Così la scienza adesso ci dice il mese migliore per nascere

È meglio essere concepiti in estate che a maggio per non rischiare un deficit di peso

Uno studio Usa su un milione e mezzo di bambini indaga i fattori che influenzano la salute del bebè

di Elena Dusi

  L’oroscopo non c’entra. Ma l’ingresso con il piede giusto nella vita dipende (in parte) anche dal mese in cui si nasce. Sfidare la cartomanzia sul suo stesso terreno è da sempre un pallino della scienza, che alla stagione in cui ci si affaccia al mondo ha legato di volta in volta successo scolastico, longevità, altezza, propensione alle vittorie sportive, malattie mentali, umore, deficit immunitari. Oggi, una ricerca pubblicata sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences spiega come il mese del concepimento possa influenzare la salute del bebè alla nascita.

  I bambini concepiti a maggio hanno il 10 per cento di probabilità in più di nascere prima del termine, tendenzialmente dunque più gracili della media. Quelli frutto dell’amore estivo vengono invece al mondo con un “tesoretto” di grasso in eccesso, frutto del le normali fluttuazioni che il peso corporeo subisce nel corso dell’anno. La costituzione leggermente più gracile dei bambini concepiti in primavera, secondo i
ricercatori americani di Princeton Janet Curie e Hannes Schwandt, dipende dal fatto che la fine della gravidanza coincide con il picco dell’influenza. «Tra gennaio e febbraio, quando i bambini giungono al termine della gestazione, si registra la massima diffusione di virus stagionali». E febbre alta con brividi, continuano i ricercatori «sono notoriamente fattori che scatenano infiammazioni. Le quali a loro volta provocano una serie di eventi che culminano con l’induzione del travaglio». A dimostrazione della loro tesi, Curie e Schwandt citano la pandemia di influenza del 2009, che è arrivata prima del solito nel corso dell’inverno, ha colpito molte più persone e ha effettivamente provocato gravidanze mediamente più corte. Viceversa, le chance di concludere una gestazione alla scadenza naturale sono più alte se la madre era stata vaccinata contro i virus stagionali. Nessun rapporto sembra invece esserci fra data di concepimento e sesso del bambino.

  Gli effetti notati dai ricercatori di Princeton sono abbastanza lievi: il guadagno di peso dei bimbi concepiti nei mesi estivi è di una decina di grammi. Ma sono stati misurati su un campione di madri assai vasto per studi di
questo genere. Lo studio ha coinvolto 647 mila donne delle aree di New York, New Jersey e Pennsylvania. Tutte le partecipanti scelte avevano avuto più di un figlio e tutti erano stati concepiti in periodi dell’anno diversi. In totale sono stati presi in considerazione i compleanni di quasi un milione e mezzo di bambini. 

  Trovare correlazioni fra stagione in cui ci si affaccia al mondo e futuro successo scolastico è sempre stato un pallino degli inglesi. Una ricerca condotta a febbraio di quest’anno dalla Bbc, che ha compulsato i dati degli studenti universitari britannici, ha osservato che chi vede la luce a ottobre approda più di frequente in università prestigiose come Oxford e Cambridge. Le probabilità minime di diventare uno studente di successo si registrano invece fra i nati di luglio. Lo scarto fra le chance dei due gruppi raggiungerebbe addirittura il 30 per cento.

  Sono poi tanti gli studi che hanno legato malattie come la sclerosi multipla o altri disturbi di tipo immunitario al mese di nascita. Nell’emisfero nord il rischio di esserne colpiti è massimo fra i nati in primavera e minimo fra quelli nati in autunno. Il fatto che la discrepanza si noti solo nei paesi nordici, e che i risultati siano esattamente speculari nell’emisfero sud, fa pensare che poco sole e carenza di vitamina D durante la gestazione ne siano la causa. E proprio alla quantità di luce assorbita dai bebè appena venuti al mondo uno studio della Vanderbilt University, nel 2010, aveva associato effetti duraturi sull’umore: come se il Sole causasse una sorta di imprinting, allontanando il rischio di depressione per tutta la durata della vita. Le ricerche di Roberto Natale, dell’università di Bologna, avevano invece dimostrato che i nati d’estate diventano facilmente gufi (non andrebbero a dormire mai), mentre i bimbi nati d’inverno spesso da grandi si trasformano in allodole.

  Ma lo studio più ardito è forse quello in cui si sono lanciati nel 2001 i tedeschi del Max Planck Institute, che hanno preso un gruppo di individui in Austria e Danimarca e hanno legato la durata della loro vita al mese di nascita. Arrivando a sostenere che chi nasce fra ottobre e dicembre vive più a lungo (ma solo di pochissimi mesi) rispetto ai venuti al mondo fra aprile e giugno. In molti di questi casi sembra esserci lo zampino del Sole. L’unico astro che sembra davvero influenzare salute e umore nella nostra vita.

Superato l’inverno crescono le chance di concludere la gravidanza alla sua scadenza naturale

Alla stagione legata  anche la possibilità di sviluppare malattie come la sclerosi multipla
PESO

I bambini concepiti a maggio hanno più probabilità di nascere prematuri. Più grassi in media i bebè concepiti in estate

SUCCESSO SCOLASTICO

In Gran Bretagna hanno misurato che gli iscritti a Oxford e Cambridge sono nati più spesso a ottobre. Più rari i nati a luglio. Lo scarto è del 30 per cento

SONNO

Chi nasce tra giugno e settembre diventa spesso un gufo (si alza e va a dormire tardi). Nascere in inverno predispone alle sveglie mattutine

UMORE

La durata delle giornate crea un “imprinting” nei neonati. Grandi quantità di luce nelle prime settimane di vita allontanano il rischio di depressione

la Repubblica, 9 luglio 2013, pag, 47


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