C’è un progetto per «spegnere»

 Il dolore anche nei bambini

di Luca Bernardo

 
  L’Italia rappresenta un Paese all’avanguardia in termini di tutela dei diritti dei pazienti con dolore. La Legge 38 del 2010 ha sancito in maniera inequivocabile il diritto alle cure palliative e alla terapia del dolore per tutti i malati, ponendo l’attenzione anche sul paziente pediatrico. Per la prima volta viene fatto specifico riferimento al diritto di cura anche per i bambini, identificando il pediatra di famiglia come la prima figura alla quale rivolgersi in caso di dolore. Il dolore, che va identificato in diverse componenti (indotto, provocato) tocca direttamente i bambini, ma anche le loro famiglie. Ma, proprio alla luce di quanto la stessa Legge 38 stabilisce, come viene
affrontato il dolore nei reparti pediatrici italiani?

  I reparti pediatrici

  Nel 2011 vivere senza dolore ha condotto un’indagine denominata «Accendi un sorriso», alla quale hanno partecipato 62 pediatrie su tutto il territorio nazionale, per capire come la Legge 38 avesse modificato, e se sì in che modo, la cura del dolore nei piccoli pazienti ricoverati nei reparti pediatrici. I risultati di questa survey avevano evidenziato come la prevalenza del dolore tra i piccoli pazienti ricoverati fosse pari al 40,7 per cento e che, nonostante questa elevata numerica, nel 58,1 per cento dei casi il monitoraggio del dolore non fosse stato modificato a seguito dell’entrata in vigore della Legge. Basti pensare che al momento della rilevazione, solo nel 32,8 per cento delle rilevazioni il dolore era riportato in
cartella clinica, in una percentuale tra l’81 e il 100 per cento. L’indagine aveva inoltre evidenziato una grande disomogeneità di approccio al dolore nei diversi ospedali italiani, sottolineando ancora una volta come il diritto alla salute anche dei più piccoli non fosse garantito in maniera uniforme nella nostra Penisola.

  Da tutte queste considerazioni e da una profonda riflessione sul tema, nasce il progetto «Spegni il dolore - La rete delle Lampade», promosso da «Vivere senza dolore» e dalla Fondazione Lefebvre, sotto la direzione scientifica della professoressa Franca Benini. Un board di una ventina di addetti ai lavori tra clinici, politici, giornalisti, infermieri si sono riuniti a Roma il 17 giugno 2013, con l’obiettivo di definire una griglia che stabilisca le aree d’intervento nelle quali realizzare un adeguato controllo del dolore in ambito pediatrico e ne quantifichi una gradualità di realizzazione.

L’auto valutazione

lavoro del board porterà alla formulazione di tre questionari distinti, specifici per le strutture di 1°, 2° e 3° livello, volti a verificare la presenza di requisiti minimi per ogni area d’intervento. Dopo una prima fase di test, che si svolgerà nel prossimo mese di settembre, il documento verrà proposto a tutti i centri sul territorio nazionale. La speranza è che questo strumento di auto-valutazione rappresenti un utile mezzo che permetta di definire il livello di gestione del dolore pediatrico, di individuare le criticità e le eventuali aree d’intervento per migliorare la situazione, di monitorare gli interventi e la loro efficacia e di costruire e lavorare nel confronto e nella condivisione con le altre strutture. 

 Quindi è ancora la modalità di integrarsi, di fare rete, di creare momenti di discussione operativa, la direzione intrapresa e da proseguire, che sembra quella giusta. D’altronde soltanto così, mettendo al tavolo professionisti e scienziati anche di diverse discipline, potremmo dare una risposta certa e comune, non solo rispetto alle leggi vigenti, ma soprattutto al dolore dei nostri piccoli e grandi.

 Direttore Dipartimento Materno-Infantile AO Fatebenefratelli e Oftalmico Milano

Libero, 4 luglio 2013, pag, 18

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