di
Alice Vigna
Oggi
possiamo avere a disposizione, oltre a librerie colme di volumi,
anche e-reader e tablet in grado di contenere centinaia di testi: un
sistema di conservazione e lettura dei testi comodo ed economico. Ma
siamo sicuri che la lettura su uno schermo (così come la scrittura,
visto che gli appunti su tablet sono ormai più diffusi dei
bloc-notes) non stia alterando il nostro modo di ragionare e il modo
di funzionare del nostro cervello?
Se
lo chiede la rivista New Scientist, elencando recenti studi che
avanzano diverse perplessità sugli effetti cerebrali della
rivoluzione digitale.
Negli
anni 70 ci domandavamo che cosa ne sarebbe stato delle nostre abilità
matematiche con l’arrivo delle calcolatrici, ora le implicazioni
della tecnologia paiono ben più profonde: la trasformazione radicale
delle abitudini di lettura e scrittura sembra infatti minare abilità
cerebrali come l’attenzione o la capacità di comprensione, stando
alle ricerche di Anne Mangen,
dell’Università di Stavanger, in
Norvegia.
«Abbiamo
chiesto a un gruppo di volontari di leggere lo stesso testo su un
e-reader o su carta —
racconta Mangen —. Chi ha letto il libro cartaceo ricordava meglio la trama e riusciva più facilmente a mettere gli eventi nella giusta sequenza. L’effetto potrebbe essere correlato con la necessità di “tenere il filo” di ciò che leggiamo: su carta abbiamo molti indizi fisici ad aiutarci, ad esempio possiamo ricordare che un fatto si è compiuto quando eravamo quasi all’inizio o a circa metà del volume. Il l testo elettronico invece ci fa “perdere” di più tra le sue righe: non percepiamo quanto manca alla fine o a che punto siamo, il testo appare sempre uguale».
racconta Mangen —. Chi ha letto il libro cartaceo ricordava meglio la trama e riusciva più facilmente a mettere gli eventi nella giusta sequenza. L’effetto potrebbe essere correlato con la necessità di “tenere il filo” di ciò che leggiamo: su carta abbiamo molti indizi fisici ad aiutarci, ad esempio possiamo ricordare che un fatto si è compiuto quando eravamo quasi all’inizio o a circa metà del volume. Il l testo elettronico invece ci fa “perdere” di più tra le sue righe: non percepiamo quanto manca alla fine o a che punto siamo, il testo appare sempre uguale».
Tutto
ciò in qualche modo confonde e forse ci priva di un po’ di
coinvolgimento nei confronti dei fatti narrati, almeno stando a
un’altra ricerca della Mangen secondo cui leggere su carta aumenta
l’empatia del lettore nei confronti dei personaggi e della storia.
C’è
di più: la lettura online ci sta rendendo incapaci di attenzione a
lungo termine, e forse impedirà alle nuove generazioni di godere di
romanzi come “I fratelli Karamazov”: banner, video e link
distraggono e minano la capacità di concentrazione che serve per una
lettura “profonda”, l’unica che consenta di seguire trame
complesse.
Il
libro di carta (ma anche la scrittura a mano, vedi sotto) sembra per
il momento vincente. Ma sottolinea Mangen: «Per guidare le scelte
del futuro, ad esempio per capire se introdurre a tappeto i tablet a
scuola sia davvero opportuno, servono dati più precisi». E proprio
per dare risposte esaurienti la studiosa guida il progetto The
Evolution of Reading in the Age of Digitisation, appena avviato in 25
Paesi dell’Unione europea.
Tuttavia
il nostro cervello e la qualità delle nostre conoscenze stanno
cambiando probabilmente non solo a causa dei supporti usati per
leggere o scrivere: oggi vogliamo sapere come e dove possiamo trovare
un’informazione, piuttosto che cercare di ricordarla. «La
tecnologia ha modificato il nostro modo di intendere il sapere,
perché consente di accedere ai dati in ogni momento — sottolinea
Naomi Baron, di cui è in pubblicazione negli Usa il volume Words on
screen: the fate of reading in a digital world (Le parole sullo
schermo: il destino della lettura in un mondo digitale) —. Ma che
accadrebbe se andasse via la corrente e non avessimo Internet, tablet
o smartphone funzionanti? Sapremmo qualcosa o no?». La natura della
conoscenza è cambiata con l’arrivo della scrittura; sta succedendo
lo stesso con web, tablet e smartphone.
Corriere
della Sera, 8 febbraio 2015
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