MALA SANITÀ Indagini dei Nas
da Nord a Sud
Che costa ai cittadini 85 milioni
ogni anno
Ingiustificata
quasi la metà degli interventi Il ministro Balduzzi: «Uno spreco inaccettabile»
di Francesca Angeli
Lesioni gravi e gravissime, falso in atto
pubblico, truffa. Ipotesi di reato che, se riferite all’atto della nascita
all’interno di una struttura sanitaria, fanno veramente rabbrividire. Eppure
sono questi gli illeciti ipotizzabili a carico di ospedali e medici alla luce
dei risultati dell’indagine condotta dai Nas sull’appropriatezza del ricorso al
parto cesareo. Saranno le procure competenti, alle quali l’Arma sta per
trasmettere tutta la documentazione raccolta, a decidere in quali e quanti casi
sarà necessario aprire un ’inchiesta, mettendo sotto indagine i responsabili.
Nel 2010 ci sono stati 482.195 parti tra
naturali e primi parti cesarei. La percentuale nazionale di cesarei è del 29,31
ma in Campania è del 49,66 dove, strana coincidenza, si registra pure un 21,22
per cento di posizione
anomala del feto contro una media generale del7,39.INashannoraccolto3. 273 cartelle cliniche in 78 diverse strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate. Di queste ne sono state analizzate 1.117 distribuite in 32 diverse strutture. Nel 43 per cento de casi esaminati il ricorso al cesareo è risultato «non giustificato». ». I dati più gravi riguardano quei casi dove è stata verificata una mancata corrispondenza tra la cartella clinica, a volte anche vuota, e la Sdo, ovvero la scheda di dimissione ospedaliera, che invece riporta l’avvenuto cesareo. Anomalia nota talo scorso anno dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitarie regionali e poi rilevato in 12 regioni e che il ministro Balduzzi ha definito «sorprendente». Impensabile in fatti non compilare la cartella clinica di un ricoverato.
anomala del feto contro una media generale del7,39.INashannoraccolto3. 273 cartelle cliniche in 78 diverse strutture ospedaliere pubbliche e private accreditate. Di queste ne sono state analizzate 1.117 distribuite in 32 diverse strutture. Nel 43 per cento de casi esaminati il ricorso al cesareo è risultato «non giustificato». ». I dati più gravi riguardano quei casi dove è stata verificata una mancata corrispondenza tra la cartella clinica, a volte anche vuota, e la Sdo, ovvero la scheda di dimissione ospedaliera, che invece riporta l’avvenuto cesareo. Anomalia nota talo scorso anno dall’Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitarie regionali e poi rilevato in 12 regioni e che il ministro Balduzzi ha definito «sorprendente». Impensabile in fatti non compilare la cartella clinica di un ricoverato.
Eppure in Sicilia il 78
percento delle cartelle cliniche dei cesarei è stato giudicato non valutabile
per assenza di documentazione o non compatibilità con la Sdo. In quasi 8 casi
su 10 in somma non c’è alcun riscontro verificabile rispetto al ricovero ed al
ricorso al cesareo. Nelle Marche la non coerenza dei dati riguarda il 74 percento.
In Puglia il 56. In Lombardia la percentuale scende a 4 casi su 10; stessa
percentuale nel Lazio . Virtuose il Veneto, la Liguria, il Friuli Venezia
Giulia, la Valle d’Aosta, la Provincia autonoma di Trento.
Nei casi non documentati è possibile
ipotizzare si a che il cesareo sia stato eseguito anche quando non era
necessario, dunque si potrebbe profilare un reato di lesioni, sia che non sia
stato eseguito affatto ma che si sia incassato il rimborso da parte dello
Stato, dunque l’ipotesi di reato sarebbe quella della truffa ai danni del
servizio sanitario nazionale. Gli esperti del ministero spiegano che «le strutture
con una più elevata percentuale di primi parti cesarei con l’indicazione di
diagnosi diposizione anomala del feto sono anche caratterizzate da un livello
maggiore di non corrispondenza Sdo cartella clinica».
Perché scegliere il cesareo
quando non serve? Per soldi ovviamente. Mentre per un parto naturale il
servizio sanitario nazionale rimborsa per degenza superiore ad un giorno
1318,64 euro per il cesare o la cifra sale a 2457,72 euro. Dunque 1139,08 euro
in più al giorno.
«Risultati preoccupanti
–dice Balduzzi- Se fosse dimostrato che il 43 percento dei cesarei eseguiti è
inappropriato allora vorrebbe dire che il servizio sanitario pubblico ha
sprecato circa 85 milioni di euro all’anno».
Il ministro non nutre dubbi
sul fatto che ci siano stati «comportamenti opportunistici» da parte dimolte
strutture sanitarie, pubbliche e private.
43%
La percentuale dei parti cesarei ritenuta ingiustificata dalle indagini
eseguite dai Nas
1117
Le cartelle cliniche esaminate in 32 ospedali pubblici e privati scelti a campione
SQUILIBRIO
Posizione anomala del feto: 7% la media italiana 21% in Campania
DOLCE
ATTESA Una donna incinta e, nel tondo in alto, il ministro della Sanità, Renato
Balduzzi
il Giornale, 19 gennaio
2013, pag, 16
Nessun commento:
Posta un commento