Biberon al piombo


Maria Cristina Saccuman
Biberon al piombo
 L'impatto dell'inquinamento sulla salute dei bambini
Sironi Editore, pagg.192, Euro 17,00



  IL LIBRO – Giocattoli al piombo, pesci al mercurio, latte alla diossina, frutta contaminata da pesticidi: quante volte abbiamo letto notizie del genere sui giornali? Il nodo della questione è se si può raggiungere un equilibrio tra le comode esigenze della società moderna e gli scomodi effetti collaterali che "vivere bene" comporta.

Il problema riguarda la sfera delle decisioni politiche ma coinvolge tutti noi, perché interessa i soggetti che dovranno aiutarci a risolverlo: i bambini.

Ogni individuo è esposto, ancora prima di nascere, a molte sostanze che hanno effetti sulla sua salute e possono influenzare in modo negativo lo sviluppo del cervello.

Questo libro racconta la storia delle principali sostanze con azione neurotossica e i pericoli più o meno nascosti da conoscere e a cui prestare attenzione.

«Non si può chiedere a un bambino di muoversi nel mondo come se fosse pieno di minacce ma non si può nemmeno ignorare che ce ne siano.
 Noi adulti abbiamo il compito di informarci, di conoscere per agire e proteggere il nostro futuro: le generazioni che stanno crescendo.»

Un saggio aggiornato e coinvolgente sulla storia delle sostanze che possono danneggiare lo sviluppo del cervello nei bambini.

  UN BRANO –  Non c’è dubbio che il metilmercurio sia tossico per il cervello, in particolare nel momento dello sviluppo di quest’organo; allo stesso modo è certo che il consumo di pesce sia la prima fonte di esposizione al metilmercurio. Tutto il pesce, marino e d’acqua dolce, contiene un po’ di mercurio nella termibile forma del metilmercurio. La concentrazione è più alta nei pesci predatori, come i pescispada, gli squali e i tonni,
soprattutto se di grosse dimensioni. Si sa anche con certezza che più mercurio assume la madre con la dieta, più mercurio arriva al feto.

  Quello che non è chiaro è quanto sia dannosa l’esposizione al metilmercurio attraverso la dieta. O meglio, quando debba essere alto il livello di esposizione per provocare un danno significativo. Negli ultimi anni, il dibattito si è concentrato intorno a due grandi analisi, condotte in modo simile, che hanno dato risultati apparentemente opposti. Il primo studio è stato guidato da Philippe Grandjean, uno scienziato dell’Università della Danimarca del Sud e di Harvard. Il gruppo di Grandjean ha studiato la popolazione delle isole Faroe, un arcipelago di diciotto piccole isole verdi con scoglie a picco sul mare, a metà strada fra Islanda e Norvegia, che fanno parte del Regno di Danimarca.

  Le Faroe sono poste molto favorevole per studiare l’effetto del metilmercurio soprattutto perché lì si mangia molto pesce. Il consumo è però assai diversificato all’interno della popolazione, così le persone che mettono poco pesce in tavola fanno da gruppo di controllo per chi ne mangia molto. Tutti hanno accesso ad assistenza medica di buona qualità, secondo il modello Scandinavia, e le differenze socioeconomiche all’interno della popolazione sono trascurabili. Le donne sono persino le più estemie di tutto il nord Europa.
  La dieta delle faroe ha  una particolarità rispetto al resto dell’Europa: gli abitanti mangiano mammiferi marini. È pratica tradizionale spingere verso riva branchi di globicefali (cetacei simili alla balene), di cui gli abitanti consumano la carne e il grasso.

  INDICE DEL VOLUME – Introduzione – Tenero e incorruttibile piombo – Argento liquido – Scandalosi e persistenti – Nell’aria – Dal campo alla tavola – Interferenze plastiche – Conclusioni – Ringraziamenti.

L’AUTRICE - Maria Cristina Saccuman è stata ricercatore associato all'Università Vita- Salute San Raffaele di Milano, dove ha insegnato Neurobiologia dello sviluppo e Neurofisiologia dei sistemi cognitivi. Ha un dottorato in Neuroscienze cognitive dell'Università della California, San Diego e San Diego State University, e una laurea in Lettere e filosofia dell’Università Cattolica di Milano. Si è occupata di sviluppo cognitivo in bambini con disturbi specifici del linguaggio, di dislessia, e della percezione della musica e del linguaggio nei neonati.


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