Il Baby blues dura pochi
giorni. Se l’umore non migliora, si rischia di cadere in depressione. Ecco come
chiedere aiuto
Un disturbo sottovalutato ma
prevenirlo si può
di Caterina e Giorgio
Calabrese
1 - Baby blues. Scatenato
dal classico ottovolante biologico-ormonale al quale sono sottoposte le
puerpere con repentini cambiamenti nei livelli di estrogenici e progestinici è
caratterizzato da un’alterazione del normale
tono dell’umore. Insorge nell’85%
delle gravidanze, nei primi giorni successivi al parto, ma di norma nel giro di
due settimane scompare. Se il malessere si protrae e ha un’intensificazione dei
sintomi depressivi, meglio rivolgersi a uno specialista.
2 - Depressione post-partum.
A differenza del Baby blues, è una vera e propria depressione maggiore, che
insorge nelle dodici settimane successive al parto e ha una sintomatologia
importante, caratterizzata, oltre che dall’umore deflesso, da disturbi del
sonno o dell’appetito, da apatia o difficoltà a intraprendere le solite azioni
quotidiane o i propri interessi. In certe situazioni gravi, non diagnosticate o
trattate, può portare la donna addirittura a idee di morte.
3 Il marito o partner. È
estremamente importante sia per individuare i primi sintomi sia nella fase di
prevenzione
o terapia, al punto che molti interventi si svolgono alla sua
presenza, in coppia.
4 Prevenzione primaria. Si
occupa della popolazione generale delle gestanti, con operazioni di promozione
attraverso opuscoli informativi, incontri di sensibilizzazione o la presenza di
psicologhe ai gruppi di preparazione al parto.
5 Le immigrate. La particolarità
del centro di Niguarda è che lavora anche sulle migranti. Donne che spesso non
riescono ad accedere ai servizi specialistici, per ragioni socio-culturali e
linguistiche. Sono presenti gruppi in lingua araba e spagnola, con mediatrici
culturali che favoriscono il dialogo, e il prossimo anno dovrebbe attivarsi
anche un gruppo in lingua cinese. Il rischio di sviluppare una depressione
grave è per le migranti maggiore delle italiane, a causa della fatica e dello
stress del processo di acculturazione che determina una forte distanza fra la
cultura originaria della gestante straniera e quella dominante di un Paese
occidentale come l’Italia.
6 Prevenzione secondaria. A
Niguarda si fa uno screening sulle donne che si presentano o vengono inviate al
centro per individuare quelle a maggior rischio di depressione. A loro si offre
un pacchetto di colloqui a fini psicoterapici ma anche un supporto di tipo
sociale per aiutarle nei problemi pratici, anche di tipo abitativo o economico.
7 Terapia. Se insorge la
depressione, si attua una terapia combinata, con farmaci e psicoterapia. In
media, la durata è di circa tre mesi.
Piaceri&Saperi Ben Essere,
19 aprile 2013, pag, 16
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