Pubblicità Regresso.
Una moda deprimente
Edinson
Cavani, il bomber del Napoli, ha pubblicato l’immagine
del
nascituro. Prima di lui lo avevano fatto Piquè e il «signor Belen
di Manila Alfano
Il mondo sarà ormai pure una grande piazza,
con case di vetro che lo circondano, dove si condividono il corpo, i ricordi, i
pensieri, gli amori, gli amplessi e le banalità, ma ci sono ancora due cose che
messe così, a nudo, ti lasciano un senso di disagio: la nascita e la morte.
Perfino le mamme non hanno più segreti, tabù. Le mamme con il bimbo ancora in
ventre, la parte più intima di una donna, quel feto da proteggere, coccolare,
far crescere, portare alla luce.
Invece sta diventando sempre più di moda mostrare
in rete, nei vari social net work, l’immagine dell’ultima ecografia, con il
profilo scarno, da intuire, scommettendo se assomiglia più al padre, alla madre
o allo
zio. Non è una questione
dimorale, perbenismo, è solo lo stupore di chi si chiede se c’è ancora un
confine tra il privato e il pubblico, tra ciò che si può condividere e quello
che appartiene solo a te, o se volete se ancora c’è quel concetto che in un
mondo laico può essere definito anima. Anima come io personale. Anima come la
parte più intima di una donna.
Forse è pudore, forse è solo rispetto,
comunque, guardi quella foto e ti senti un intruso. Eppure quell’ecografia è lì, sbattuta su
internet, lo fanno le star, lo fanno le persone comuni. L’ultimo che ha
«postato» il feto su internet è Cavani, calciatore del Napoli. Un corpicino con gli occhi chiusi, i
lineamenti che si intravedono, il blue il nero dell’effetto ecografico. E ti
chiedi: perché? Da dove nasce il bisogno di dover esibire questo piccolino
ancora in pancia? È la legge della rete, imperativo categorico dell’essere
connesso: riversare tutto fuori. Non tenersi niente per sé. Riflessioni,
pensieri, punti di vista, foto dell’ultima vacanza, il punteggio a Ruzzle con
relativo commento. È il principio dell’essere social che in fondo quasi ti
obbliga, ti costringe a condividere, a mettere tutto in comune. Ecografia
compresa.
Si abbattono i limiti, la privacy svanisce.
Si sente il bisogno fortissimo e giulivo di dire tutto a tutti e subito. Come
vittime di un sistema più grande che ti ha abituato a spartire la tua vita con
il gruppo. Edison Cavani è solo l’ultimo esempio, l’ultima vittima di una
condivisione ormai ossessiva e cronica della vita. Prima di lui c’è stato
Stefano De Martino, il fidanzato di Belen, e il compagno di Shakira, Gerard
Piquè. I padri, impazienti. Gioia dei followers, sostenitori che impazzano e
commentano. Il pubblico di fan che si gonfia e si confonde sotto la categoria
di «amici».
Questione di pubblicità anche perché a voler
guardare, si guadagna bene
con la curiosità. Anche Blue Ivy Carter verrà
mostrata in una veste inedita nel documentario sulla vita di sua mamma, Beyoncé
Know les. In un trailer di Life is but adream - il lungometraggio che verrà
trasmesso in esclusiva dal canale Hbo il 16 febbraio-la regina dell’R&B ha
svelato ai suoifan un frammento dell’ecografia della figlia, nata dall’unione
con il marito Jay-Zcirca un anno fa. Il documentario, realizzato e prodotto
dalla star, mostrerà molti aspetti privati della sua vita, tra i quali la gravidanza,
i momenti di sconforto, le prove, le registrazioni in studio, la preparazione
dei concerti e la vita familiare di Beyonecè. A casa ci sono le persone comuni.
Negli Stati Uniti si chiamano «Miracles Imaging», immagini miracolose del feto
in movimento registrate da un ecografo e proiettate su grandi schermi allestiti
per feste con amici e parenti. Il mondo 2.0 è diventato il modo per esibire
l’ombelico e ciò che c’è dentro. E tutto in fondo, sembra una grande festa.
GRANDE
PIAZZA
Si condivide tutto ma la morte
e la vita messe a nudo creano disagio
CONNESSI
Nel mondo della rete si
esibisce l’ombelico e ciò che c’è dentro
il Giornale, 26 gennaio 2013,
pag, 18
Nessun commento:
Posta un commento