultimo rito di fertilità dell’Occidente si celebra nel cuore di Napoli. Dove migliaia di donne accorrono da ogni parte del mondo per chiedere un figlio alla santa delle gravidanze impossibili. Il sei di ogni mese si mettono in fila sin dalle prime ore del mattino per entrare nella casa dove abitò Santa Maria Francesca delle Cinque Piaghe. Al numero tredici di Vico Tre Re, nei Quartieri Spagnoli, a due passi da quella via Toledo che Stendhal definì la strada più animata della terra.

    Salgono una per volta la scala stretta che conduce al sancta sanctorum della procreazione. Per sedersi sulla sedia dei miracoli. Quella dove la santa ha trascorso la sua vita a pregare e ricamare. E consegnano le loro ansie e le loro preoccupazioni a suor Giuliana che ascolta con attenzione confessioni, sfoghi, richieste. Storie di tentativi falliti, odissee di donne che le hanno provate tutte per riuscire a restare incinte. Poi la suora sfiora il loro ventre con un reliquiario che contiene una vertebra e una ciocca di capelli di Maria Francesca. Molte dicono di avvertire una vampata di calore alla pancia, una specie di formicolio. Come una corrente di energia positiva che le attraversa improvvisamente, lasciandole attonite, ma piene di forza e di speranza. 

  Sarà la suggestione, sarà un inspiegabile effetto placebo, sarà una reazione psicosomatica, certo è che moltissime tornano un anno dopo a ringraziare la santa con il figlio in braccio. I nomi più gettonati, inutile dirlo, sono Maria Francesca e Francesco.

  Così se la medicina non fa il miracolo si ricorre a chi i miracoli li fa da almeno tre secoli. E precisamente dal 6 ottobre 1791, giorno della morte della santa francescana. Anzi la santarella come la chiamano affettuosamente gli abitanti dei Quartieri spagnoli che la considerano una di loro. E in realtà l’unica donna meridionale salita alla gloria degli altari era a tutti gli effetti una figlia del popolo. Tessitrice a domicilio, super sfruttata da un padre padrone che la costringeva a lavorare h24 e voleva impedirle perfino di entrare in convento per non perdere mano d’opera a costo zero. Un’esistenza da martire del lavoro nero. Profondamente segnata da una sorta di chiamata soprannaturale che si era manifestata già durante gli ultimi anni di vita. Aveva il dono della profezia tanto da predire la Rivoluzione francese con molti anni di anticipo. Tra i prodigi che le vengono attribuiti c’era anche quello di aver convinto una statua di Gesù bambino ad animarsi per farsi vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva cucito.

  La fama crescente dei suoi miracoli ha fatto letteralmente esplodere questo culto. Nato come devozione locale è ormai diventato una liturgia glocal, una religione della maternità che adatta forme e parole del nostro tempo a un fondo misteriosamente arcaico. Che rimanda ai culti della fertilità del mondo antico. Soprattutto quelli delle Grandi madri, le dèe che propiziavano le gravidanze. Signore della fertilità, come le greche Demetra e Artemide. O le romane Giunone Lucina e soprattutto Anna Perenna, la nutrice del mondo, che veniva invocata dalle donne senza figli. In questi riti il contatto fisico, spesso per sfregamento, tra il simulacro della divinità e il corpo della donna era ritenuto indispensabile per la concessione dell’agognata gravidanza. Esattamente come nel caso della sedia prodigiosa di Maria Francesca che le devote considerano  fondamentale per il buon esito della richiesta. Un meccanismo semplice, quasi un automatismo simbolico di sicuro effetto emotivo. E anche qualcosa di più visto il numero elevatissimo di nascite attribuite alla santarella. Si spiega così la processione continua di donne e uomini che risalgono vico Tre Re in un pellegrinaggio della speranza. Arrivano da Milano, da Bolzano ma anche da Madrid, da Berlino, dall’America Latina, dagli Usa. C’è perfino chi approfitta della pausa pranzo per una preghiera last minute davanti al corpo della santa sepolto nella cappella accanto alla casa-sacrario. Piena fino all’inverosimile di
fiocchi rosa, azzurri, di bomboniere, donati dalle neomamme in segno di ringraziamento.

  E da qualche tempo si è aggiunto il flusso dei crocieristi che approfittano dello scalo napoletano per compiere il loro rito propiziatorio. Viaggio di nozze e turismo concezionale. E se fino a qualche decennio fa i maschi si limitavano a scortare le loro compagne, adesso si sottopongono anche loro al rituale di fecondità in un’ottica assolutamente paritaria di condivisione dei compiti genitoriali. Anche di quelli simbolici. 

  Tre anni fa è venuto a rendere omaggio alla santa dei Quartieri spagnoli anche sua altezza reale Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di Savoia che è nata a Napoli, accolto in pompa magna dalla madre superiora e dalle consorelle tra squilli di campane a festa. E chi non può andare di persona a visitare il santuario frequenta i siti, sempre più numerosi, che celebrano il culto sul web. Alfemminile.com, gravidanzaonline.it, amando.it, pianetamamma.it, maternita.forumattivo.com. Dove è anche possibile scaricare l’accorata Preghiera per chiedere la grazia di una creatura. Scritta in un improbabile italiano ottocentesco. Così il mormorio dei rosari è sostituito dall’unisono digitale dei forum. Non mancano nemmeno i miracoli on line. Una forumina racconta di aver partecipato ad una preghiera della community. Stesso giorno stessa ora, tutte insieme davanti allo schermo. Risultato, un maschietto in arrivo.

la Repubblica, 5 marzo 2013, pag, 51

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