La depressione post partum


 
Gli ultimi eventi di cronaca hanno portato all’attenzione dell’opinione pubblica un problema comune a molte donne e che si manifesta subito dopo il parto, la depressione post partum.  Il parto è una esperienza straordinaria quanto faticosa.

  La realizzazione di un’attesa durata nove mesi è certamente fonte di gioia, ma anche di comprensibili timori. Stanchezza , dubbi, insicurezza accompagnano spesso i primi giorni di una mamma. Ma tutto questo non
ha niente a che fare con la depressione post-partum  ( dal latino “dopo il parto”). E’ importante  aver ben chiara la differenza tra la breve e lieve alterazione dello stato emotivo, che può comparire nelle prime 48 ore dal parto, e la depressione post-partum vera e propria, che compare, generalmente tra il secondo e terzo mese dalla nascita del bambino e presenta tutta una serie di sintomi molto più complessi. Oltre il 70 % delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista Donald Winnicott ha denominato “Baby blues”, con riferimento allo stato di malinconia ( “blues”) che caratterizza il fenomeno .

  Si tratta di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono a scomparire, nella maggior parte dei casi, nel giro di pochi giorni. Questa condizione di estrema stanchezza della mamma è determinato tanto dalle fatiche del parto, quanto dal repentino cambiamento ormonale. Lo stress vissuto nel travaglio e nel momento
proprio del parto, predispone ad uno stato di tristezza e di difficoltà di relazionarsi con il partner e con i propri familiari. Nel “Baby blues” il tono dell’umore è altanelante, può essere presente una difficoltà nella concentrazione e nel ritmo sonno-veglia, con frequentissimi risvegli. Fortunatamente questa difficoltà  è temporanea e si risolve spontaneamente nell’arco di 7/10 giorni senza lasciare alcuna traccia e conseguenza, né alla mamma ne al bambino. Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum” che possono perdurare anche per molti mesi. Generalmente inizia tra il secondo e terzo mese dal parto e può mantenersi inalterata, per 6/7 mesi, se non si interviene in modo appropriato.

  Si stima che soltanto il 10/20% delle mamme può andare incontro a questo disagio psichico ed una percentuale del 3-6% può andare incontro ad un quadro di depressione maggiore. I sintomi sono : indolenza, affaticamento, esaurimento, disperazione, inappetenza, insonnia o sonno eccessivo, confusione, pianto inconsulto, disinteresse per il bambino, paura di fare del male al bambino o a se stessa, improvvisi cambiamenti di umore, e  spesso i vari sintomi, sono concomitanti e soprattutto perduranti. La scienza medica non ha fornito ancora delle spiegazioni definitive riguardo alle cause del fenomeno, anche se alcuni studi imputano l’apparizione della “depressione post-partum” a cambiamenti ormonali nella donna, più in particolare nel calo del livello degli estrogeni e del progesterone, con un’alta statistica di casi tra le donne che accusano forti fastidi nella fase premestruale. In realtà ci sono molti altri fattori che concorrono alla comparsa della depressione post-partum, per lo più di origine psicologica legata agli eventi immediatamente successivi al parto, come il cambiamento del ruolo della donna in ambito sociale, il timore per le sue imminenti responsabilità, il proprio aspetto fisico.
  A questo punto ci si pone le seguenti domande: come si può prevenire e come curare la depressione post-partum?: pur essendoci delle cause naturali, legate alla fisiologia della donna, è possibile prevenire o quantomeno attenuare le manifestazioni agendo soprattutto a livello psicologico, sia da parte del coniuge, che di chi le sta attorno. Può essere utile limitare i visitatori nei giorni del rientro a casa dopo il parto, dormire nelle stesse ore in cui dorme il neonato, seguire una dieta adeguata che eviti eccessi e l’assunzione di eccitanti come alcool e caffè, chiedere aiuto quando se ne sente il bisogno, mantenere il contatto con amici e familiari, rafforzare il rapporto con il partner e cercare di mantenere un atteggiamento realistico nei confronti di se stessi, del bambino, e la consapevolezza di una situazione che tra alti e bassi si esaurirà nel giro di pochi giorni. Da parte del partner e della famiglia può essere utile offrire aiuto nei lavori di casa, nel mostrare disponibilità ad ascoltare  e ad offrire sostegno . Le cure indicate per la depressione post-partum consistono nell’assunzione, a seconda del tipo e della gravità, di ansiolitici e antidepressivi, sotto stretto controllo medico e sospendendo l’allattamento; la psicoterapia e la partecipazione a terapie di gruppo con donne che manifestano la stessa sintomatologia può essere di fondamentale aiuto.

   L’importante è evitare che la depressione post-partum sia sottovalutata nelle sue manifestazioni  e, non curata, si trasformi nella psicosi post-partum che è la forma più grave di depressione, che ha sintomi in comune simili a quelli elencati precedentemente, con l’aggiunta di paranoia, allucinazioni, tendenze suicide o omicide nei confronti del bambino. La casistica delle psicosi post-partum è di una neo mamma ogni mille e in alcuni casi si rende necessario il ricovero in ospedale e una serie di cure adeguate. In conclusione ricordiamoci che diventare mamma è l’evento più straordinario che una donna possa avere nel corso di tutta la sua vita, e quando serve, nella sua straordinarietà, chiedere aiuto è uno dei gesti d’amore più grandi che si possa fare nei confronti del proprio bambino.


LA NUOVA, 31 Gennaio 2012

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