Chi insegna ai figli ad essere più autonomi



di Valeria Pini

  Con un braccio tengono il cellulare e la borsa da lavoro, con l’altro il figlio e il biberon. In bilico fra professione e famiglia, riescono a essere papà quasi perfetti. Se nel 1895 Oscar Wilde scriveva «I padri non devono né vedere né sentire», oggi è tutta un’altra storia. C’è una nuova generazione di uomini che cambiano pannolini, aiutano i bimbi a fare i compiti e li mettono a letto. Il ruolo di padre sta subendo una rivoluzione. «Dagli studi recenti emerge che se è vero che si può anche crescere senza padre, è il caso del presidente Obama, la presenza di un papà capace rappresenta un grosso vantaggio. Tant’è che in assenza di un padre legale o biologico serve comunque qualcuno che svolga le sue funzioni», dice Anna Oliverio Ferraris, ordinaria di Psicologia dello sviluppo all’università La Sapienza, e autrice di Padri alla riscossa. Crescere un figlio oggi. «Un tempo il papà pretendeva obbedienza ed era un padre potente. Ora vuole essere amato e cerca di essere un padre competente», spiega Alberto Pellai, autore di Questa casa non è un albergo! (ed. Feltrinelli), «la mamma offre protezione, un papà regala al figlio un paio di ali, aiutandolo a diventare un esploratore del mondo».
  «Dai padri contemporanei non ci si aspetta solo che sostengano materialmente la famiglia, ma che si impegnino anche nelle cure e nell’allevamento dei figli fin dalla nascita, il che crea un legame diverso dal passato, maggiore comprensione dei loro bisogni. Nulla a che vedere con l’iperprotettività: una funzione tipicamente paterna è proprio quella di aiutare i figli a trovare la propria autonomia», aggiunge Oliverio Ferraris. Nella crescita il ruolo paterno ha un ruolo fondamentale. Secondo una ricerca (su Maternal and Child Health Journal) quando a soffrire di depressione è un padre, le conseguenze sullo sviluppo e autonomia dei figli possono essere pesanti. La presenza del papà crea un legame che sarà utile al piccolo per potersi adattare a situazioni diverse.
  Aumenta la voglia di seguire i bambini e si moltiplicano siti, blog e manuali dedicati alla paternità. Fra i libri più recenti Genitori competenti, per aiutare gli “insicuri”, e Tutti in campo (ed. San Paolo), per avviare i figli alla vita sportiva, compito spesso affidato ai padri. «Tendono a fare giochi di movimento che piacciono ai bambini, perché rispondono alle loro esigenze di crescita. Ma vanno adeguati all’età del bimbo, favorendo anche i giochi tra coetanei», dice Oliverio Ferraris. «La competizione è connaturata allo sport. È quando diventa troppo seria e il genitore troppo esigente che rappresenta un problema, soprattutto se il figlio non riesce a soddisfare le attese».
  Negli anni dell’adolescenza i genitori, con ruoli diversi, si completano. «Bisogna vincere il desiderio di lasciare tutta la responsabilità alla madre, perché i figli, anche se protestano e si ribellano, sono avvantaggiati dalla presenza della figura paterna, sempre che questa sia valida, a cui sono spesso più inclini ad obbedire», conclude Oliverio Ferraris. Anche se i padri di oggi sono più affettuosi e meno distanti di un tempo, non va dimenticato il rispetto delle regole. «Sono efficaci se sono alla portata delle capacità del bambino — dice Maria Carmen Usai, coautrice di Diamoci una regolata!, in uscita ad aprile (ed. Franco Angeli) — L’adulto deve individuarne poche, ma essere fermo nel farle rispettare. Il problema non è essere severi, ma efficaci nel comunicare».

  I COLLABORATIVI
Secondo una recente ricerca Isfol i “padri collaborativi” hanno tra i 30 e i 35 anni, vivono nel Centro Nord, hanno buona istruzione, compagne che lavorano e figli molto piccoli.

  L’IDENTIKIT
Un padre che nell’88% dei casi non soltanto gioca con i figli, ma li accompagna a scuola, li lava, li veste, cucina per loro, li accudisce.

La Repubblica, 13 marzo 2012, pag, 36

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