C’è chi lancia la scuola senza scuola
Resta un fenomeno di nicchia
ma l’istituzione anglosassone dell’homeschooling
inizia a prendere piede anche da noi
di Annalisa D’aprile
La maestra è la mamma, l’aula può essere la
cameretta o il salotto. Sarà forse colpa del livello sempre più scadente di
un’istruzione senza risorse, ma la scuola, adesso, per qualcuno si fa in casa.
Erika Di Martino, italoamericana di 32 anni, ha un marito, è mamma e insegnante
dei suoi quattro figli. Thomas 7 anni, Olivia 6, Nicholas 4 e Benjamin 8 mesi:
i bambini non vanno a scuola né all’asilo. Le loro giornate sono «atipiche»,
come dice Erika. Si impara a leggere preparando una ricetta, a far di conto con
la spesa e si lascia che i bambini esplorino il mondo, che si appassionino
prima alla vita e poi alla lettura. Una scelta educativa che ha un nome,
Homeschooling, cioè «educazione a casa». Molto diffusa in America e Gran
Bretagna, si tratta di una forma alternativa di istruzione che nel nostro Paese
sta uscendo dalla dimensione di nicchia e sta diventando, a sentire gli addetti
ai lavori (i genitori), un piccolo fenomeno in crescita, soprattutto al Nord e
al Centro.
Cifre ufficiali non ce ne sono; interpellato,
il Miur ha confermato che l’ufficio statistico dell’Istruzione non ha mai
censito dati sull’homeschooling, benché sia tra l’altro assolutamente legale.
La possibilità di educare i figli (a casa) non solo è consentito dalla legge,
ma sancito perfino dalla Costituzione (articoli 30 e 33). L’obbligo infatti è
sull’istruzione, non su dove debba avvenire. Basta che i genitori che non
iscrivono i figli a scuola lo comunichino
al distretto scolastico e presentino
un piano di studi.
«Ci siamo avvicinati all’homeschooling tre
anni fa» racconta Erika, «e non c’era uno straccio di nulla in rete, così ho
creato il mio blog (controscuola.it), per dare agli altri genitori quello che
non abbiamo trovato noi». E, infatti, Erika è diventata una sorta di guru per
tutte quelle famiglie poco convinte del sistema scuola e in cerca di
un’opzione, tanto da andare in giro per l’Italia (soprattutto Lombardia, Emilia
Romagna e Toscana), a tenere seminari, a spiegare «come si fa» e a incoraggiare
genitori.
«Ho una figlia di tre anni che ha iniziato a
fare l’inserimento alla scuola materna, ma non mi piace molto l’atmosfera che
si respira in “classe”. Spesso i bambini vengono lasciati ciondolare, si vede
che si annoiano» scrive una mamma sul blog. È così, vedendo i figli poco
stimolati, che tanti genitori cercano un’alternativa. Che un po’ sa di ritorno
al passato, con l’istitutore in casa. Un tempo spesso era il prete. Adesso ci pensano mamma e papà.
La Repubblica, 14 dicembre
2012, pag, 34
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