Nuovi genitori più presenti (e ansiosi)


Padri affettuosi e in cerca di autorevolezza, madri sempre di corsa. 

La famiglia fra mito del successo e bisogno di controllo

Monica Ricci Sargentini

 
La sua vita è una corsa contro il tempo e, come dice Chiara la protagonista di Una mamma imperfetta «si rimane sempre due giri indietro». Però per le donne del XXI˚ secolo, alla fine, è diventata quasi un’arte quella di far combaciare come in un puzzle gli impegni di lavoro con la gestione della casa e dei figli. Le mamme di oggi sono così: agili, malleabili e pazienti. Indulgenti con i loro partner che, a piccoli passi, le stanno affiancando nella cura dei figli: «Il papà di oggi c’è — dice lo psichiatra Paolo Crepet, autore tra l’altro de L’autorità perduta — mentre il papà di ieri non c’era. Mio padre tornava a mezzogiorno e mezzo, mangiava, faceva il riposino durante il quale era vietato parlare e se ne riandava. L’educazione dei figli era totalmente delegata a mamme e nonne. I maschi adesso ci sono, forse
anche troppo, nel senso che sono dei neofiti e hanno preso alcuni difettucci delle mamme. Uno di questi è l’ansia».

  Anche se l’obiettivo appare ancora lontano, visto che il 76,2% del lavoro domestico è ancora sulle spalle della don na, la tendenza futura sarà sempre più quella della famiglia altalena, come la definisce Hanna Rosin ne La fine dell’uomo, cioè il papà e la mamma che si scambiano i ruoli tradizionali tra chi porta a casa lo stipendio e chi si occupa della casa e della famiglia.

  Per l’uomo, però, il percorso è difficile perché, per dirla con le parole della psicologa Silvia Vegetti Finzi, «i nuovi padri appaiono migliori dei precedenti: più affettuosi, disponibili, competenti, ma se non vogliono appiattirsi sulla figura femminile devono acquisire in autorevolezza ciò che hanno perso in autoritarismo». Il rischio è quello di allevare una generazione di bambini con le ginocchia sane, come li definisce Crepet, cioè di
ragazzi fragili e dipendenti. «La forza del nostro carattere in buona parte — spiega lo psichiatra — è dipesa da quante volte sei caduto in bicicletta, oggi invece i genitori ti preservano coprendo gli spigoli e non ti insegnano ad affrontare le prove della vita».

  È anche vero, come sottolinea la sociologa Chiara Saraceno, che nella nostra società «c’è molta più incertezza che in passato su quello che si deve fare: il pediatra dice una cosa, l’esperto un’altra, la nonna un’altra ancora. Il mondo è cambiato, ci sono tante fonti di influenza sui figli come Internet e la tv. Il genitore deve esercitare una capacità di controllo molto superiore di un tempo. Per esempio bisogna sapere cosa fanno i nostri figli in Rete, con chi chattano su Facebook».

  La nostra epoca è sicuramente segnata da una competizione sfrenata, soprattutto oggi che gli spazi del lavoro si restringono. Per il direttore del Censis Giuseppe De Rita i nuovi papà e le nuove mamme sono ostaggio di tre grandi miti: Io, novità e successo. «Oggi i genitori non hanno più la capacità di definire una strategia formativa e di rapporto che non sia modulata da questi miti. Siamo in preda a una vera e propria esaltazione dell’io — spiega De Rita —, un’egolatria che viene avvertita quotidianamente e che viene vista come l’equivalente della libertà: di divorziare, di abortire, di fare della vita quello che vogliamo. L’altro non esiste più. I genitori si sentono in obbligo di garantire ai figli il successo ma per farlo dovrebbero essere degli eroi. Propongono loro continue novità non capendo che il nuovo è la fonte dell’insoddisfazione».

  Sarà per questo che, da un anno a questa parte, la Fraternità San Carlo porta nelle scuole medie e superiori una mostra sulla paternità dal titolo Nessuno genera se non è generato, dall’omonimo libro di Lynch Jonah, in cui si ripercorre l’importanza della figura del padre attraverso gli esempi di Omero, Dante, Tolkien. L’idea è che nella vita serva una guida che ci porti per mano, che ci faccia crescere insegnandoci a camminare da soli. I genitori di oggi, imperfetti come tutti gli altri, provano a farlo tutti i giorni.

Corriere della Sera, 6 maggio 2013, pag, 23

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