Spostare l’inizio delle lezioni migliora l’apprendimento. Non solo. Pubertà e melatonina
di Irma D’Aria
LASCIATELI
dormire solo mezz’ora in più e saranno più felici, più in
salute e con risultati scolastici migliori.
Insomma, se i teenager non hanno voglia di alzarsi al mattino, meglio
assecondarli. È quanto sostiene l’American Academy of Pediatrics
(AAP) che di recente ha emanato delle linee guida nelle quali invita
le scuole a modificare l’orario di inizio delle lezioni.
L’esortazione nasce da numerosi studi dai quali è emerso che
durante la pubertà si verifica un fisiologico cambiamento dei ritmi
circadiani che porta i ragazzi ad andare a dormire in media due ore
dopo rispetto ai bambini.
«Durante
la pubertà», spiega Luigi Ferini Strambi, presidente della World
Association of Sleep Medicine e responsabile del Centro del sonno
dell’ospedale San Raffaele di Milano, «la melatonina, cioè
l’ormone che ci aiuta a scivolare nel sonno, viene prodotta in
ritardo per cui gli adolescenti
tendono ad andare a letto più tardi perché non gli viene sonno». Giocano ovviamente un ruolo importante anche gli stili di vita scorretti e il forte impatto della tecnologia. «Gli adolescenti di oggi dormono un’ora e mezza in meno rispetto a quelli di 20 anni fa. La loro serata si prolunga fino alle due di notte restando connessi a qualche dispositivo per navigare online», dice Ferini Strambi.
tendono ad andare a letto più tardi perché non gli viene sonno». Giocano ovviamente un ruolo importante anche gli stili di vita scorretti e il forte impatto della tecnologia. «Gli adolescenti di oggi dormono un’ora e mezza in meno rispetto a quelli di 20 anni fa. La loro serata si prolunga fino alle due di notte restando connessi a qualche dispositivo per navigare online», dice Ferini Strambi.
In
effetti, dai dati dell’ultima indagine sugli adolescenti svolta
dalla Società Italiana di Pediatria (Sip), risulta che il 45 per
cento degli adolescenti italiani ha nella sua camera sia la Tv che il
computer e che circa il 22 per cento si collega a internet prima di
addormentarsi. Un abuso tecnologico che fa diminuire la quantità ma
soprattutto la qualità del sonno. Inutile dormire di più nel fine
settimana o fare dei sonnellini pomeridiani: «Questi recuperi non
possono sostituire l’effetto di un buon sonno ristoratore: un
adolescente dovrebbe dormire almeno otto ore per notte dopo i
quattordici anni, anche nove o dieci per i ragazzini più giovani »,
avverte Strambi.
E
anche se i teenager reggono bene la carenza di sonno, le conseguenze
non sono poche: l’Adolescent
Sleep Working Group dell’associazione dei pediatri americana (AAP)
ha condotto uno studio da cui risulta che la mancanza di sonno
contribuisce a problemi come l’obesità, il diabete e anche a
problemi umorali e comportamentali. Dunque, non si tratta solo di un
problema di rendimento scolastico, ma di salute. La soluzione più
facile sarebbe quella di mandare a letto i figli più presto, ma gli
adolescenti non si lasciano gestire così facilmente. Di qui la
proposta dell’AAP, basata su evidenze scientifiche, di ritardare
l’orario di inizio delle lezioni. In uno studio condotto presso
l’università del Minnesota su più di 9mila studenti di scuole
superiori che avevano ritardato di 25 minuti l’inizio delle lezioni
i ricercatori hanno messo a confronto dati come la frequenza, il
rendimento scolastico, la salute mentale e il tasso di incidenti
automobilistici prima e dopo il cambiamento
dell’orario. Ne è emerso che più si ritarda l’inizio delle
lezioni maggiori sono i benefici.
Il
risveglio difficile e tardivo degli adolescenti al mattino causa
anche un altro problema che si ripercuote sulla salute: «Dalla
nostra indagine, risulta che solo la metà degli adolescenti fa
colazione a causa proprio della difficoltà a svegliarsi», spiega
Giovanni Corsello, Presidente della Società Italiana di Pediatria.
«Per questo supportiamo in pieno la proposta dell’American Academy of
Pediatrics che anche noi abbiamo fatto nel corso degli stati generali
della pediatria », prosegue Corsello.
A
preoccupare i pediatri è anche l’abuso di sostanze eccitanti.
«Abbiamo riscontrato che l’uso di bevande a base di caffeina,
alcol o altre sostanze con un’azione anfetaminosimile si verifica
in oltre il 30 per cento dei ragazzi e tende ad essere sempre più
precoce a partire già dai dieci anni», avverte il presidente della
Società italiana di Pediatria (Sip). Dormire di più aiuterebbe i
ragazzi anche
ad usare meno queste sostanze. Lo dimostra un studio del Bradley
Hasbro Children’s Research Center dal quale è emerso che dormendo
appena 25 minuti in più i ragazzi erano più spesso di buonumore e
consumavano meno caffeina.
la
Repubblica, 9 settembre 2014
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