Farmaci in gravidanza
Sono al terzo episodio di
depressione ansiosa. Mi curo con fluoxetina e clonazepam. Desidererei un bimbo:
devo sospendere gradualmente le terapie?
Risponde
Antonio Clavenna Laboratorio Salute materno infantile,
Istituto Mario Negri, Milano
I farmaci antidepressivi «inibitori della
ricaptazione della serotonina» (conosciuti con l’acronimo Ssri), classe di cui
fa parte la fluoxetina, se usati in gravidanza potrebbero aumentare lievemente
il rischio di difetti cardiaci congeniti. Nella popolazione generale questi
difetti compaiono con una frequenza di 1 caso ogni 100 nati, mentre gli studi
riguardanti gli Ssri hanno osservato una frequenza intorno a 2 casi ogni 100.
Questo rischio è documentato in maniera più solida per alcuni antidepressivi
(per esempio, per la paroxetina), ma non può essere escluso per la fluoxetina.

Minore è la dose di farmaco assunta e più
basso dovrebbe essere il rischio, ma non è possibile identificare una soglia al
di sotto della quale il rischio sia del tutto assente. Anche il clonazepam,
come d’altronde altri farmaci antiepilettici, potrebbe aumentare il rischio di
malformazioni. Se possibile, è dunque preferibile evitare l’uso di quest’ultimo
farmaco in gravidanza. La decisione riguardo la terapia (sia relativamente al
tipo di farmaci, sia per quanto riguarda le dosi) deve essere presa dal medico
curante, possibilmente insieme al ginecologo, sulla base della valutazione
della severità dei sintomi e dei possibili rischi e dei benefici del
trattamento. La depressione in gravidanza, se non curata, potrebbe avere,
infatti, ripercussioni anche sulla salute del feto, in particolare potrebbe
influenzare negativamente lo sviluppo cognitivo e affettivo del futuro bambino.
Corriere della Sera, 16
Giugno 2013, pag, 51
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