Il 6 di ogni mese centinaia
di donne in cerca di gravidanza vanno a casa di Maria Francesca delle Cinque
Piaghe
Persino i croceristi fanno
tappa lì. Tra i pellegrini anche Sergio di Jugoslavia, figlio di Maria Pia di
Savoia
di Marino Niola

Salgono una per volta la scala stretta che
conduce al sancta sanctorum della procreazione. Per sedersi sulla sedia dei
miracoli. Quella dove la santa ha trascorso la sua vita a pregare e ricamare. E
consegnano le loro ansie e le loro preoccupazioni a suor Giuliana che ascolta
con attenzione confessioni, sfoghi, richieste. Storie di tentativi falliti,
odissee di donne che le hanno provate tutte per riuscire a restare incinte. Poi
la suora sfiora il loro ventre con un reliquiario che contiene una vertebra e
una ciocca di capelli di Maria Francesca. Molte dicono di avvertire una vampata
di calore alla pancia, una specie di formicolio. Come una corrente di energia
positiva che le attraversa improvvisamente, lasciandole attonite, ma piene di
forza e di speranza.
Sarà la suggestione, sarà un inspiegabile
effetto placebo, sarà una reazione psicosomatica, certo è che moltissime
tornano un anno dopo a ringraziare la santa con il figlio in braccio. I nomi
più gettonati, inutile dirlo, sono Maria Francesca e Francesco.
Così se la medicina non fa il miracolo si
ricorre a chi i miracoli li fa da almeno tre secoli. E precisamente dal 6
ottobre 1791, giorno della morte della santa francescana. Anzi la santarella
come la chiamano affettuosamente gli abitanti dei Quartieri spagnoli che la
considerano una di loro. E in realtà l’unica donna meridionale salita alla
gloria degli altari era a tutti gli effetti una figlia del popolo. Tessitrice a
domicilio, super sfruttata da un padre padrone che la costringeva a lavorare
h24 e voleva impedirle perfino di entrare in convento per non perdere mano
d’opera a costo zero. Un’esistenza da martire del lavoro nero. Profondamente
segnata da una sorta di chiamata soprannaturale che si era manifestata già
durante gli ultimi anni di vita. Aveva il dono della profezia tanto da predire
la Rivoluzione francese con molti anni di anticipo. Tra i prodigi che le
vengono attribuiti c’era anche quello di aver convinto una statua di Gesù
bambino ad animarsi per farsi vestire con gli abitini che lei stessa gli aveva
cucito.
La fama crescente dei suoi miracoli ha fatto
letteralmente esplodere questo culto. Nato come devozione locale è ormai
diventato una liturgia glocal, una religione della maternità che adatta forme e
parole del nostro tempo a un fondo misteriosamente arcaico. Che rimanda ai
culti della fertilità del mondo antico. Soprattutto quelli delle Grandi madri,
le dèe che propiziavano le gravidanze. Signore della fertilità, come le greche
Demetra e Artemide. O le romane Giunone Lucina e soprattutto Anna Perenna, la
nutrice del mondo, che veniva invocata dalle donne senza figli. In questi riti
il contatto fisico, spesso per sfregamento, tra il simulacro della divinità e
il corpo della donna era ritenuto indispensabile per la concessione
dell’agognata gravidanza. Esattamente come nel caso della sedia prodigiosa di
Maria Francesca che le devote considerano
fondamentale per il buon esito della richiesta. Un meccanismo semplice,
quasi un automatismo simbolico di sicuro effetto emotivo. E anche qualcosa di
più visto il numero elevatissimo di nascite attribuite alla santarella. Si
spiega così la processione continua di donne e uomini che risalgono vico Tre Re
in un pellegrinaggio della speranza. Arrivano da Milano, da Bolzano ma anche da
Madrid, da Berlino, dall’America Latina, dagli Usa. C’è perfino chi approfitta
della pausa pranzo per una preghiera last minute davanti al corpo della santa
sepolto nella cappella accanto alla casa-sacrario. Piena fino all’inverosimile
di
fiocchi rosa, azzurri, di bomboniere, donati dalle neomamme in segno di
ringraziamento.
E da qualche tempo si è aggiunto il flusso
dei crocieristi che approfittano dello scalo napoletano per compiere il loro
rito propiziatorio. Viaggio di nozze e turismo concezionale. E se fino a
qualche decennio fa i maschi si limitavano a scortare le loro compagne, adesso
si sottopongono anche loro al rituale di fecondità in un’ottica assolutamente
paritaria di condivisione dei compiti genitoriali. Anche di quelli
simbolici.
Tre anni fa è venuto a rendere omaggio alla
santa dei Quartieri spagnoli anche sua altezza reale Sergio di Jugoslavia,
figlio di Maria Pia di Savoia che è nata a Napoli, accolto in pompa magna dalla
madre superiora e dalle consorelle tra squilli di campane a festa. E chi non
può andare di persona a visitare il santuario frequenta i siti, sempre più
numerosi, che celebrano il culto sul web. Alfemminile.com, gravidanzaonline.it,
amando.it, pianetamamma.it, maternita.forumattivo.com. Dove è anche possibile
scaricare l’accorata Preghiera per chiedere la grazia di una creatura. Scritta
in un improbabile italiano ottocentesco. Così il mormorio dei rosari è
sostituito dall’unisono digitale dei forum. Non mancano nemmeno i miracoli on
line. Una forumina racconta di aver partecipato ad una preghiera della
community. Stesso giorno stessa ora, tutte insieme davanti allo schermo.
Risultato, un maschietto in arrivo.
la Repubblica, 5 marzo 2013,
pag, 51
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