di Eleonora Barbieri
Viaggiano come pazzi. O forse un po’pazzi, se
non altro per il masochismo (almeno da una certa età in giù), sono i genitori
che li portano in giro: i bambini di oggi sono globetrotter, nati con lo zaino in
spalla, anzi col passeggino imbarcato nella stiva di un aereo o in castrato nella
rastrelliera di un treno. Viaggiano come mai i loro genitori: prima della scuola
hanno già visitato dieci città, c’è qualcuno che a 16anni ne ha già viste
cinquanta (il 7 per cento, secondo un sondaggio condotto da Skyscanner.it). Per
dire, più di molti adulti, e non solo quando avevano sedici anni: proprio nel
totale della loro vita. In media, i bimbi fra uno e cinque anni hanno visitato
il doppio delle città rispetto a mamma e papà, alla loro età (vale per il 90
percento).
E complimenti. A chi? Al coraggio dei
genitori, perché per girare per musei, strade, negozi, monumenti con un bambino
di un anno o due ci vuole davvero una spinta molto forte, talvolta quasi incomprensibile? O ai bambini,
che evidentemente sono così beneducati, abituati a spostamenti e cambiamenti da
non innervosirsi, non perdere il sonno, l’appetito e quel minimo di civiltà che
si richiede alla convivenza in comune? Difficile a dirsi. Difficile anche
sapere che cosa rimanga di un viaggio, prima dei tre o quattro anni: molti
genitori ci provano comunque, ma si chiedono se davvero il figlio ricorderà, da
grande, gite e vacanze sulle quali si è investito tanto, in termini di soldi e
di fatica. Perché viaggiare coi bebè è uno sforzo fisico: bagagli infiniti, su
e giù dal passeggino, poi in braccio o in collo, e il seggiolone del ristorante
che è sempre scomodo, e il fasciatoio o il bagno che non si trova, e il cibo
che non va mai bene, il pianto disperato in mezzo alla chiesa, la scenata nel
negozio dove la mamma sperava tanto di fare shopping, le urla mentre il papà è
in coda. Ma poi certo questi sono dettagli, banalissimi oltre tutto, superati e
superabili ogni giorno, fatto sta che a un anno i bambini –dice il sondaggio -
hanno già visto
quattro città, a due anni sei, a quattro nove: un bel record, per tutti. Saranno sicuramente bambini adattabili, con genitori zen. In ogni caso prima di aprire i libri di scuola avranno già conosciuto molto: tutti sanno che viaggiare fa bene, rende flessibili, tolleranti, aperti, curiosi, offre argomenti di conversazione e diapositive per i parenti, e ti fa desiderare di vedere sempre altro, e ancora (in teoria: qualcuno, per reazione, magari da grande non vorrà più mettere piede su un aereo). Secondo gli esperti del settore è merito dei mezzi di trasporto migliori, dei servizi per famiglie, dei costi inferiori e della possibilità di organizzare e prenotare vacanze in modo ormai semplicissimo. Di sicuro però (almeno per gli under 3) c’entra anche lo spirito avventuroso di mamma e papà e, in ogni caso, la loro voglia di viaggiare, oltre che l’abitudine a farlo. Perché ormai, nell’era dello wcost, spostarsi è diventato normale, quasi necessario: è decisamente fuori moda non approfittare di un volo aventi euro per visitare Bratislava, o Bruxelles, o qualche altro posto di cui mai avevate sospettato l’esistenza. Una volta si spostava così tanto solo chi aveva il camper, o un padre pilota d’aereo. Oggi è quasi per tutti. Del resto oggi i bambini sono sempre indaffarati tra piano forte, tennis, recitazione, cinese, calcio, danza, concerti: assurdo poi lasciarli arenare su una spiaggia (magari pure vicina) come le balene. E poi a scuola i bambini globetrotter hanno finalmente qualcosa di nuovo su cui mettersi a confronto: tu quante città hai visto? Solo due? Che sfigato. Io in una settimana ne ho viste sette...
quattro città, a due anni sei, a quattro nove: un bel record, per tutti. Saranno sicuramente bambini adattabili, con genitori zen. In ogni caso prima di aprire i libri di scuola avranno già conosciuto molto: tutti sanno che viaggiare fa bene, rende flessibili, tolleranti, aperti, curiosi, offre argomenti di conversazione e diapositive per i parenti, e ti fa desiderare di vedere sempre altro, e ancora (in teoria: qualcuno, per reazione, magari da grande non vorrà più mettere piede su un aereo). Secondo gli esperti del settore è merito dei mezzi di trasporto migliori, dei servizi per famiglie, dei costi inferiori e della possibilità di organizzare e prenotare vacanze in modo ormai semplicissimo. Di sicuro però (almeno per gli under 3) c’entra anche lo spirito avventuroso di mamma e papà e, in ogni caso, la loro voglia di viaggiare, oltre che l’abitudine a farlo. Perché ormai, nell’era dello wcost, spostarsi è diventato normale, quasi necessario: è decisamente fuori moda non approfittare di un volo aventi euro per visitare Bratislava, o Bruxelles, o qualche altro posto di cui mai avevate sospettato l’esistenza. Una volta si spostava così tanto solo chi aveva il camper, o un padre pilota d’aereo. Oggi è quasi per tutti. Del resto oggi i bambini sono sempre indaffarati tra piano forte, tennis, recitazione, cinese, calcio, danza, concerti: assurdo poi lasciarli arenare su una spiaggia (magari pure vicina) come le balene. E poi a scuola i bambini globetrotter hanno finalmente qualcosa di nuovo su cui mettersi a confronto: tu quante città hai visto? Solo due? Che sfigato. Io in una settimana ne ho viste sette...
Avventura
Piccole viaggiatrici
crescono: oggi i bambini viaggiano molto di più rispetto al passato, anche
recente. E prima della scuola hanno già visitato molte città.
Miti vacanzieri
L’aereo
Spesso il viaggio aereo (soprattutto lungo) è
considerato un incubo, dai genitori e anche dagli altri passeggeri...
Camminare
Un classico delle gite: il bambino è stanco,
o non vuole più camminare. Se è piccolo, può stare (un po’) nel passeggino.
A
tavola
Si mangia fuori, e può essere un’impresa: per
il seggiolone (se serve) e perché spesso il cibo è poco apprezzato.
La
toilette
Altro «dettaglio» che domina sui viaggi coi
figli è la loro necessità di recarsi spesso al bagno (specialmente se non c’è)
.
A nanna
Si addormenterà o no? Facile che, soprattutto
le prime notti in un posto nuovo, i bimbi facciano fatica a dormire.
il Giornale, 29 giugno 2012,
pag, 22
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