Un additivo in grado di
alterare l’aspetto del cibo
Il
responsabile di Slow Fish: “Ho visto acciughe di 7-8 giorni ancora
perfettamente brillanti”
di
Paolo Italiano
Sembra appena pescato, esteriormente ha tutte le caratteristiche del prodotto fresco: l’occhio è vivido, la pupilla molto nera, le squame lucide, quasi metalliche. Ma potrebbe non essere pesce fresco quello conservato con il cafodos, una sostanza chimica in grado di alterare perfettamente l’apparenza del cibo. Sull’additivo ha aperto un’inchiesta la procura di Torino, che ha dato disposizione aiNas di tutta Italia di fare controlli. Mala caccia al cafodos è un’impresa, perché non lascia tracce.
Composto
da acidificante, correttore di acidità e ossigeno attivo, la sua
presenza non viene rilevata dalle analisi sul pesce. Di per sé, il
cafodos non è tossico, ma è chiaro che se serve per nascondere il
fatto che il pesce non è fresco, rischia di far arrivare sulle
tavole un prodotto avariato. Che, tra le varie conseguenze, può
portare alla sindrome sgombro ide, intossicazione dall’istamina
prodotta dal pesce i cui sintomi sono nausea, vomito, diarrea,
vertigini, cefalea, disturbi respiratori, ipotensione.
La
segnalazione è arrivata dal
ministero della Salute. Il procuratore Raffaele Guariniello ipotizza
il reato di frode in commercio e, per ora, procede contro
ignoti. Ma è stata avviata una rogatoria internazionale in Spagna, dove sono state individuate due ditte che commercializzano il cafodos e che lo vendono anche on-line.
ignoti. Ma è stata avviata una rogatoria internazionale in Spagna, dove sono state individuate due ditte che commercializzano il cafodos e che lo vendono anche on-line.
«Era
ora»: così Silvio Greco, dirigente di ricerca, biologo marino e
responsabile ambiente di Slow Food Italia, commenta la notizia
dell’apertura dell’inchiesta. Greco ha da tempo lanciato
l’allarme sul cafodos.
Lo ha fatto anche all’ultima edizione di Slow Fish, a Genova, dove
l’appello è stato raccolto dal ministro per le politiche forestali
e agricole, Nunzia De Girolamo, che ha chiesto la massima attenzione alla
Guardia Costiera. «Il sospetto - spiega Greco - è nato quando
abbiamo iniziato a vedere che arrivavano dall’estero, in
particolare dalla Spagna, enormi quantità di pesci mantenuti in
acqua, cosa che non si deve mai fare: il pesce sui pescherecci va
conservato sotto ghiaccio in vasche bucate per
eliminare
l’acqua prodotta dallo scioglimento». Il problema, quindi, non
nasce al ristorante o in pescheria: «Il trattamento avviene nelle
piattaforme che acquistano il pesce dai pescatori e lo confezionano».
Il cafodos può servire a «dopare» acciughe, sardine, orate,
merluzzi, naselli, sgombri, tonni. «È impressionante - racconta
ancora Greco - io ho visto acciughe vecchie di 7-8 giorni ancora
perfettamente
brillanti. Ma dentro erano marce».
Il
cafodos rende così inutile uno dei principali parametri per
stabilire la freschezza del pesce, quello dell’aspetto esteriore.
La frode è subdola anche perché è praticamente impossibile
stabilire a posteriori la conservazione nella sostanza: resta il
rapporto di fiducia con il venditore il criterio a cui affidarsi
per
sapere quali pesci prendere.
LA
STAMPA, 22 ottobre 2013, pag, 59
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