Bioeconomia per piccoli

Come salvare il pianeta: mostra all’Explora di Roma

Siamo tanti, consumiamo troppo e spesso sprechiamo Concetti complessi ma semplici da capire per i bambini soprattutto se sotto forma di gioco e laboratori

di  Cristina Pulcinelli

 
  Anche per parlare di economia , anzi di bioeconomia, si può partire dai bambini. La scommessa è partita dalla Commissione europea che ha finanziato il progetto Bioprom. Il progetto è stato messo in piedi da una rete di musei, science center, università di diversi paesi europei, per far conoscere un’economia diversa, ecologicamente e socialmente sostenibile, a un pubblico di non esperti. A cominciare, appunto, dai bambini. Primo esperimento di questa collaborazione è la mostra Missionpossible.
La bioeconomia salverà il mondo? Che si è inaugurata ieri a Explora, museo dei bambini di Roma, dove rimarrà fino al 3 novembre 2013 per poi raggiungere Aberdeen in Scozia e proseguire per l’Austria e l’Estonia.


  Il concetto da cui parte l’esposizione è che qui sulla Terra siamo tanti e consumiamo troppo. In effetti, un’indagine del Wwf del 2012 ha calcolato che in un anno divoriamo le risorse naturali di un pianeta e mezzo, ovvero utilizziamo risorse oltre la capacità che i sistemi naturali hanno di rigenerarle attraverso i loro cicli vitali. Le cose non andranno meglio, se continuiamo su questa strada. Nel 2050 la popolazione mondiale arriverà a 9 miliardi di persone e le riserve si saranno assottigliate ulteriormente. Dobbiamo fare qualcosa prima che non rimanga più nulla.

  Per immaginare un’economia più attenta al consumo delle risorse, la mostra si articola in tre aree tematiche:
agricoltura e pesca, alimentazione e benessere, biotecnologie e scienze della vita. In ognuno di questi settori ci sono questioni aperte. Qualche esempio: a proposito di agricoltura e pesca, si deve affrontare il problema dell’overfishing, ovvero dell’eccessivo sfruttamento dei mari. L’82% degli stock ittici sono sovra sfruttati, anche perché negli ultimi trent’anni il consumo di pesce nel mondo è raddoppiato. I mari si vanno svuotando. Eppure, come leggiamo su un pannello della mostra, le soluzioni ci sarebbero. Ad esempio, potremmo diversificare il consumo (nel mare esistono 720 specie commestibili, ma se ne commercializza solo il 10%), mangiare pesci di stagione ed evitare alcune specie particolarmente a rischio come salmone, tonno rosso, pesce spada, gamberi tropicali, datteri di mare e bianchetti. A proposito di alimentazione, invece, uno dei temi più caldi è quello dello spreco: ogni anno va buttato un terzo del cibo prodotto nel mondo. Noi italiani siamo i più spreconi: buttiamo 180 chili di cibo all’anno, contro i 99 della Francia e i 72 della Svezia. Quando invece parliamo di biotecnologie, parliamo di un settore di ricerca che negli ultimi anni si è rivelato importante per trovare soluzioni più sostenibili: dalle energie rinnovabili alla riduzione dei rifiuti.

   In ogni sezione della mostra, si trovano allestimenti interattivi e si svolgono laboratori. Ad esempio, si può vedere come si costruisce un sacchetto biodegradabile partendo all’amido e come, invece, la plastica buttata rimane immutata nel corso del tempo. Oppure, si scopre come creare una bio-batteria grazie a un limone: un modo semplice ed intuitivo per parlare di energia rinnovabile. Del resto, se l’Europa vuole promuovere una «crescita intelligente, sostenibile inclusiva» come dichiarato nella Strategia europea 2020, deve cominciare a pensare a formare i cittadini di domani.

L’Unità, sabato 13 aprile 2013, pag, 20

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