Tutto quello che non ci dicono sulle vitamine

Un ricercatore Usa mette in guardi dalle terapie (come Stamina) prive di controlli adeguati. Integratori compresi. Integratori  compresi

di Giuliano Aluffi

  
Sono molto critico sul caso Stamina: il metodo Vannoni non dovrebbe nemmeno essere ammesso alla sperimentazione perché non sono stati forniti  abbastanza dati preliminari per mostrare che può funzionare nel modo in cui si dichiara che funzioni». Lo dice al Venerdì Paul O?t, direttore del dipartimento malattie infettive al Children’s Hospital di Philadelphia, autore di oltre 130 pubblicazioni scientifiche e coinventore di un vaccino contro il rotavirus, che provoca la gastroenterite, approvato dopo 18 anni di test. «Se credi che iniettare alle persone cellule staminali li

aiuterà a combattere malattie neurologiche perché queste cellule diventeranno neuroni, allora il processo con cui lo devi dimostrare è a più fasi. Nella prima fase provi, pubblicando su una rivista scientifica autorevole, che il tuo trattamento chimico converte davvero queste cellule staminali in neuroni. Poi lo sperimenti sui topi, e mostri che puoi ottenere in un piccolo mammifero gli stessi risultati visti in provetta. Poi fai studi di “fase 1” sui pazienti umani e mostri che il processo è sicuro. Poi fai test ancora più estesi e ne provi l’efficacia. Con Stamina invece si è venduto direttamente il prodotto ai pazienti dichiarando risultati senza avere prove sufficienti».



  Stamina a parte, da anni Offit combatte  contro le terapie non su Rragate da prove sicure di efficacia e il suo ultimo libro Do You Believe in Magic? The Sense and Nonsense of Alternative Medicine (Harper Collins) è un atto di accusa, in particolare, contro la ricca industria delle cosiddette medicine «naturali», che fa capo in genere alle stesse case farmaceutiche osteggiate quando producono farmaci «chimici» e perciò «cattivi».

  «La gente pensa che da una parte ci sia Big Pharma e dall’altra piccole aziende familiari. Ma non è così. Ad esempio Pfizer è un protagonista del mercato dei supplementi vitaminici. Lo stesso vale per HoRmann-La Roche» spiega Offit. «Entrambi sono colossi che avrebbero tutto quello che serve per condurre studi seri anche sui supplementi vitaminici. Ma in America non sono obbligati a farlo, per via del Dietary Supplement Health and
Education Act del 1994, che ha di fatto tolto ogni controllo sulle medicine alternative. La sola vera di Rerenza tra queste due facce dell’industria farmaceutica è che una è controllata dalla scienza, l’altra no. Il 55 per cento degli americani crede che i produttori di farmaci alternativi non possano vantare l’e?cacia di un prodotto senza prove scientifiche, e invece è così».

  Dalla disinformazione all’abuso il passo è breve: «È vero che abbiamo bisogno di vitamine, ma in Usa molti assumono fino a mille milligrammi di vitamina C al giorno, ossia otto volte la dose raccomandata. Devi mangiare otto meloni al giorno per averne tanta! Ci sono ormai diversi studi che mostrano che se assumi quantità smodate di vitamina A, vitamina E, carotene e selenio, aumenti il rischio di cancro e di problemi cardiaci e accorci la tua vita. È un fatto scientifico, ma è ignoto al grande pubblico perché l’industria delle vitamine non ha l’obbligo di ammetterlo».

La Stampa, 19 Luglio 2013, pag, 

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