Errori sanità: uno su 5 è denunciato in sala parto


La Commissione parlamentare: troppe strutture con pochi interventi l’anno
570  I casi

Sono gli errori di presunta «malasanità» accertati tra il 2009 e il 2012
104 Nascite

di Paolo Russo

  Saremo anche tra i Paesi con il maggior numero di bambini che nascono sani e vegeti ma nelle sale parto d’Italia c’è qualcosa che non va. Almeno a leggere i dati della Relazione conclusiva della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli errori sanitari perché in un caso su 5 si sbaglia proprio nel momento della nascita.
  Sui 570 casi di presunta malasanità accertati dalla commissione dal 2009 al 2012 ben 104 si sono verificati durante il parto, con una metà dei casi concentrati in Calabria e Sicilia. Tra le cause delle «male nascite», spiega la relazione, ci sono le troppe strutture, soprattutto nel Mezzogiorno, dove si fanno pochissimi interventi l’anno. Così quando capita l’emergenza manca l’esperienza per affrontarla. E poi molti centri nascita non rispettano gli standard di sicurezza.

 La terapia intensiva neo-natale è presente solo nel 15% dei casi, la doppia guardia medica durante le 24 ore è conosciuta solo dal 40% delle strutture e poche sono in grado di fronteggiare le gravidanze a rischio. E poi a far aumentare i pericoli per la donna e il bambino c’è il boom dei cesarei, concentrati soprattutto in Campania, nelle case di cura private e nei centri più piccoli.

  Anche fuori delle sale parto le cose però non vanno molto meglio. La relazione presentata ieri dal Presidente della commissione, Antonio Palagiano (Idv), conta 400 morti di presunta malasanità, concentrati soprattutto nelle regioni in piano di rientro dai deficit sanitari, con errori concentrati soprattutto in Sicilia (117), Calabria (107) e Lazio (63). Dietro i casi di malasanità a volte il medico, come quello che in sala operatoria ha dimenticato la garza nella ferita, poi operata come massa tumorale. Ma più spesso la causa è nella disorganizzazione, che non fa partire un elicottero di soccorso quando dovrebbe, che fa proliferare le infezioni negli ospedali o che lascia ferme le ambulanze perché le barelle sono utilizzate come letti in astanteria per carenze di posti nei reparti di
emergenza. Magari proprio in quegli ospedali dove in altri reparti i letti sono inutilizzati ma non si toccano per non far saltare il posto del primario.

 E a proposito di primari, che dire di quelli nominati nei due policlinici di Napoli senza nemmeno un posto letto e quindi pazienti da accudire? Nel rapporto si suggerisce di verificare «la sussistenza di evidenti legami familiari nei ruoli ricoperti». Una parentopoli sanitaria frutto della politica delle nomine senza regole, che sempre qui ha consentito di conferire senza pubblico concorso 383 incarichi manageriali lautamente retribuiti. In tutto il Sud poi il rapporto medici per posto letto è doppio rispetto al Nord. Nel Lazio, in Sicilia, Calabria e Basilicata si arriva addirittura al paradosso di avere più camici bianchi che letti dove accudire pazienti. E dove si spende di più ci si cura anche peggio: lo dice il popolo dei migranti della salute, che con i viaggi della speranza verso il più efficiente nord finiscono per peggiorare la situazione in casa propria, visto che solo Campania e Sicilia spendono oltre mezzo miliardo l’anno di rimborsi. «Finendo – rimarca la relazione - per arricchire le regioni più ricche a discapito di quelle povere»

Le cause

Disorganizzazione e tagli alle risorse la causa principale dell’inefficienza

Il Giorno Cronache, gennaio 2013 pag, 19

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