A due anni già usano il tablet

Troppo presto o serve a imparare?

di Silvia Vegetti Finzi
 

 Cari genitori, ricordate quando, da piccoli, vi piazzavano, in salotto davanti alla Tv, finché sugli occhi ipnotizzati scendevano pesanti palpebre assonnate? Ora tutto è cambiato, come dimostra un articolo del New York Times che riporta i risultati di una recente inchiesta svolta su 1.463 genitori di bambini, nativi digitali inferiori agli 8 anni. Altro che dormicchiare passivamente! Questi demonietti sin dai primi anni risultano vispi, attivi, interattivi,selettivi: sanno quello che vogliono e come procurarselo. I polpastrelli sembrano predisposti per le scorrevoli manovre sugli schermi touchscreen, gli occhi per seguire i rapidi movimenti delle immagini, le orecchie per ascoltare brani musicali non necessariamente rivolti all’infanzia.

  Il 38% degli americani sotto i due anni ha già usato iPhone e tablet (la stessa percentuale, due anni fa, era
riferita ai piccoli con meno di otto anni). In media trascorrono davanti a vari schermi (tv, computer, iPhone e tablet vari) un’ora sotto i due anni, due ore dai 2 ai 4 e due ore e 20 minuti dai 5 agli 8.


  E i nostri bambini? Cominciano con l’impossessarsi dei gadget di mamma e papà e chi li ferma più? Anna Greta (due anni compiuti ieri) ha iniziato chiedendo al papà: Pippi! (nel senso di Pippi Calzelunghe) ma ora trova il film da sola e, dopo averlo visto circa cinquecento volte, decide lei quand’è ora di chiudere la scena. Irene, tre anni, si è specializzata invece nel riconoscere i membri della sua numerosa famiglia, allineati sull’iPhone della mamma.

  Dopo gli otto anni iniziano i giochi interattivi, le ricerche scolastiche, i messaggini degli amici, inviati e ricevuti. Toccando i Paesi disegnati sul mappamondo, ad esempio, si possono visitare i luoghi preferiti senza muoversi da casa, conoscere da dove provengono compagni di scuola nati altrove, decidere dove farsi portare per festeggiare la promozione.

  Certo fa comodo ai genitori, sempre più affannati, affidare i figli alla baby sitter digitale, ma pediatri e psicologi sono d’accordo nel non esagerare: il troppo provoca dipendenza. Nello stesso tempo si moltiplicano le offerte di tablet per bambini, da utilizzare a partire dai 18-24 mesi di età.

  Alcuni educatori escludono del tutto queste precoci performance, altri le apprezzano come manifestazione di intelligenza, efficienza, attualità Come tutti i mezzi di comunicazione, anche i gadget digitali vanno governati e selezionati secondo l’età e la personalità del bambino. Utilizzarli in modo appropriato comporta che i genitori diventino attenti e competenti.

  Per la televisione si è fatto molto in questo senso, invece per i tablet, nati nel 2010, si comincia soltanto ora. Ma credo che i genitori, se si assumono le proprie responsabilità, siano in grado di prendere provvedimenti adeguati senza affidarsi alle scorciatoie del «tutto o niente».

  In fondo si tratta di modernizzare l’eterna funzione delle favole. Leggere insieme è sempre stato un modo per comunicare, conoscere, condividere sentimenti ed emozioni. Soltanto che ora i libri sono diventati interattivi e i bambini, invece di ascoltare soltanto possono, con un tocco, far apparire immagini, suoni, animazioni. Sarà un modo per conoscerli meglio e aiutarli ad esprimersi sino a diventare essere stessi narratori e illustratori delle loro fantasie.

  Poiché l’esperienza è particolarmente coinvolgente, va somministrata a piccole dosi, in un luogo tranquillo e in un momento opportuno, quando l’adulto può star davvero accanto al più piccolo, non soltanto fisicamente ma psicologicamente. Importante scegliere le applicazioni giuste, senza affidarsi al caso o a suggerimenti interessati. È sempre possibile escludere comunicazioni violente, erotiche, sessiste e intolleranti, lasciando spazio a messaggi moralmente corretti ed esteticamente validi. Un genitore partecipe e attento sa che cosa va bene, non in generale, ma per suo figlio. Se ha occhi per osservare e orecchi per ascoltare non avrà difficoltà a comprendere ciò che diverte, insegna e aiuta a crescere, rispetto a tanti messaggi inutili o nocivi. Grazie agli strumenti più aggiornati, è ora possibile operare un assiduo controllo anche da lontano, attraverso il proprio pc o smartphone.

  Credo che anche in questo ambito valga il suggerimento che sono solita rivolgere agli educatori: tra i «no»
che bloccano i desideri e i «sì» che cedono a volontà spesso tiranniche, affidatevi ai «sì ma», a risposte che
riconoscono la voglia di crescere e, al tempo stesso, pongono dei limiti alle pretese dell’onnipotenza infantile.


Corriere della Sera, 29 ottobre 2013, pag, 29 

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