di Giuseppe Sanzotta
Chi non ricorda la magia del
Natale della nostra infanzia? La festa più attesa dell’anno. Quella in cui era
permesso restare alzati fino a tardi, quella in cui tutta la famiglia si
riuniva, dove tensioni e preoccupazioni sembravano svanire. E poi quell’alzarsi
di corsa dal letto la mattina del 25 oppure il giorno della Befana per
scoprirei regali. Emozioni che restano indelebili nella mente, che chissà quale
prezzo pagheremmo per poter rivivere.
Infondo una possibilità molti l’hanno ancora: rivivere negli occhi dei nostri
figli o dei nipoti le stesse sensazioni. La loro felicità può essere
contagiosa. Non è retorica cercare di vivere queste feste con l’innocenza e
l'entusiasmo dei più piccoli. Per far questo non servono grandi cose: non
servono regali costosi o le ultime diavolerie dell’elettronica. Spesso il dono
impegnativo è la testimonianza di un senso di colpa dei genitori che sanno bene
di non riuscire a dedicare ai propri piccoli tutto il tempo che vorrebbero e di
cui avrebbero bisogno. E a parte i tempi di crisi non sono i soldi la cosa
importante.
C’è bisogno di famiglia, c’è bisogno di parlare, di trasmettere la
conoscenza e la consapevolezza delle proprie radici. Quante volte i genitori si
accorgono, magari troppo tardi, di non riconoscere il proprio figlio, di
scoprirlo
diverso da come avevano immaginato che fosse? Allora ci si interroga
sugli errori, sulle cose fatte e non fatte. «Gli abbiamo dato tutto» si sente
dire spesso: dai giochi elettronici, al motorino e poi all’auto. E li hanno
protetti diventando talvolta complici o amici dei figli pensando così di aver assolto
al proprio compito. Ma sono cose che non hanno aiutato a crescere. Amici e
complici li trovano a scuola, in palestra, tra i coetanei. I genitori non
possono delegare il loro compito primario che è quello di educare e di
trasmettere i propri valori: quelli che vengono dalla tradizione familiare e non
solo e quelli maturati con l'esperienza di vita. Il Natale è un’occasione per regalare
ai figli i doni sotto l’albero, ma soprattutto per avviare un ripensamento
critico. Per poter essere veramente una guida. Per regalare quelle sensazioni
di famiglia, di solidarietà e amore. Qualcosa che non si vende e non si compra,
ma è alla portata di tutti. Basta volerlo. Più che regalare giochi, giochiamo
insieme.
IL TEMPO, 19 dicembre 2012,
pag, 28
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