Società Anche in Italia i
maschi chiedono l’aspettativa, ma poi si sentono «eroi della modernità»
Per aiutare le mogli a far carriera
In Inghilterra gli «stay at
home dad» accudiscono i loro bimbi
di Francesco Piccolo
La notizia è questa: in Gran Bretagna
aumentano e raggiungono una percentuale notevole i padri che stanno a casa ad
accudire i figli, permettendo così alla donna di dedicarsi alla carriera. Si
chiamano stay at home dad, e basterebbe il fatto che ci sia una definizione a
chiarire che il nodo della questione è il passaggio dalla eccezionalità alla
normalità. È una questione calda, se molte sitcom raccontano di padri che
vivono con neonati; e per chi lo ricorda, c’era un’intera stagione della serie
tv Casalinghe disperate dedicata al tema. Anche nella vitalissima America,
quindi, la questione è degna di una narrazione televisiva perché anomala, fonte
di comicità e analisi sociale.
In verità, in Europa la pratica egualitaria
dell’accudimento dei figli sta calando dalla Scandinavia, ha toccato la Gran
Bretagna e proprio co me se fosse una bassa pressione indicata sullo schermo
dalmeteorologo di turno,
comincia a scendere inesorabile verso il centro dell’Europa. È il risultato di
un cambio di mentalità, di crescita culturale, che si è trasformata in
agevolazioni legislative e pian piano si è inserita nel tessuto sociale. È
chiaro che alla base di questo processo evolutivo del Maschio c’è una
consapevolezza seria della parità dei ruoli.
In Italia, le prime leggi accorte, come
l’aspettativa dal lavoro anche per i padri nel periodo postnatale dei figli,
hanno cominciato a costruire un futuro, che si profila lentissimo. I padri che
prendono l’aspettativa per permettere alle madri di tornare al lavoro prima
possibile non sono tanti, e quando tornano a casa disposti a qualche mese di
casalinghitudine vengono visti come degli eroi della modernità. Non si
intitolano strade e piazze a loro nome, ma quasi. È in questi casi che ci si
accorge che la bassa pressione è ancora di là da venire. Le leggi sono
necessarie, senz’altro aiutano il cambiamento culturale — ma, appunto, c’è
bisogno di un cambiamento culturale.
Il Maschio italiano deve smettere di ritenere
che il proprio compito è procacciare cibo per la famiglia. Deve superare quello
stadio evolutivo, leggermente primordiale. Ce la può fare. Ma ci metterà del
tempo. Siamo in pieno regime di eccezionalità, quindi, e la normalità deve
aspettare ancora qualche tempo (o ere geologiche, a seconda dei casi).
Attenzione: non dal punto di vista teorico.
Il Maschio italiano, dal punto di vista teorico, è super evoluto. Il suo
pensiero sul mondo, sulla paternità, sulla parità dei sessi, è di qualità
superiore, e britannici e norvegesi non potrebbero fare di meglio. Nel dopocena
con gli amici, cita i casi dei Paesi scandinavi, lì dove le quote rosa hanno
ottenuto risultati strabilianti, e ora la carriera e l’accudimento dei figli
sono scelte condivise ed equamente divise.
Soltanto che, intanto che incanta la platea
di amici con statistiche e convinzioni, sua moglie sparecchia e carica la
lavastoviglie. Sia chiaro: non perché ci sia diversità, ma solo divisione dei
compiti; lui intrattiene mentre lei mette in ordine. Fanno una cosa per uno (la
parità). E lui non fa partire la lavastoviglie solo perché non ha capito bene
come si fa, gli sembra difficile, ma la prossima volta lei glielo deve spiegare
perché ci tiene tanto a farlo anche lui. Qualche volta.
Con i figli, non è così diverso. C’è una
parità totale dal punto di vista teorico, ma c’è ancora una soglia psicologica
da superare. Se una madre porta il figlio al parco o rimane in camera a giocare
con lui per quattro ore, poi si alza e continua la sua esistenza come se
l’anello precedente e quello successivo fossero ben concatenati. Se un padre
porta il figlio al parco o gioca per quattro ore in camera con lui, poi si alza
e si aggira per il mondo con il petto in fuori e lo sguardo fiero, chiedendo a
tutti: hai visto cosa ho fatto? Hai visto quanto sono evoluto? Hai visto quanto
tempo passo con i miei figli? Hai visto quanta modernità c’è dentro di me?
Insomma, per ora il Maschio italiano è come quel vecchietto che ha imparato che
non bisogna essere razzisti e continua a dire che considera gli extracomunitari
alla pari degli italiani, senza sapere che ogni volta che lo dice sta mettendo
in piedi una intrinseca contraddizione.
Al momento, nelle famiglie italiane (nella
maggior parte dei casi, va’, ipotizziamo delle eccezioni) i coniugi si dividono
il lavoro con i figli allo stesso modo di come si dividono in cucina. Lei pensa
a fare la spesa, a fare la carne, la pasta, il pesce e l’insalata. E lui, una
volta ogni tanto, si esibisce in dei risotti altamente sofisticati e
buonissimi, invita venti amici a casa, tutti sono estasiati dalle capacità
culinarie del Maschio e pensano: che bella coppia. Se solo lui imparasse
davvero come si mette in moto la lavastoviglie, sarebbe l’uomo ideale.
Corriere della Sera, 25
gennaio 2013, pag, 29
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