La bioetica, scrive il filosofo francese
Michel Onfray, autoqualificatosi come "athée de service", "ateo
di servizio", «deve puntare alla felicità del maggior numero possibile di persone.
Non fosse per questo imperativo categorico, non meriterebbe un istante di
fatica» (La Repubblica, 22 maggio, dal libro del medesimo autore "Il corpo
incantato"). Il non detto di questa affermazione è che la morale
riguardante la vita dell’uomo non è da prendere in considerazione se ostacola
ciò che ciascuno intende per sé come felicità. Di questa l’Onfray dà il
seguente contenuto: per esempio «utilitarismo sensualista, materialista,
edonista, ateo» cioè «un’alternativa concreta al cristianesimo». Su una base
culturale di questa nobiltà un autorevole esponente del laicismo come Furio
Colombo mostra di parteggiare con entusiasmo (Il Fatto, mercoledì 13) per
quelle religiose statunitensi che condividono la «guida alla morale sessuale cristiana»
descritta nel libro "Just love" (solamente amore) di una di loro,
suor Margaret Farley. La bioetica di costei «ammette comportamenti sessuali
proibiti, atti omosessuali, unioni legali fra persone dello stesso sesso, la
non indissolubilità del matrimonio, il divorzio e il successivo matrimonio» ed
è stata deplorata anche la settimana scorsa dalla Santa Sede. A ciò Colombo aggiunge,
però, una chiosa: «Qualcuno avrà notato che l’ultimo punto («i divorziati
restano dentro la Chiesa») è stato inaspettatamente accolto dal Papa nel suo
intervento a Milano (3 giugno)». Sennonché è stato sempre così, tanto che fin
dal 1992 nel Catechismo della Chiesa Cattolica è scritto a chiare lettere, che
«nei confronti dei cristiani che vivono in questa situazione […] i sacerdoti e
tutta la comunità devono dare prova di
una attenta sollecitudine affinché essi non si considerino come separati
dalla Chiesa, alla vita della quale possono e devono partecipare» (num. 1651).
Un giornalista dovrebbe essere, come minimo, informato.
UN METRO NANO
Poiché, scrive il prof. Veronesi (La
Repubblica, lunedì 11), «è la scienza che traccia la via del domani e ne detta
l’agenda […] l’uomo che verrà» e quindi anche la società saranno «migliori» in virtù
della «nanoscienza, che ci permette di ricostruire il nostro mondo nella
dimensione del nanometro, un milionesimo di millimetro, la dimensione della
natura». Veronesi è stato giustamente ripreso, il giorno successivo, sul medesimo
giornale e con una certa severità, da Vito Mancuso: «Il futuro dell’uomo non è
solo della scienza: c’è ben altro, filosofia, teologia…». Il professore va
scusato: aveva preso le misure della scienza e del futuro con un metro
piuttosto nano.
NEANCHE SULLA CARTA
La campagna contro l’obiezione di coscienza sull’aborto
è già in corso sulla stampa laicista. I giornali presentano come «dramma» e «costrizione»
«le gravi conseguenze degli alti tassi di obiezione», tra cui la «migrazione».
Su Diva e Donna (numero di martedì 19) la conduttrice televisiva Luisella
Costamagna sembra tollerare che in materia di aborto la Chiesa faccia «il suo mestiere»
(mestiere?), ma non accorgersi che quello dello Stato di «tutela dei cittadini»
comprende anche i cittadini medici. E si domanda: «Ma l’aborto è un diritto
solo sulla carta?». No, nemmeno sulla carta.
Avvenire, 17 giugno 2012,
pag, 35
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