Salute Un terzo di
spermatozoi in meno in 17 anni
Un rebus per la scienza
Sotto accusa saune e cibi
troppo grassi
di Adriana Bazzi
La
stessa tendenza si registra anche in Italia: una ricerca del 2011, condotta a
Padova su 2.000 persone, metà diciottenni e metà quarantenni, ha evidenziato,
nei più giovani, una diminuzione del 25% del numero degli spermatozoi rispetto
agli adulti. Questi dati allarmano gli specialisti che a Londra, all’ultimo
congresso della Società europea della Riproduzione, hanno dedicato
all’argomento un’intera giornata. Le loro preoccupazioni
nascono dal fatto che
il numero di spermatozoi condiziona la fertilità: normalmente un uomo produce
circa 60 milioni di spermatozoi per millilitro di sperma e, perché sia
considerato fertile, ne bastano anche 40 milioni. Al di sotto di questa
quantità, invece, e soprattutto sotto i 20 milioni, le sue capacità
riproduttive si riducono di molto.
Uno studio, condotto nel Nord Europa da
ricercatori dell’Università di Edimburgo, ha mostrato che un giovane su cinque ha
un numero di spermatozoi così basso da interferire con le sue capacità di avere
figli.
Non tutti, però, credono alla crisi degli
spermatozoi. Secondo alcuni, infatti, la conta spermatica non è semplice perché
è difficile selezionare gli uomini rappresentativi dell’intera popolazione e
perché il numero degli spermatozoi varia a seconda della stagione, della durata
dell’astinenza prima del test e della temperatura dello scroto.
Sta di fatto, comunque, che oggi, nel 50%
delle coppie che non riescono ad avere figli, è l’uomo ad avere problemi: una
situazione che costringe spesso a ricorrere alle tecniche di procreazione
assistita.
Ma da che cosa dipenderebbe questo deficit di
cellule riproduttive maschili?
I fattori ipotizzati (ma ancora tutti da
indagare in maniera approfondita) sono diversi e cominciano ad agire già prima
della nascita. Per esempio il fumo della madre in gravidanza ha un effetto
negativo. Ancora: dal momento che il numero di spermatozoi dipende anche dalle
dimensioni dei testicoli, i bambini che nascono prematuri o che sono sottopeso
o sovrappeso durante l’infanzia, hanno una maggiore probabilità di produrre
meno spermatozoi.
Poi ci sono i composti chimici: pesticidi,
ftalati (sostanze contenute nelle plastiche) e inquinanti che si comportano da
«interferenti endocrini»: agiscono cioè sul sistema ormonale alterandone il
funzionamento e, di conseguenza, hanno effetti sulla produzione di sperma.
E il calore: acqua troppo calda e sauna
sembrano favorire l’infertilità maschile. Infine, le cattive abitudini. Il fumo di
marijuana, oltre che quello di tabacco, danneggia gli spermatozoi come anche la
sedentarietà o una dieta ricca di grassi.
Per fortuna alcune di queste situazioni sono
reversibili e, anche per la fertilità, dieta corretta e attività fisica possono
essere ottime medicine. Uno studio pubblicato sul British Journal of Sport
Medicine ha appena dimostrato che gli uomini che guardano troppa Tv hanno la
metà, o quasi, degli spermatozoi di chi, invece, pratica un’attività sportiva.
Prevenzione
Tra
le possibili cause dell’ipofertilità maschile, anche il fumo della madre in
gravidanza
Corriere della Sera, 19
Luglio 2013, pag, 21
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