«Crescono più sicuri e
indipendenti». Le paure dei genitori e il test (positivo) a Milano
di Simona Ravizza
di Simona Ravizza
Duecento-cinquanta-quattro metri di strada
lungo i quali si costruirà l’autonomia di mia figlia Clotilde. È la distanza
tra casa nostra e la scuola. Un tragitto importante per insegnare ai bambini a
spostarsi da soli.
È un itinerario spesso breve, sempre uguale,
prevedibile. Eppure in Italia quasi nessun bimbo lo fa senza i genitori: tra
gli 8 e gli 11 anni solo in 14 su 100 (che possono diventare 30 in contesti
particolarmente favorevoli) hanno la possibilità di andare a scuola da soli o
con i coetanei, mentre la maggior parte ci va in auto guardando il quartiere
dove abita attraverso il finestrino.
È un errore. Quei 254 metri sono, infatti,
molto di più di un percorso utile a sperimentare i primi passi fuori casa senza
mamma e papà. Dare autonomia di spostamento ai bambini — soprattutto a partire
dagli 8 anni — vuole dire anche promuovere la loro autostima e contribuire a un
sano equilibrio psicologico. È fondamentale, poi, per favorire uno stile di
vita più attivo, in modo da prevenire l’obesità e l’insorgere di malattie
cardiovascolari. È quanto spiega la ricerca Children’s Independent Mobility in
Italy, condotta dal Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr) per il Policy
Studies Institute dell’università londinese di Westminster. Lo studio ha
coinvolto oltre 900 alunni e rispettivi genitori delle scuole elementari e
medie italiane.
Insomma: insegnare ai bimbi a spostarsi da
soli vuol dire farli crescere più sicuri di sé e farli diventare uomini e donne
più sani. È la risposta scientifica alla domanda che tutti prima o poi si
fanno: com’è meglio fare andare il pupo a scuola? In auto oppure a piedi? Da
solo o con un adulto?
Siamo nati per camminare, ma abbiamo paura ad
affrontare la strada. Lo slogan del Cnr è «A scuola ci andiamo da soli (anche
alle elementari)». Il problema, soprattutto per chi vive nelle metropoli, è
come riuscire ad applicare il consiglio e a modificare le abitudini. I genitori
devono fare i conti con una serie di paure: iltraffico, la velocità delle auto,
l’assenza di regole della strada, eventuali incontri con malintenzionati. «Le
mamme e i papà — e in particolare quelli italiani — pensano che a 10-11 anni i bambini non
siano ancora in grado di affrontare i pericoli della città e sono
iperprotettivi», sintetizza la ricercatrice Monica Vercesi, tra gli autori
della ricerca Children’s Independent Mobility in Italy.
Ma loro, i bambini, come vogliono andare a
scuola? Di sicuro, senza l’auto. Lo dimostrano le testimonianze raccolte nel
la
mostra A passeggio tra i disegni e i pensieri dei bambini milanesi, inaugurata
stamattina alla Rotonda della Besana di Milano e dedicata all’edizione 2012 di
Siamo nati per camminare. È un’iniziativa che ha coinvolto oltre settemila
alunni di 27 scuole elementari milanesi che hanno accettato di andare a scuola
per una settimana con i mezzi pubblici, la bicicletta oppure a piedi. Le
riflessioni e le esortazioni dei bambini sono bellissime, ridicole e sagge allo
stesso tempo: «Andare a scuola a piedi mi piace perché racconti le cose alla
mamma» (Lucia, II B, scuola Bacone); «Mi piace camminare con la mano calda
della mia mamma» (Andrea, II A, scuola Savoia Borromeo); «Andate con i mezzi
pubblici avrete la coscienza pulita e non solo anche l’aria» (Edoardo, IV B,
Orsoline San Carlo); «Dai, camminiamo che tutti insieme ce la facciamo» (Anna,
V, elementare Rossello).
Tira le somme il maestro Massimiliano Falcone
dell’elementare Cardinal Borromeo di via Felice Casati: «Questa esperienza ha
consentito ai nostri alunni di guadagnare autonomia e di sperimentare un grande
senso di libertà». Ecco, allora, che c’è
un filo rosso tra la necessaria conquista di autonomia dei bimbi e l’abitudine
ad andare a scuola a piedi (almeno quando possibile).
Francisca Parrino, curatrice di Siamo nati
per camminare, sottolinea: «L’idea dell’iniziativa portata avanti con i
genitori antismog è stata di fare sperimentare alle famiglie un nuovo modo di
spostarsi. Non solo: tutti noi sappiamo che quand’eravamo piccoli ci muovevamo
da soli con più facilità. Oggi è più difficile, ma fare andare i bambini a
scuola a piedi anche se accompagnati, come abbiamo fatto con Siamo nati per
camminare, è un primo passo».
Un insegnamento utile, anche per il futuro:
«È molto probabile che un bimbo a cui è stata concessa un’autonomia negli
spostamenti molto ridotta — osserva la ricercatrice Monica Vercesi — corra più
rischi intorno ai 13-14 anni quando si muoverà magari in motorino, di quanti ne
corre uno a cui è stata via via concessa libertà di movimento».
Corriere della Sera, 24
novembre 2012, pag, 45
Salve,
RispondiEliminaho letto con attenzione l'articolo "andiamo a scuola da soli". Vivo fuori dall'Italia da molti anni, ci torno due volte l'anno, e mi accorgo di quanto sia pericoloso, per un adulto, camminare e attraversare a piedi le strade italiane, dove il codice stradale, non viene rispettato nemmeno in presenza di un bambino. Vivo in un paese civile del nord Euorpa che mi ha permesso di mandare i miei figli a scuola, da soli, all'età di sei anni, grazie al rispetto del cordice stradale e alle rigide regole che vigilano nel paese.
Con quale coraggio in Italia, un genitore manda suo figlio a scuola da solo, quando il codice stradale non viene rispettato e i controlli siano scarsi ?