Il Pdl: chi rinuncia ad abortire avrà un assegno


La proposta in Regione: 250 euro al mese

di Maurizio Tropeano

l modello è quello della Lombardia dove l’alleanza tra il presidente Roberto Formigoni e la Lega Nord ha permesso di creare il fondo Nasko che sostiene le donne in difficoltà economiche che rinunciano ad abortire. Da domani anche il Piemonte metterà in campo un progetto che sostanzialmente ricalcherà «quell’esperienza che a partire dal 2010 ha sostenuto 1113 mamme e salvato 1113 vite», spiega Gianluca Vignale, consigliere regionale del Pdl e primo firmatario dell’emendamento alla legge finanziaria in discussione in prima commissione.
  La tutela della maternità ha messo d’accordo le varie anime del Pdl e la proposta, come annunciato dalla vice-capogruppo Augusta Montaruli, è diventata di tutto il partito. Scontato l’appoggio della Lega Nord e del presidente Roberto Cota che ha fatto della tutela della vita uno dei cavalli di battaglia della sua politica. 
  Il punto di partenza della proposta del Pdl è la relazione del ministero della salute che individua nel Piemonte la terza regione in Italia con il più alto tasso di aborti, pari al 9,8. Nel 2010 sono state effettuate 9610 interruzioni di gravidanza volontarie motivate soprattutto  dal fatto di aver raggiunto il numero di figli desiderato e i problemi economici.
  Spiega Vignale: «Il fine del nostro emendamento è di rimuovere ogni ostacolo economico alla vita. Con questo fondo si vuole dare un’opportunità a chi crede di non averne, sostenendo non solo la vita ma aiutando le mamme in difficoltà anche dopo il parto e nei primi mesi di vita del figlio».
  In Lombardia funziona così: il fondo Nasko prevede la possibilità di garantire un contributo mensile di 250 euro per 18 mesi fino ad un massimo di 4500 euro. La futura mamma una volta scelto di rinunciare all’interruzione di gravidanza concorda con il consultorio pubblico o privato un progetto personalizzato che tenga conto dei bisogni effettivi, contingenti e futuri, della donna e del bambino. Le beneficiarie ricevono una carta prepagata messa a disposizione gratuitamente su cui sarà caricato mensilmente il contributo che le madri potranno spendere secondo le necessità concordate con il consultorio.
Vignale e il Pdl pensano ad un fondo di 5 milioni in grado di dare un sostegno mensile di 250 euro ad oltre 1100 future mamme. Un meccanismo che non piace a molte consigliere regionali del centrosinistra. Secondo l’ex presidente Mercedes Bresso «ancora una volta siamo di fronte ad una decisione ideologica che sceglie di aiutare indiscriminatamente ricchi e poveri violando tutte le regole di intervento del settore sociale». Eleonora Artesio (Federazione della Sinistra) aggiunge: «Mentre si tagliano in modo indiscriminato i fondi per le politiche sociali il centrodestra sceglie di costruire un fondo riservato che di fatto discrimina le donne che pur con fatica hanno portato avanti la gravidanza. Perché non dovrebbero essere aiutate?». Per Monica Cerutti (Sinistra ecologia e Libertà) «la destra istituendo il bonus fa una scelta ideologica e si lava la coscienza dimenticando che il dramma dell’aborto si risolve con la prevenzione, il sostegno e l’informazione alle donne». Per Gianna Pentenero (Pd) «è davvero irresponsabile questa voglia di stravolgere a tutti i costi una legge nazionale che ha dato buoni frutti e che per funzionare meglio avrebbe bisogno di più risorse a partire dai consultori e non di invenzioni fatte per accendere lo scontro politico».

La Stampa, 12 Febbraio 2012, pag, 56

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