Bambini e Tac

Alla ricerca delle minime dosi di radiazioni

Alberto Pilot


Recentemente sono apparsi, su autorevoli riviste scientifiche, diversi studi epidemiologici sugli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti e in particolare sul rischio radiobiologico indotto nei bambini e adolescenti sottoposti ad indagini Tac. Secondo uno studio condotto da un gruppo di epidemiologi australiani e pubblicato sul British Medical Journal, i bambini e adolescenti sottoposti a un esame Tac hanno il 24% di probabilità in più di sviluppare un tumore rispetto ai coetanei che non l’hanno mai fatta. Un altro recente studio condotto dal gruppo di biostatistica dell’università di Washingston e pubblicato su Jama Pediatricsha analizzato i dati delle Tac effettuate negli ultimi 15 anni sui bambini americani al di sotto dei 14 anni: secondo lo studio, i 4 milioni di esami compiuti ogni anno in età pediatrica negli USA potrebbero comportare un incremento di 4870 nuovi futuri tumori.

  Gli effetti dannosi indotti da dosi modeste di radiazioni ionizzanti prendono il nome di effetti stocastici o probabilisticamente ipotizzabili, perché in una popolazione di soggetti esposti si manifestano con incidenza casuale del “tutto o niente”, cioè possono manifestarsi o non manifestarsi.

  Ciò premesso si ricorda che i bambini sono più radiosensibili degli adulti perché sono soggetti in rapido accrescimento con una maggiore aspettativa di vita. La probabilità di danno stocastico in campo pediatrico dovuto alle radiazioni ionizzanti è tre volte maggiore rispetto a quella dell’adulto di età media.

  Secondo i dati Istat la popolazione pediatrica italiana (tra 0 e 14 anni) è di circa 8,5 milioni, circa il 14% dell’intera popolazione, mentre gli esami radiologici eseguiti annualmente nel nostro paese sono circa 40 milioni
di cui 7 milioni sono esami Tac. Basandoci sui dati della Regione Liguria, per l’intera nazione, il numero degli esami Tac pediatrici nel nostro paese sarebbero circa 180 mila ogni anno.

   La dose che un paziente assorbe durante un esame Tac è molto variabile e dipende da molti parametri, alcuni tecnologici altri anatomici (età del paziente, peso, altezza, distretto anatomico esaminato ecc.) per cui la stima della dose efficace per singolo paziente non può che essere personalizzata, ma si può affermare che mediamente un esame Tac pediatrico può essere eseguito con una dose efficace di 4,5 mSv.

   Si può così stimare che circa 120 pazienti potrebbero andare incontro ad un danno biologico di tipo stocastico, ovvero un caso ogni 1500 esami. Si osservi che l’incidenza normale di neoplasie giovanili è di 39 casi su 10 mila (un caso ogni 250 giovani), per cui di fatto il “ background” è alto e l’incremento dovuto alle radiazioni è modesto. Questo non vuol dire che il problema sia da sottovalutare ma occorre impegnarsi nel contenere il numero degli esami (attualmente circa il 30% degli esami radiologici sono considerati inutili) e nella ricerca della minima dose possibile per singolo esame.

*San Martino - IST, Genova-AIFM, Associazione di Fisica Medica


la Repubblica, 9 luglio 2013, pag, 33

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