Soggiorni a misura di adulto
«No kids» per chi non regge le intemperanze dei marmocchi
di Marianna Baroli
problema. Ed ecco che subito il mercato raccoglie l’appello. E propone le vacanze «no kids» - formula che, tradotto, significa letteralmente «niente bambini». E sta a indicare hotel e resort in cui l’accesso è vietato ai più piccoli.
La moda, nata oltreoceano, è presto diventata
un must nel nord Europa, conquistando inizialmente Paesi come Svezia e
Germania. Oggi, forse con un po’ di ritardo - e anche, per la verità, un po’ di
comprensibile perplessità - rispetto alla nascita del trend, anche l’Italia si
sta attrezzando per offrire a chi lo desideri luoghi di vacanza interdetti ai
più piccini. Alberghi, ma anche ristoranti, bar e addirittura aerei in cui la
presenza dei bambini – per usare un eufemismo - non è gradita. In questo senso,
già nel 2008 la scrittrice francese Corinne Maier, pur essendo mamma di due
splendidi bambini, spiegava in un libro come nei luoghi più «trendy» i piccoli
non fossero ben visti e anzi risultassero addirittura sgraditi - elemento,
questo, che per la verità spingerebbe più che altro a mandare a quel Paese i
radical chic del «no kids». Ma tant’è: ecco che, per esempio, in Svezia non
sono pochi gli hotel che non accettano prole sotto i dodici anni. Così come
nella latinissima Spagna la catena «Iberostar» accetta ospiti a partire dai 14
anni, e la «Sandals» addirittura dai diciotto. In Austria l’albergo «Cortisen»,
uno dei più gettonati
della regione, è vietato ai bambini di ogni età, e
nonostante questo - o forse proprio per questo - registra in ogni stagione il
tutto esaurito, segno che - come spiegano dall’hotel - sono tanti coloro che
apprezzano questo tipo di politica turistica.
E ormai anche gli aerei cavalcano la
tendenza. Per dire, la compagnia inglese «Thomas Cook Airlines» vola già due
volte alla settimana per Creta e Gran Canaria soltanto accettando passeggeri
adulti, perlopiù diretti verso villaggi e hotel che condividono la stessa
filosofia. E negli Stati Uniti la «National Transportation Safety Board» -
l’agenzia che si occupa di sicurezza sugli aeroplani - ha scritto alla Federal
Aviation Administration per far introdurre la regola «un passeggero-un posto»,
un vero dissuasore di mobilità infantile. Anche la low cost molto nota in
Italia, la «Ryanair», ha avviato un programma di voli in cui i più piccoli non
sono ammessi a bordo, dopo che un’indagine condotta dalla compagnia tra i suoi
clienti aveva dimostrato che il 50 per cento di loro avrebbe pagato volentieri
un sovrapprezzo per poter viaggiare su voli senza bambini a bordo.
Scalinatella» a Capri, piccolo ed elegantissimo
cinque stelle arrampicato su via Tragara e considerato uno dei luoghi più
suggestivi in cui soggiornare , vieta l’accesso ai tour operator e sconsiglia fortemente
la vacanza con bambini. L’idea è molto apprezzata, spiegano, soprattutto da chi
i bambini in effetti li ha e però, per qualche giorno l’anno, vuole regalarsi
il lusso di poter dormire beato senza l’urlo del figliolo. Preferiscono il
target adulto anche il resort «Alpin Garden» in Val Gardena e il «Palazzo
Hedone» a Scicli, provincia di Ragusa.
In ogni caso, la policy «no kids» in Italia
non manca di generare polemiche. Non esiste infatti un vero e proprio divieto
in quanto - come spiegato da Barbara Casillo, direttore di Confindustria
Alberghi - la legge italiana non consente il divieto d’accesso a nessuno in
alcun luogo. E se da una parte ci sono quei viaggiatori che lamentano
continuamente sui siti di recensioni l’insopportabile presenza in questo o
quell’albergo di bimbi urlanti e cercano espressamente strutture che non siano
propriamente «per famiglie»; dall’altra movimenti come l’Associazione Nazionale
Famiglie Numerose hanno espresso indignazione verso un orientamento turistico
definito addirittura discriminante.
Libero, 3 settembre 2013,
pag, 23
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