Un progetto per le donne
Una donna in gravidanza
L’Azienda sanitaria locale
di Bergamo ha recentemente promosso un convegno sul tema della prevenzione
degli eventi trombotici in gravidanza. Al tavolo dei relatori si sono alternati
professionisti dell’Asl e degli Ospedali Riuniti di Bergamo. Nutrito il numero
di partecipanti, che ha molto apprezzato l’intervento formativo.
Nel corso dell’iniziativa sono stati
ampiamente analizzati i rischi di trombosi che la donna corre in gravidanza,
ben cinque volte più elevati rispetto al resto della sua vita. Nel puerperio,
poi, il rischio può essere ancora superiore: fino a tre volte in più rispetto
al periodo gestazionale. Non a caso, infatti, il tromboembolismo venoso è la
prima causa di morte in gravidanza.
Il «trombo» è un coagulo di sangue che si
forma in un punto anomalo e determina un ostacolo al normale scorrimento del
sangue. Le zone più colpite sono le vene delle gambe, il circolo polmonare, i
vasi cerebrali e gli arti superiori. I fattori di rischio riconosciuti dalla
letteratura scientifica sono: la familiarità, precedenti eventi trombotici
venosi, obesità e trombofilia.
Per prevenire l’insorgere di tale patologia,
l’Azienda sanitaria locale di Bergamo, gli Ospedali Riuniti di Bergamo
e
l’Associazione Donne Medico hanno varato un interessante progetto: le donne
gravide assistite presso il consultorio di Bergamo dell’Azienda sanitaria
locale sono classificate a «rischio basso, medio o alto» di tromboembolismo, a
seconda dei casi specifici. Quelle con rischio valutato alto o medio, vengono
invitate a sottoporsi ad una serie di approfondimenti clinici presso il Centro
Emostasi e Trombosi degli Ospedali Riuniti di Bergamo, con canale di accesso
privilegiato.
Intervenendo al convegno, il direttore
generale dell’Azienda sanitaria locale di Bergamo, Mara Azzi ha sottolineato
come «questo progetto di prevenzione, nato grazie alla collaborazione fra
diversi attori del panorama sanitario provinciale, è un buon esempio di come sia
possibile integrare gli interventi della rete dei servizi per rispondere in
maniera sempre più efficace ai bisogni sanitari dei cittadini».
L’Eco di Bergamo 2 dicembre 2012, pag, 67
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