Maria Cristina Saccuman
Biberon al piombo
L'impatto dell'inquinamento sulla salute dei
bambini
IL LIBRO – Giocattoli al piombo, pesci
al mercurio, latte alla diossina, frutta contaminata da pesticidi: quante volte
abbiamo letto notizie del genere sui giornali? Il nodo della questione è se si
può raggiungere un equilibrio tra le comode esigenze della società moderna e
gli scomodi effetti collaterali che "vivere bene" comporta.
Il problema
riguarda la sfera delle decisioni politiche ma coinvolge tutti noi, perché
interessa i soggetti che dovranno aiutarci a risolverlo: i bambini.
Ogni
individuo è esposto, ancora prima di nascere, a molte sostanze che hanno
effetti sulla sua salute e possono influenzare in modo negativo lo sviluppo del
cervello.
Questo libro
racconta la storia delle principali sostanze con azione neurotossica e i
pericoli più o meno nascosti da conoscere e a cui prestare attenzione.
«Non si può
chiedere a un bambino di muoversi nel mondo come se fosse pieno di minacce ma
non si può nemmeno ignorare che ce ne siano.
Noi adulti abbiamo il compito di informarci,
di conoscere per agire e proteggere il nostro futuro: le generazioni che stanno
crescendo.»
Un saggio
aggiornato e coinvolgente sulla storia delle sostanze che possono danneggiare
lo sviluppo del cervello nei bambini.
UN BRANO – Non c’è dubbio che il metilmercurio sia
tossico per il cervello, in particolare nel momento dello sviluppo di quest’organo;
allo stesso modo è certo che il consumo di pesce sia la prima fonte di
esposizione al metilmercurio. Tutto il pesce, marino e d’acqua dolce, contiene
un po’ di mercurio nella termibile forma del metilmercurio. La concentrazione è
più alta nei pesci predatori, come i pescispada, gli squali e i tonni,
soprattutto se di grosse dimensioni. Si sa anche con certezza che più mercurio
assume la madre con la dieta, più mercurio arriva al feto.
Quello che non è chiaro è quanto sia dannosa
l’esposizione al metilmercurio attraverso la dieta. O meglio, quando debba
essere alto il livello di esposizione per provocare un danno significativo.
Negli ultimi anni, il dibattito si è concentrato intorno a due grandi analisi,
condotte in modo simile, che hanno dato risultati apparentemente opposti. Il
primo studio è stato guidato da Philippe Grandjean, uno scienziato dell’Università
della Danimarca del Sud e di Harvard. Il gruppo di Grandjean ha studiato la
popolazione delle isole Faroe, un arcipelago di diciotto piccole isole verdi
con scoglie a picco sul mare, a metà strada fra Islanda e Norvegia, che fanno
parte del Regno di Danimarca.
Le Faroe sono poste molto favorevole per
studiare l’effetto del metilmercurio soprattutto perché lì si mangia molto
pesce. Il consumo è però assai diversificato all’interno della popolazione,
così le persone che mettono poco pesce in tavola fanno da gruppo di controllo
per chi ne mangia molto. Tutti hanno accesso ad assistenza medica di buona qualità,
secondo il modello Scandinavia, e le differenze socioeconomiche all’interno
della popolazione sono trascurabili. Le donne sono persino le più estemie di
tutto il nord Europa.
La dieta delle faroe ha una particolarità rispetto al resto dell’Europa:
gli abitanti mangiano mammiferi marini. È pratica tradizionale spingere verso
riva branchi di globicefali (cetacei simili alla balene), di cui gli abitanti
consumano la carne e il grasso.
INDICE DEL VOLUME – Introduzione – Tenero e
incorruttibile piombo – Argento liquido – Scandalosi e persistenti – Nell’aria
– Dal campo alla tavola – Interferenze plastiche – Conclusioni –
Ringraziamenti.
L’AUTRICE - Maria Cristina Saccuman è stata ricercatore associato all'Università Vita-
Salute San Raffaele di Milano, dove ha insegnato Neurobiologia dello sviluppo e
Neurofisiologia dei sistemi cognitivi. Ha un dottorato in Neuroscienze
cognitive dell'Università della California, San Diego e San Diego State
University, e una laurea in Lettere e filosofia dell’Università Cattolica di
Milano. Si è occupata di sviluppo cognitivo in bambini con disturbi specifici
del linguaggio, di dislessia, e della percezione della musica e del linguaggio
nei neonati.
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