Felis
S., Valensise H., Vasapollo B.
Il rischio ostetrico
CIC Edizioni Internazionali, pagg.464, Euro 75,00
IL LIBRO – Dalla
presentazione [.......] Questo
volume nasce quindi dalla necessità di aiutare il ginecologo a rispondere ad
una serie di domande che spesso attanagliano chi lavora in sala parto ed in
patologia ostetrica. In particolare: cosa rischio di fronte ad una particolare
situazione ostetrica? Cosa rischio io come medico, cosa rischia la paziente che
ho davanti nelle diverse scelte terapeutiche ed il feto che sto seguendo? Come
condividere il rischio con le persone che ho in cura spiegando al meglio le
certezze ed i dubbi che sono connessi al problema?
Per cercare di dare risposte aggiornate a queste domande abbiamo cercato di concentrare in questo manuale gli elementi di maggiore interesse che potessero consentire la formazione di una precisa idea del rischio da correre e del rischio da condividere. L’impostazione dei capitoli è pertanto legata brevemente alla patogenesi degli eventi, ma principalmente in che misura alcuni dati più recenti della letteratura possono consentirci di fare fronte correttamente alle domande più insidiose, ai dubbi più importanti, alle scelte più difficili.
È un volume in divenire dedicato a medici, ostetriche e specializzandi: a questa prima stesura ‘di getto’ ne seguirà una successiva dedicata ai capitoli che non hanno trovato ancora spazio, nella speranza di aggiungere uno strumento di aiuto alla attività lavorativa quotidiana di quanti sono impegnati ‘al fronte
UN BRANO – “Manovre
di rianimazione intrapartum e medicina basata sull’evidenza
In presenza di un CTG patologico
vi sono una serie di interventi da eseguire e in particolare:
·
Idratazione (deidratazione,
ipotensione dopo analgesia epidurale?
·
Cambio di posizione materna (compressione di funicolo o ipotensione da
posizione supina)
·
Antipiretici (febbre materna)
·
Arresto somministrazione ossitocina (tachisistolia uterina)
·
Tocolisi.
Tutti questi interventi intrapartum,
purtroppo, non hanno avuto una validazione scientifica adeguata data la loro natura
di interventi di emergenza/urgenza. Riesce, quindi difficile stabilire in modo
obbiettivo un ordine di proprietà nella loro esecuzione, e una loro reale
efficacia terapeutica. Senz’alto l’interruzione o riduzione dell’infusione di
ossitocina è un procedimento prioritario dal momento che in molti casi è
responsabile di tachisistolia uterina fonte principale di distress fetale (39).
L’infusione di ossitocina determina la comparsa di decelerazioni variabili per
compressione funicolare e sull’irrorazione utero-placentare. L’ossitocina, poi,
aumentando la frequenza delle contrazioni, fa sì che tra una contrazione e la
successiva passino meno di 2,5 minuti e in tale condizione è più frequente che
il feto non abbia la possibilità di compensare l’ipossia relativa dovuta alle
contrazioni. Infatti, per tornare alla saturazione di O2 precontrazione, il
feto necessita di almeno 90 secondi dopo la prima contrazione e se la frequenza
tra una contrazione e la successiva è inferiore a 2,5 minuti, il feto non ha il
tempo di eliminare l’eccesso di CO2 accumulato con la contrazione precedente.
Periodi di contrazione troppo ravvicinate provocano prima accumulo di CO2 e poi
si può instaurare un più grave quadro di iposia e acidosi.
L’amnioinfusione eseguita allo
scopo di ridurre una eventuale e sospetta compressione del cordone ombelicale
in travaglio di un parto ha mostrato, apparentemente, di ridurre l’incidenza di
decelerazioni del FHR, di TC, APGAR basso, basso pH, degenza neonatale e
materna ed endometrite post-partum, ma gli studi randomizzati eseguiti (in
totale 14) sono per lo più piccoli (con meno di 200 pazienti per studio) e
quinti poco significativi tanto che tale tecnica non può essere consigliata
come tecnica di routine nel trattamento dell’emergenza della sospetta
compressione del cordone ombelicale.
Una revisione Cochrane (40) afferma
che l’amnioinfusione è utile nel ridurre le decelerazione variabili e il numero
di tagli cesarei soprattutto aventi indicazione il distresss fetale
diagnosticando mediante l’utilizzo del solo CTG.
Sono stati analizzati 14 studi, purtroppo alcuni con scarso numero di
pazienti, ed è stata riscontrata una riduzione di :
·
Decelerazione del FHR (pari a 4 studi per 227 pazienti per RR 0,54; 95%CI
0,43-0,68)
·
Tagli cesarei (9 studi paria a 953 pazienti per RR 0,52; 95% CI 0,40-0,69)
·
APGAR SCORE < 7 a 5 minuti (7 studi pari a 828 pazienti per RR 0,54 CI
0,30-o,97)
·
Basso pH su arterie ombelicale (6 studi pari 660 pazienti per RR 0,45 CI 0,31-0,64)
·
Detergenza neonatale > 3 GG (1 studio pari a 305 pazienti per RR 0,40 CI
0,26-0,62)
·
Endometrite post – partum (5 studi pari a 619 pazienti per RR 0,45 CI0,25-0,81).
Gli autori concludono, correttamente, che tali risultati sono promettenti
ma non definitivi in quanto gli studi considerati hanno una popolazione
studiata molto poco significativa”.
INDICE DEL VOLUME - Rischio in
sala parto - Capitolo 1 - Cardiotocografia dubbia e/o patologica e rischio
di danno neurologico - Capitolo 2 - Parto operativo vaginale e rischio
ostetrico - Capitolo 3 - Parto vaginale dopo taglio cesareo e rischio
ostetrico - Capitolo 4 - Distocia
di spalla e macrosomia fetale - Capitolo 5 - Il prolasso di funicolo - Capitolo
6 - La rottura d’utero - Capitolo 7 - Emorragie del post-partum e
rischio ostetrico – Rischio in
gravidanza - Gravidanza gemellare e rischio ostetrico - Capitolo 9 - Ipertensione
in gravidanza e rischio ostetrico - Capitolo 10 - Diabete, gravidanza e
rischio ostetrico - Capitolo 11 - Malattie infettive in gravidanza e
rischio ostetrico - Capitolo 12 - Malattie autoimmuni in gravidanza e
rischio ostetrico - Capitolo 13 - Parto pretermine, minacce di aborto
pretermine e rischio ostetrico - Capitolo 14 - Gravidanza oltre il
termine e rischio ostetrico - Capitolo 15 - Restrizione della crescita
fetale e rischio ostetrico - Capitolo 16 Anomalie della placentazione.
Placenta previa, accreta e vasa praevia.
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