Bebè a bordo


Seggiolino sicuro
Sos bambini in automobile sei su dieci non sono protetti

di Tina Simoniello

  È difficile d’inverno incontrare per strada bambini senza piumino, guanti e sciarpa d’ordinanza. Più frequente invece osservare nel traffico cittadino automobili con seggiolini vuoti e bambini nell’abitacolo. Nel 2010, secondo i dati presentati al più recente congresso Sitop (Società italiana di traumatologia e ortopedia pediatrica), che alla sicurezza di bambini trasportati in auto ha dedicato una sessione, in Italia hanno perso la vita in automobile 24 bambini fino a 9 anni, e 4717 sono rimasti feriti (Aci/Istat). E nel 2011, sono morti 65 bambini sotto i 13 anni, 45 dei quali al momento del decesso erano in auto. Molti di questi, secondo gli esperti, non erano legati ai seggiolini, o non lo erano in maniera corretta. E i dati lo conferma no: 6 bambini:  6 bambini su 10 (62 per cento) viaggiano in auto senza seggiolino.
  Il problema, quindi, è di mancata percezione del rischio. E lo confermano le risposte che i genitori di bimbi tra 0 e 6 anni danno al mancato utilizzo del seggiolino: il 25 per cento dice che il bambino «non riesce a stare seduto», il 22 che «non è necessario», il 21 che il bambino «non vuole usarlo», il 18 che non lo usa perché «il viaggio è breve» (fonte: Società italiana traumatologia della strada). «La sicurezza dei bambini in automobile è un argomento poco trattato — dice Onofrio Donzelli, presidente Sitop e primario di Ortopedia pediatrica al Rizzoli di Bologna — e c’è poca consapevolezza: si compra  no seggiolini omologati ma poi si commettono molti errori: non sempre si agganciano correttamente i seggiolini all’auto, non si posizionano i bambini come si dovrebbe, non si adegua il seggiolino al peso, annullando così la capacità protettiva del dispositivo. Poca consapevolezza perché non c’è informazione» 

Molti genitori probabilmente non sanno che il mancato uso dei sistemi di protezione aumenta di 7 volte il rischio di lesioni gravi e che utilizzarli riduce dell’80 per cento la probabilità di decesso in caso di incidenti d’auto. E ignorano che in caso di impatto «le lesioni più frequenti sono a livello midollare, cervicale e da trauma cranico, dovute a non corretto o a mancato posizionamento nei seggiolini — precisa Donzelli — e sono danni praticamente sempre letali. Quando invece il bambino è legato, ma le cinture sono mal posizionate si verificano lesioni a torace e addome. La cintura deve passare sulle ali iliache (le ossa del bacino), se passa sotto il bambino può scivolare nell’impatto riportando lesioni addominali, se passa sopra può determinare un trauma agli organi interni dell’addome. Il rischio è di lesioni gravi, e anche di decesso. I feriti in genere riportano fratture, lussazioni, soprattutto degli arti». Anche perché i bambini in auto sono meno vigili di chi guida e degli adulti in genere, non si irrigidiscono in caso di pericolo, non mettono in atto come gli adulti meccanismi di auto protezione.
  Non possono neanche scegliere. E così mentre l’88 per cento degli adulti usa le cinture di sicurezza «un bambino dipende esclusivamente dalle nostre scelte» ragiona Roberto Sapia, segretario Socitras (Società italiana traumatologia della strada), «e su questo occorrerebbe riflettere. Dipende da noi la loro sicurezza ma siamo proprio noi che non insistiamo nell’accettazione del seggiolino»
  Tutti i seggiolini in commercio devono essere omologati per legge. «Non tutti quelli omologati però — precisa Sapia — sono sicuri allo stesso modo. Anche le norme di omologazione sono benevole, in particolare quando si tratta di stabilire il parametro della soglia di accettazione: oggi è sufficiente che lo spostamento della testa rimanga entro i 55 cm rispetto alla posizione originaria in un impatto a 50 km orari. L’Adac (automobil club tedesco), come altri in Europa, sottopone i seggiolini a test più completi e severi, con velocità maggiori, prove d’urto anche laterale e ogni anno i risultati vengono pubblicati (per il 2011 su www. adac. de/infotestrat/tests/kindersicherung/kindersitz-test/default.aspx) e tradotti dagli omologhi europei».
  Allo scarso rigore di alcuni si aggiunge, poi, l’oculatezza di altri. «Le case automobilistiche cercano di risparmiare sulla lunghezza delle cinture — conclude Sapia — ma un seggiolino davvero protettivo è voluminoso e ha bisogno di cinture più lunghe. Alcuni modelli di seggiolino diventano quindi talvolta incompatibili con certe automobili».

  La Repubblica, 21 Febbraio 2012, pag, 31

“Baby vittime in crescita in città i pericoli maggiori”

di Vincenzo Borgomeo

  Come vengono trasportati i bambini in auto? Ed è proprio vero che la situazione per quanto riguarda il numero di vittime va via via migliorando? Siamo andati a chiederlo a Giordano Biserni, presidente dell’Asaps, amici polizia stradale, la più grande associazione di sicurezza stradale in Italia. «I dati — ci ha spiegato Biserni — sono ancora allarmanti, perché non possiamo ignorare il fatto che il 69% dei bambini (fino a 13 anni) che nel 2011 ha perso la vita su strada era trasportato».

  E se era trasportato ovviamente non era allacciato.
«Sì, salvo rari casi, le vittime dipendono proprio da questo. D’altra parte in Italia manca la coscienza della necessità di fissare il bambino correttamente in auto. E se i genitori non sentono questa necessità, allora c’è davvero poco da fare».

Cosa propone?
  «Fare informazione: ci sono ancora troppi genitori che si preoccupano più della maglia di lana che del modo in cui si trasportano i bambini sulle macchine. E poi servono iniziative concrete».

  Per esempio?
  «Noi cerchiamo di spiegare che portare i bambini sui seggiolini è importantissimo. Però non possiamo dimenticare che questi stessi seggiolini sono carissimi e che in una famiglia dove i piccoli sono portati in più macchine, dai nonni ai genitori, spesso servono più seggiolini, per non parlare poi del fatto che quando il bimbo cresce bisogna adeguare il seggiolino. Ecco quindi la nostra proposta: almeno sui seggiolini ci vorrebbe l’Iva agevolata al 4% e non al 20%».

Pensa che basterebbe?
  «No, ma sarebbe già qualcosa. Poi sarebbe molto importante — fin dalle scuole materne — sensibilizzare i bambini e le mamme sull’importanza di viaggiare in modo sicuro in auto. Insomma manca la conoscenza e quindi non si può formare la coscienza».
  Torniamo ai numeri...
  «Nel 2011 sulle strade italiane hanno perso la vita in 541 incidenti gravi 65 bambini da 0 a 13 anni, mentre 625 sono rimasti feriti. L’anno precedente le vittime under 13 censite dalla nostra associazione erano state 59: l’incremento è del 10%. Delle 65 giovanissime vittime (il 25% straniere) degli ultimi 12 mesi ben 45, pari al 69%, erano trasportate a bordo dei veicoli»

  Esiste un’analisi sui luoghi più pericolosi per i bimbi in auto?
  «Certo: sono le strade delle aree urbane quelle più a rischio. Ben 336 dei 541 incidenti (62%) sono avvenuti nei centri abitati. E non si pensi che si tratti di quelli meno gravi: nei centri abitati si sono contati fra i piccini 27 morti (41%) e 364 feriti (67%). Sulle strade statali e provinciali gli incidenti sono stati 128 (23,6%) e hanno causato 20 morti (31%) e 162 feriti (26%). Appena 41 gli episodi sulla rete autostradale che hanno causato però 13 decessi (20%) e 49 bambini feriti (7,8%)».

 E sull’età?
«Il maggior numero si conta fra i piccolissimi. Tra 0 e 5 anni l’Osservatorio ha registrato 36 decessi (il 55%), 17 (il 26%) nella fascia 6-10 anni, 11 in quella da 11 a 13 anni (il 17%)»
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  La Repubblica, 21 Febbraio 2012, pag, 32

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