Frate Vito: testimonianza di santità. Lo zio: speciale anche da piccola, il Signore non si sbaglia
di Grazia Maria Coletti
Applausi, il coro degli amici di Chiara Corbella ed Enrico Petrillo che cantano l’ Alleluja ritmato dal battito delle mani come a un concerto. Enrico che intona la canzone scritta per il giorno del matrimonio. E Chiara con l’abito da sposa dentro la semplice bara di legno con la Bibbia aperta come quella sfogliata dal vento al funerale di Wojtyla. E sotto l’altare la foto di lei col bimbo nato solo perché ha rinviato le cure per il cancro.
È stata una festa. Gli stolti hanno pianto al funerale della mammina di 28 anni, che aveva iniziato la chemio terapia solo dopo la nascita di Francesco. Una storia partita col racconto su facebook dell’assessore a Famiglia, Scuola e Giovani di Roma Capitale Gianluigi De Palo, amico fraterno della coppia, rimbalzata col pingpong su internet dopo che lei mercoledì scorso «è nata in Cielo». E non è una storia triste. Ma una testimonianza di amore, famiglia e santità. «Ma Chiara era speciale anche da piccola - dice lo zio - Il Signore non si sbaglia». Gigante della Fede, aveva fatto nascere altri due bimbi. Con malformazioni in compatibili con la vita. Sono stati battezzati. «Siamo nati e non moriremo più» il suo motto. Ora hanno la mamma accanto.
Decine di sacerdoti ieri mattina alla cerimonia nella chiesa di Santa Francesca Romana all’Ardeatino, cui gli sposi trentenni dell’Aurelio si erano avvicinati, vicini al Rinnovamento dello Spirito Santo. La Messa celebrata da Vito D’Amato, il francescano che avevano conosciuto a una catechesi ad Assisi, che ha vissuto gli ultimi mesi della malattia con loro nella villa della famiglia di lei a Cerveteri. C’era anche don Fabio Rosini, trascinatore di folle, ex parroco a S. Francesca Romana oggi alla Pastorale per le vocazioni. E il cardinale vicario Agostino Vallini. Ha conosciuto Chiara ed Enrico ad aprile, era già spacciata.
Gremita all’inverosimile la chiesa. E non c’era solo la generazione Wojtyla cresciuta a pane e Ggm, così come Chiara ed Enrico. «Chi è qui oggi è privilegiato» dice padre Vito. Per tre ore hanno cantato e battuto le mani alla testimonianza di santità di Chiara, dalle 10.30 a dopo l’una. Poi l’assalto all’altare. Per prendere le centinaia di piantine da coltivare come la Fede. Lo ha voluto Chiara. Come la lettura della lettera-testamento piena di fiducia in Dio per Francesco che mercoledì compie un anno.
Ha sempre deciso Chiara. Lo ricorda fra Vito. «Ascoltava tutti i medici - racconta -, ma seguiva solo la cura che le consentiva di portare avanti la gravidanza». Decisa anche quando, dopo l’incontro con Enrico a Medjugorje, il fidanzamento e le nozze a settembre 2008, rimasta incinta di Maria Grazia Letizia, le dissero che la bambina era anencefalica. Lei incontra la Croce. E risponde con il più bel sì pensando alla Madonna. La bimba nasce, viene battezzata e dopo mezz’ora muore. Lo stesso succede al secondo genito, Davide, che l’ecografia aveva diagnosticato senza gambe e senza intestini. E quando poi finalmente aspetta il terzo figlio, sanissimo, si ammala lei di carcinoma alla lingua, al quinto mese. Anche l’ultimo pellegrinaggio a Medjugorje lo ha voluto Chiara, ma per chiedere per i familiari «la Grazia di occhi nuovi per accogliere la Grazia». Solo alla fine parla il cardinale Vallini. Ma è come un sigillo. «Chiara è un annuncio frutto di un meraviglioso disegno che non comprendiamo ma c’è - dice -.La vita è come un ricamo al rovescio, un pasticcio di fili. Di tanto in tanto vediamo il disegno al dritto come oggi». La sua testimonianza di santità.
Chiara e Enrico Si sono conosciuti a Medjugorje, sposi a settembre 2008. Lei diceva: «Siamo nati e non moriremo più» Foto Gmt
Il viaggio a Medjugorje Ad aprile era tornata per chiedere la grazia per la famiglia.
Il tempo, 17 giugno 2012, pag, 7
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