Arriva il primo sì
Per chi rinuncia 250 euro al mese per un anno e mezzo
Un contributo che è già
polemica, prima ancora dell’approvazione definitiva in Consiglio. La
commissione Bilancio della Regione Piemonte ha dato l’ok alla creazione di un
fondo per il sostegno a tutte quelle donne che rinunceranno ad abortire se la
decisione presa sarà frutto di difficoltà economiche.
Il fondo, aspramente criticato dalle
associazioni laiche e femminili non solo torinesi, in primis dalla «casa delle
Donne» che da anni lavora sul territorio e offre servizi in materia di salute, violenza
e maternità, verrà distribuito sotto forma di assegno mensile. La cifra
ipotizzata è di 250 euro al mese per diciotto mesi.
I consultori.
A rendere possibile il via libera all’iniziativa è stata l’approvazione,
in Commissione, di un emendamento alla legge finanziaria regionale presentato
dal leader della componente «Progett’Azione» del Pdl, Gian Luca Vignale.
La modifica prevede il coinvolgimento dei
consultori che avranno il compito di pianificare un progetto specifico,
personalizzato per ogni donna. E le beneficiarie riceveranno una carta
prepagata sulla quale, una volta al mese, verrà caricato il contributo. A
patto, però, di essere state capaci di dimostrare che la scelta di abortire era
stata valutata per ragioni di «indigenza».
La misura è condivisa dalla
maggioranza di centrodestra Pdl-Lega Nord, ma l’approvazione definitiva avverrà
soltanto dopo l’esame in Consiglio Regionale. L’emendamento è stato approvato
con i voti del solo Pdl: l’opposizione di Centrosinistra e la Lega hanno
chiesto che venisse esaminato dall’Aula.
Il Carroccio La Lega, del resto, ha già in mente
altre modifiche. Il capogruppo del Carroccio in Consiglio regionale, Mario Carossa,
ha annunciato di voler rendere indispensabile un requisito per poter
beneficiare dell’assegno: la residenza delle gestanti in Piemonte da almeno tre
anni. Bocciata, invece, la proposta del consigliere Pd, Gianna Pentenero, che
prevedeva l’istituzione di un fondo per le gestanti in difficoltà a partire dal
quarto mese, rendendo così il contributo economico indipendente dalla pratica o
meno dell’aborto.
Il Pd protesta anche a livello nazionale. «Le
donne subiscono più di tutti le conseguenze della crisi e non hanno certo bisogno di essere ulteriormente
umiliate» è stato il commento di Livia Turco. «Non ho dubbi che il Consiglio
regionale respingerà questa proposta»
I volontari pro vita - Venerdì
scorso il Tar ha respinto il ricorso contro la presenza dei «volontari pro
vita» nei consultori.
La Stampa, 16 Febbraio 2012, pag, 59
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