Se il bimbo balbetta la cura è il counseling per mamma e papà

Roma Il convegno internazionale apre a nuove frontiere

di Sarina Biraghi

  Si può fare il «Discorso del re» se si eredita una corona o, più semplicemente, si può essere protagonisti della propria vita. La balbuzie è un disturbo complesso, di natura multifattoriale e multidimensionale che compare nell’infanzia ma che se affrontato precocemente può essere sconfitto. Il primo sintomo di difficoltà ad articolare le parole si ha nel bambino in età prescolare: è una balbuzie «fisiologica». Se la difficoltà persiste oltre i dodici mesi, iniziata la frequenza scolastica, diventa una balbuzie «strutturata». Soffrono di questo disturbo, diffuso in tutti i Paesi industrializzati e non, l’8% (ma il dato è in crescita e arriva a sfiorare il 14%) della popolazione, con un aumento delle donne. Secondo gli esperti, individuare il problema in età precoce significa dare modalità corrette per affrontarlo alla famiglia e agli insegnanti e far sì che il bambino diventi, adeguatamente seguito, un normale «chiacchierone».

  Approccio globale e integrato al paziente, che tenga particolarmente conto della sua individualità e specificità, attraverso un’opportuna profilazione sono le conclusioni degli esperti mondiali che si sono confrontati nelI Convegno internazionale sulla balbuzie nella Capitale con il patrocinio dell’Università La Sapienza di Roma, la Federazione Logopedisti Italiani, la Società Italiana di Pediatria, la Società Italiana di Foniatria e Logopedia.
  E in tema di trattamenti riabilitativi integrati, nell’ambito dell’incontro, è stato illustrato il programma MIDA-SP (multidimensional, integrated, differentiated, art-mediated – Stuttering Program) nato per fornire una risposta efficace nella cura del disturbo nelle sue diverse componenti che si avvale delle arti-terapie.


  Nei suoi elementi base – gli obiettivi, la durata complessiva, l’intensità di frequenza e la sua composizione - il trattamento viene definito in base alle caratteristiche personali del soggetto, età, tipologia del disturbo, disponibilità e motivazione al trattamento. A seconda dell’età alcune attività possono essere più consigliabili di altre. Nel caso ad esempio di bambini e preadolescenti, l’intervento diretto si abbina ad una forma di periodico counseling rivolto ai genitori e agli insegnanti. Occorre poi considerare le caratteristiche personali dei pazienti emerse con la valutazione. La natura della balbuzie rende necessaria una valutazione integrata sulla duplice dimensione, che non si limiti quindi solamente alla dimensione evidente del disturbo (sintomatologica), ma vada ad indagare anche quella invisibile legata al vissuto (sindromica).

  Come sotto lineala dottoressa Donatella Tomaiuoli, docente di Logopedia alla Sapienza di Roma e direttore del C.R.C. Balbuzie, «individuato il sintomo, si usano le tecniche di facilitazione verbale mentre per affrontare la sindrome ci si avvale di attività in cui il paziente è costretto a parlare: dal teatro al doppiaggio».

  Si lavora così al C.R.C. (Viale Beethoven 56 - Roma), il centro (unico accreditato nel Lazioper assistenza riabilitativa)nato dalla consapevolezza che il fruitore del servizio abbia la necessità di vivere il suo percorso riabilitativo nel rispetto delle sue esigenze e caratteristiche personali.

  «Abbiamo redatto anche un libro - conclude la Tomaiuoli – che dal prossimo anno sarà fornito gratuitamente alle scuole della regione Lazio, ma speriamo presto di tutta Italia, per la formazione base degli insegnanti che così possono affrontare il disagio balbuzie».

  Insomma, tutto per poter parlare senza «inciampi».

  Primo approccio in cura

L’osservazione in ambito familiare a cui segue la terapia personalizzata

Il Tempo, 17 giugno 2012, pag, 35 

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