In Italia sono sempre di più
le persone che a tavola abbandonano le proteine animali per puntare su uova,
latte e verdure. Una scelta alimentare sana e equilibrata da estendere
anche ai bambini? Abbiamo chiesto un parere al pediatra e al nutrizionista La
risposta è univoca: attenzione al fai-da-te
di Elvira Naselli
Quelli a metà strada sono i “meat reducer”.
Non hanno ancora eliminato la carne ma ne mangiano il meno possibile. Poi ci
sono i vegetariani che non hanno rinunciato al pesce, quelli che consumano uova,
latte e derivati; e i duri e puri, i vegani, che si nutrono soltanto di
vegetali. Indipendentemente dai motivi che spingono a diventare vegetariani la
domanda, qui, è se questa scelta può essere sostenuta serenamente anche per i
bambini. Ovvero, la carne per i più piccoli è fondamentale o no?
«Non lo è — precisa Claudio Maffeis, pediatra
all’università di Verona che si definisce pesco-vegetariano — ma bisogna fare
delle distinzioni. La dieta di un lattoovo vegetariano, che comprende dunque
latte, uova e latticini, oltre ai vegetali, è un conto, per i bambini vegani —
che possono rischiare carenze di vitamina B12,
calcio, ferro e zinco — direi che le precauzioni debbano essere maggiori
e costanti. Le carni, infatti, oltre alle proteine nobili, apportano anche
ferro più biodisponibile. La dieta di un piccolo vegano, proprio per questo,
deve essere impostata da un nutrizionista o da un pediatra esperto in nutrizione,
il fai da te è rischioso e i bambini vanno seguiti costantemente nella crescita
per verificare che non abbiano carenze di vitamine e micronutrienti. Inoltre il
fabbisogno proteico di questi bambini è aumentato perché le proteine dei
vegetali hanno una minore digeribilità e differente composizione in aminoacidi
rispetto agli alimenti animali. D’altro canto non si può
eccedere con legumi e
fibre solubili per questioni di digeribilità. Secondo la letteratura
scientifica i bambini vegani crescono bene, ma devo precisare che il numero
degli studi è ancora limitato. In ogni caso quando necessario, supplementare per
bocca ferro o vit. B12 non è un problema».
Quel che è certo, secondo Andrea Ghiselli,
medico e dirigente di ricerca Inran, è che «è diseducativa la distinzione tra
vegetale buono e animale cattivo. Basti pensare a grassi trans vegetali, alcol e
zuccheri e, al contrario, al ruolo protettivo di pesce e carni bianche. Ci sono
soltanto stili di vita buoni e cattivi, ed è dimostrato da studi che non ci sono differenze
in termini di salute tra vegetariani e onnivori, purché questi ultimi non
fumino, non bevano alcol e abbiano un indice di massa corporea nella norma.
Inoltre, quando nella dieta non c’è alcun prodotto animale bisogna pianificare il
regime alimentare al meglio per ottenere le quantità corrette di nutrienti
necessari, a maggior ragione se parliamo di bambini. Non si può fare da soli, perché
se può essere facile regolarsi sulla quantità di proteine non è la stessa cosa
per calcio, ferro o zinco, oggi deficitari anche negli onnivori». In ogni caso
«va bene ma non benissimo la dieta con latte e uova — continua Ghiselli —
perché hanno meno ferro e vitamina B12 delle carni, ma quella vegetariana
stretta è invece squilibrata. Anche per i vegetali servono gli accoppiamenti
corretti: in alcune verdure per esempio c’è molto calcio ma l’assorbimento è
ridotto perché alcuni componenti lo ostacolano. In più il ferro di carne e
pesce è assorbito bene mentre il ferro vegetale, anche nei casi in cui se ne
trova in maggiore quantità, è meno assimilabile. Si può aumentarne
l’assorbimento aggiungendo il succo di limone, per esempio agli spinaci, o
mangiando frutta a fine pasto ». Per raggiungere le quantità corrette del
fabbisogno proteico per un bambino in crescita, inoltre, «bisogna aumentare il
dosaggio delle proteine vegetali, che non sono equivalenti, e quindi il volume
complessivo della dieta — continua Ghiselli — cosa non facile anche per le
dimensioni dello stomaco. La dieta mediterranea, basata soprattutto su vegetali,
ma che non disdegna piccole quantità di prodotti animali, resta in assoluto la
migliore».
la Repubblica, 4 ottobre
2011, pag.30
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