di Graziella Melina
Fine vita, aborto, nuove tecnologie, alleanza
terapeutica. E poi ancora solidarietà, sussidiarietà, capacità di ascolto.
Sfide sempre più urgenti, ma certo non nuove, per i medici cattolici che si
preparano a confrontarsi al congresso Amci dal 14 al 18 novembre a Roma,
elettivo, in concomitanza con quello della Feamc (Federation Europeenne des
associations medicales catholiques) su «Bioetica ed Europa cristiana».
«Vogliamo proporre un modello solidaristico e vocazionale della professione
sanitaria», spiega il presidente Vincenzo Saraceni, ordinario di Medicina
fisica e di riabilitazione alla Sapienza. «Per noi – prosegue – è fondamentale
la capacità di ascolto, di incontro e di relazione, e questo può avvenire
riconoscendo che la storia del malato è anche la nostra. Nessuno infatti può
sfuggire a questa condizione di fragilità». La guarigione, d’altra parte, «da
un punto di vista medico non è sempre possibile, ma può consistere anche nell’accettazione
serena del proprio limite».
Spazio poi ai temi caldi della società. «La
nostra attenzione è centrata sul fine vita – rileva il vice presidente Stefano
Ojetti, chirurgo di Ascoli Piceno –. Dobbiamo dare indicazioni certe in linea
con il magistero, e affrontare poi il tema dell’inizio vita: la 194 non è
attuata in tutte le sue parti». Va sollecitata anche «la rivalorizzazione della
famiglia». Solo così, spiega Ojetti, si potranno gettare le basi per una
«mobilitazione dei giovani, una rigenerazione della società e quindi del futuro
medico del nostro Paese». li effetti della crisi sono seri. «La società moderna
– sottolinea il segretario Franco Balzaretti, direttore Day surgery dell’Asl di
Vercelli – è gravata non solo da una profonda crisi economica ma anche da
quella dei valori: non possiamo lasciare che vengano eclissati. Dobbiamo
vigilare sulle scelte politiche affinché non siano penalizzati gli ammalati. È
giusto che i medici cattolici facciano sentire la loro voce per salvaguardare
diritti fondamentali dell’uomo, la dignità della vita, le cure essenziali».
C’è poi il capitolo della
società plurale: «Il medico deve essere anche rispettoso dell’identità di
ciascuno – spiega il consigliere Filippo Boscia, direttore del Dipartimento
materno-infantile dell’Asl di Bari –. Il medico si deve interfacciare non solo
col corpo ma dev’essere di aiuto alla globalità della persona». Egli «deve
farsi carico di molteplici responsabilità anche in riferimento alla situazioni
più critiche».
Avvenire, 1 novembre 2012,
pag, 354
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