Una tradizione che ha 80
anni. Potrebbe essere il segreto di uno dei tassi di mortalità infantile più
bassi del mondo
Carola Traverso Saibante
.jpg)
UN RITUALE COLLETTIVO - «È stato meraviglioso
ed eccitante riceverla, come una prima promessa al bimbo» racconta Reija
Klemetti, quarantanovenne di Helsinki, alla Bbc, che dedica un reportage
all’argomento. Con parenti e amici radunati a scoprire cosa conteneva
quell’anno, accessori e colori. Così come era stato per sua madre, così come è
stato poi per sua figlia, quando aspettavano i loro pargoli. È un momento che
condividono tutte le future mamme del Paese, che infatti scelgono al 95 per
cento di ricevere la scatola, al posto dei 140 euro che il governo offre loro
in alternativa. Al giorno d’oggi il vantaggio, più che economico, è per la
maggior parte di famiglie quello del tempo risparmiato nella scelta del
"materiale di prima
accoglienza" per il neonato, ma soprattutto per
le donne ha un significato simbolico profondo, e unisce le persone in un senso
di protezione e condivisione sociale.
UN CARTONE ATTRAVERSO LA STORIA - La prima
scatola di cartone "premaman" fu istituita dal governo del Paese
scandinavo nel 1938. All’epoca la Finlandia era un Paese povero, la mortalità
infantile era alta (65 ogni 1000 bimbi nati) e le scatole erano dedicate alle
famiglie in difficoltà. Nel giro di una decina d’anni, la legislazione cambiò:
scatole per tutti, a patto che le future mamme si facessero visitare da un
dottore entro lo scadere del quarto mese di gravidanza. Era la nascita di uno
degli Stati sociali tuttora più ammirati al mondo. Ovviamente da allora il
contenuto della scatola si è evoluto di pari passo con tempi e eventi. Negli
anni '30 e '40, conteneva molta stoffa, dato che le donne erano abituate a
cucire i vestiti da sole. Durante la Seconda Guerra Mondiale, però, flanelle e
cotoni servivano all’esercito, quindi i bimbi ricevevano coperte di carta.
Dagli anni '50 in poi presero sempre più spazio gli indumenti già confezionati,
mentre i primi pannolini usa e getta risalgono al 1969. Cinquan’anni dopo
esatti si tornò però a quelli di stoffa, per questioni di salvaguardia
ambientale.
SONNI SERENI IERI, OGGI, DOMANI - La scatola
versione 2013 contiene una varietà accurata e golosa di beni da baby: dal
piccolo sacco a pelo alla tutina da neve, dalle forbicine per unghie al
termometro per il bagnetto, dal giocattolo per la dentizione ai preservativi
per i genitori. E poi, la scatola in sé, pensata come futura culla, con tanto
di materasso e coprimaterasso sul fondo. Niente ciucci né biberon, perché si
vuole promuovere l’allattamento al seno. Lo scopo della scatola, oltre quello
di fornire beni materiali, è sempre stato infatti quello d’incoraggiare buone
pratiche parentali. Per quanto riguarda il sonno, la comparsa della
scatola-culla significò un allontanamento dall’abitudine di far dormire il
neonato insieme ai genitori. Ed proprio tra quelle quattro pareti di cartone
che, secondo molti, mentre cresceva l’idea di uguaglianza si abbatteva il tasso
di mortalità infantile, oggi uno dei più ridotti al mondo.
Corriere della Sera, 4
giugno 2013, pag,
Nessun commento:
Posta un commento