di
Daniela Banfi
I
dati lasciano poco spazio alle interpretazioni: l’abuso di
energy-drink in età scolare aumenta del 66% il rischio di sviluppare
la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). Ad
affermarlo è una ricerca della Yale School of Public Health
pubblicata sulle pagine della prestigiosa rivista Academic
Pediatrics.
Per
arrivare all’allarmante risultato gli scienziati statunitensi hanno
monitorato le abitudini alimentari di oltre 1600 ragazzi in età
scolare. In particolare l’indagine è stata svolta nelle scuole
medie del Connecticut. Dalle analisi è emerso il legame tra consumo
di energy-drink e sviluppo di sintomi paragonabili all’ADHD. Un
effetto che secondo i ricercatori è dovuto al mix di sostanze
presenti quali taurina, caffeina e guaranà.
Come
spiega la professoressa Jeannette Ickovics, una delle autrici dello
studio, «I risultati ottenuti sono in linea con le raccomandazioni
dell’American Academy of Pediatrics: i genitori dovrebbero limitare
il consumo di bevande zuccherate e in particolare evitare il consumo
di bevande energetiche».
Secondo
quanto dichiarato dalla Ickovics a salire sul banco degli imputati
nel danneggiare la salute
dei bambini ci sono infatti anche le
bevande troppo zuccherate. Queste, in comune con gli energy-drink,
hanno la caratteristica di contenere elevati livelli di zucchero.
Alcune bevande commercializzate negli Stati Uniti ne contengono oltre
40 grammi. Una dose ampiamente superiore al fabbisogno giornaliero
che non deve superare i 30 grammi circa.Quest’ultimo –sottolineano i ricercatori- è un dato da non trascurare. Le bevande zuccherate infatti, oltre al presunto legame con i sintomi di ADHD, sono invece strettamente correlate all’aumento di peso e allo sviluppo dell’obesità infantile.
La
Stampa, 11 febbraio 2015
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