La dislessia


 Si cura con il forte sostegno della famiglia

di Luca Bernardo

 
Tante volte vengono applicate delle etichette ai nostri bambini riguardanti diagnosi dei così detti disturbi della lettura e/o scrittura come per esempio la dislessia senza una appropriata e specifica valutazione. La Dislessia, è un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, il cui termine si riferisce ai soli disturbi delle abilità scolastiche e può coinvolgere la sola lettura, oppure associarsi al disturbo della scrittura, del calcolo o a disturbi della comunicazione senza compromissione delle funzioni intellettive. Non si conosce la causa e si ritiene che il disturbo sia determinato da fattori genetici (maggiore tra famigliari di soggetti affetti) e da fattori
neuroanatomici. Il processo che porta il bambino a imparare a leggere è un processo lungo e graduale: all’inizio i bambini fanno errori, iniziano a leggere una sillaba alla volta e, in un secondo momento, uniscono più sillabe per formare una parola e, in ultimo, più parole per formare una frase. Lentamente il meccanismo diventa automatico, dopo lunghi sforzi e molto esercizio.

  In Italia la dislessia è poco conosciuta ma pare riguardi il 4% dei bambini che frequentano la scuola primaria, con una prevalenza nei maschi. Il problema viene generalmente rilevato dalla seconda-terza classe elementare, ma alcune abilità quali orientamento grafospaziale, dominanza di lato possono già essere alterate nei primi 5 anni di vita. il bambino legge lentamente facendo molti errori nel riconoscimento delle lettere, nella lettura a voce alta e questa difficoltà
lo porta ad imparare più lentamente sperimentando numerosi insuccessi. Si sente inadeguato anche quando i genitori e gli insegnanti fanno interventi positivi. In seguito si fanno strada molte convinzioni sulle difficoltà del bambino che poi si riveleranno erronee: apparirà un bambino con scarse capacità, pigro, che non vuole impegnarsi. I genitori a loro volta potranno apparire poco partecipi e/o che non seguono il bambino in maniera adeguata e sperimentano anche loro inadeguatezza come pure l’in - segnante che si sente frustrato interpretando le difficoltà del bambino come mancanza di impegno. Il bambino, dal canto suo, percepisce che le sue difficoltà non sono riconosciute e inizia ad evitare le situazioni che le possono causare, come i compiti, e inizia a essere scontroso, distratto e, in classe, agitato e troppo vivace. Si è creato un vero e proprio circolo vizioso.

 Quali sono quindi i campanelli di allarme che devono essere rilevati sia dagli insegnanti che dai genitori? Il bambino presenta difficoltà alla lettura o nella scrittura, non riesce a memorizzare le tabelline, o la sequenza dei giorni della settimana e o dei mesi dell’anno, può scrivere una parola due volte o non scriverla, può avere difficoltà a memorizzare termini specifici di uso comune, non prende bene appunti perché non riesce ad ascoltare e scrivere contemporaneamente, se è distratto da ciò che sta leggendo non riesce a ritrovare il punto, lavora sempre lentamente ed è pressato dal tempo. Il bambino inoltre appare disorganizzato anche a casa dove può avere difficoltà ad affrontare le normali attività della vita quotidiana. Tutto ciò comporta anche difficoltà o problemi psicologici come demotivazione, scarsa autostima, ansia, tensione che sono conseguenze non cause del disturbo, mentre gli esiti a distanza possono anche provocare disturbi di ansia e condotte devianti.

 La diagnosi deve essere fatta da un team multidisciplinare con neuropsichiatra infantile, psicologo e logopedista. Esiste una Associazione Italiana per le Dislessie che è in grado di segnalare il Centro di riferimento più competente a cui riferirsi. Però prima di questo, cari genitori, è sicuramente utile parlare con il proprio pediatra esprimendo i propri dubbi e discutere il problema con le insegnanti. In tal modo se i percorsi scolastici e riabilitativi sono adeguatamente supportati in famiglia e in classe ci sono delle ottime possibilità che il bambino possa accedere alla scuola media superiore e all’università.

*Direttore Dipartimento Materno-Infantile AO Fatebenefratelli e Oftalmico

Libero, 19 maggio 2013, pag, 18

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