Per scongiurare un basso peso alla nascita basta un po’ di ferro

L’assunzione giornaliera di ferro durante la gravidanza è stata associata a un significativo aumento di peso alla nascita, con una conseguente riduzione del rischio di basso peso neonatale

LM&SDP

  La carenza di ferro è un problema diffuso, e si stima che tra le varie carenze nutrizionali questa sia la più frequente. Una scarsità di questo prezioso elemento è causa di malattie, con in prima linea l’anemia che, nel caso della gravidanza, è tra le più comuni: nel solo 2011 ne sono state colpite circa 32 milioni di donne incinte. A queste, l’OMS raccomanda l’assunzione di almeno 60 mg di ferro al giorno. Ma assumere ferro in
quantità adeguate pare sia utile non solo per prevenire l’anemia, ma anche per evitare un basso peso alla nascita, promuovendone un aumento.


  Poiché una situazione di anemia durante la gravidanza è stata in passato collegata a un aumentato rischio di parto prematuro e basso peso alla nascita, un team di ricercatori britannici e statunitensi del Departments of Epidemiology and Nutrition – Harvard School of Public Health, hanno voluto indagare gli effetti di una carenza o, al contrario, di un adeguato apporto di ferro durante la gestazione.

  Lo studio revisionale, i cui risultati sono stati pubblicati sul British Medical Journal (BMJ), ha
preso in esame oltre 90 studi, di cui alcuni randomizzati e alcuni di coorte, che coinvolgevano quasi 2 milioni di donne. L’analisi dei dati relativi agli studi clinici randomizzati ha permesso ai ricercatori di stabilire che se da una parte l’assunzione di ferro aumenta i livelli medi di emoglobina nelle donne incinte, riducendo significativamente il rischio di anemia – rispetto ai gruppi controllo – dall’altra non vi erano evidenze circa una riduzione del rischio di nascita prematura.

  Per contro, l’analisi degli studi di coorte ha invece mostrato che vi era un rischio significativamente più elevato di basso peso alla nascita e parto pretermine nelle donne con anemia nel primo o secondo trimestre di gravidanza. Una ulteriore analisi dei dati ha poi indicato che per ogni aumento di 10 mg della dose di ferro assunto al giorno (fino a 66 mg al giorno), vi era un rischio di anemia materna era inferiore al 12%. Oltre a ciò, il peso alla nascita è aumentato di 15 g e il rischio di basso peso alla nascita è diminuito del 3%.

  «I nostri risultati – scrivono gli autori – suggeriscono che l’uso del ferro nelle donne durante la gravidanza può essere utilizzato come strategia preventiva per migliorare lo stato ematologico materno e il peso alla nascita». A conclusione dello studio, i ricercatori chiedono che vi possa essere «una rigorosa valutazione dell’efficacia dei programmi di assistenza prenatale esistenti nei Paesi a elevato rischio per individuare le lacune in politica e attuazione dei programmi». Allo stesso modo «[…] valutare l’efficacia di altre strategie, come il rafforzamento e la diversificazione alimentare».


La Stampa, 24 giugno 2013


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