Per depurare la casa niente «fumi» e le piante giuste


Inquinamento indoor Le sigarette sono il peggior nemico, ma non il solo

Ficus, aloe, giglio fra gli amici dell’aria domestica

  Trascorriamo nei luoghi chiusi il 90% del nostro tempo ed è qui che respiriamo la maggioranza degli inquinanti che minacciano la nostra salute. Negli ambienti «indoor», infatti, penetrano e si concentrano le sostanze che ammorbano l’aria esterna, alle quali si aggiunge un variegato esercito di molecole che si sprigiona da oggetti, mobili, dai prodotti chimici usati in casa, da pitture, tessuti e persino dai fornelli. Lo studio Iaiaq, finanziato dalla Ue, ha valutato che in Europa il 3% di tutte le malattie sono determinate dall’inquinamento indoor. «A minacciare la salute sono soprattutto le polveri sottili (Pm2,5), i contaminanti biologici come muffe, acari e batteri, il monossido di carbonio e i composti organici volatili (Cov), una classe di molecole di piccole dimensioni, che si diffondono nell’aria e penetrano facilmente nei polmoni, raggiungendo, da qui, il sangue» spiega Paolo Carrer, responsabile dell’Unità operativa di Medicina del lavoro all’Ospedale Sacco di Milano, fra gli autori dello studio.


  L’indagine ha anche stilato la graduatoria dei Paesi in cui gli ambienti sono più salubri. I migliori sono Svezia, Finlandia, Regno Unito e Francia; i peggiori Romania, Bulgaria e Ungheria, mentre l’Italia si colloca a circa metà classifica, dopo Austria, Germania, Grecia, Portogallo, Belgio, Irlanda e Spagna.

    «Fra le malattie legate all’inquinamento indoor — prosegue Carrer — quelle che più incidono sulla salute degli europei sono, in ordine di importanza, quelle cardiovascolari, l’asma e le allergie, il tumore del polmone, le malattie respiratorie e le intossicazioni da monossido di carbonio» (si veda il box a lato). E per alcune, il contributo della qualità dell’aria negli ambienti confinati è davvero fondamentale: un rapporto dell’Oms-Europa, pubblicato nel 2011, ha valutato che nel Vecchio continente il 12-15% dei casi di asma può essere attribuito alle muffe e all’umidità che si sviluppano fra le quattro mura. Mentre in anni recenti uno studio del Cnr di Pisa ha calcolato che eliminare
l’esposizione ai contaminanti biologici nei primi anni di vita ridurrebbe, fra i bambini di 6-7 anni, la tosse cronica del 9%, l’asma del 7% e le rinocongiuntiviti del 6%.

In linea generale, comunque, i danni che un ambiente insalubre provoca all’organismo sono dovuti al mix di sostanze più o meno nocive presenti, più che a un singolo inquinante. E sono strettamente legati anche al tempo che si trascorre al suo interno, alla suscettibilità individuale (i bambini, gli anziani e gli allergici sono più vulnerabili) e ai comportamenti di chi occupa gli ambienti. «Il fumo di sigaretta è la fonte più importante di inquinamento, ma il bruciare incensi e l’accendere candele hanno effetti analoghi» dice Carrer. Fra gli inquinanti che più sono influenzati da queste abitudini c’è il benzene, un cancerogeno che nelle case libere dal fumo di sigaretta si attesta solitamente su livelli che comportano rischi bassissimi per gli occupanti, ma che è in media due volte e mezzo più abbondante nelle abitazioni dei fumatori.

   «Altre sorgenti di inquinanti sono il traffico stradale, gli impianti di riscaldamento, le attività che si svolgono in cucina, le infiltrazioni di acqua, i prodotti chimici e gli oggetti di ampio consumo presenti in casa» prosegue l’esperto. Su questi ultimi, indicazioni importanti stanno arrivando dallo studio europeo Ephect, ancora in corso, che ha l’obiettivo di identificare le emissioni di una quindicina di tipi di prodotti e mettere a punto un sistema di etichettatura per indicarle con chiarezza ai consumatori. «Si sta confermando che un contributo importante all’inquinamento indoor arriva dai materiali da costruzione e dagli arredi, dai prodotti per la pulizia della casa e dai deodoranti» afferma Carrer. Le preoccupazioni riguardano soprattutto i Cov, e fra questi la formaldeide, un gas dall’odore pungente, accusato di favorire i tumori del naso, della laringe e le leucemie. Sebbene normalmente non raggiunga nelle case concentrazioni ritenute cancerogene, la formaldeide è fortemente irritante per le vie respiratorie e le mucose e, miscelandosi ad altri inquinanti, genera composti molto reattivi, che moltiplicano l’effetto. Usata nella fabbricazione di materiali molto comuni, si emana da alcuni mobili in truciolato, dai tappeti e dalle tende, dalle colle, dalle pitture, dalle carte da parati e da certi materiali isolanti. È presente poi nei detergenti per la pulizia della casa e nei lucidi da scarpe, negli smalti per le unghie, negli insetticidi, ed è emessa persino da alcune apparecchiature elettroniche, come computer e fotocopiatrici.

  Come per il benzene, però, no sia economico sia sociale, sono però le malattie cardiovascolari e respiratorie. «La mortalità dovuta a queste patologie aumenta nei giorni in cui si registrano i picchi di inquinamento e in quelli immediatamente successivi. E non si tratta di un’anticipazione di decessi che si sarebbero comunque verificati nei mesi seguenti — dice Mannucci —. Certamente, chi è già cardiopatico o ha malattie respiratorie è più vulnerabile, ma sul lungo periodo l’inquinamento ha l’effetto di far ammalare chi è sano, facendolo diventare un soggetto a rischio. In una città come Milano, ogni anno muoiono per  l’inquinamento circa 250 persone».

  Eppure, questi effetti potrebbero essere limitati con una politica più attenta all’ambiente. L’anno scorso uno studio condotto in 25 città europee ha stabilito che rispettare le concentrazioni di polveri so t tili raccomanda te dal  la sorgente principale nelle case di chi fuma restano le sigarette, che sono pure la fonte più importante di un’altra classe di inquinanti che gli esperti tengono d’occhio: gli idrocarburi policiclici aromatici (o Ipa). Negli ambienti frequentati da fumatori, anche l’87% di queste molecole può derivare dalla loro cattiva abitudine, mentre il resto arriva per lo più dall’inquinamento che c’è all’esterno. Le conseguenze per la salute possono essere importanti: alcuni Ipa, come il benzo(a)pirene, sono infatti cancerogeni.

  Va tuttavia precisato che l’inalazione è soltanto uno dei modi in cui queste sostanze penetrano nell’organismo. Nei non fumatori, anzi, la via di ingresso principale è rappresentata dai cibi bruciacchiati, come la carne alla griglia e le caldarroste, che proprio per questo gli esperti consigliano di consumare con moderazione.

   «L’inquinamento indoor è una materia difficile da normare, perché dipende da moltissime sorgenti e perché le leggi dovrebbero intervenire su ciò che ciascuno fa in casa propria — riprende Carrer —. Ma c’è l’Oms permetterebbe di evitare ogni anno 19 mila decessi (15 mila dei quali per cause cardiovascolari) e farebbe risparmiare 31,5 miliardi di euro. «Ma anche piccoli miglioramenti nella qualità dell’aria possono portare benefici — aggiunge Mannucci —. Una ricerca statunitense ha stimato che a riduzioni del Pm2,5 nel l’aria di appena 10 mg/m3 corrisponde un incremento medio dell’aspettativa di vita di circa sette mesi e l’effetto è ancora maggiore nelle realtà più inquinate».

  La parola passa quindi alla politica, «che però deve tenere a mente un dato fondamentale: — conclude Mannucci — la maggior parte delle polveri e degli inquinanti ai quali siamo esposti non arriva dai riscaldamenti, come si sente ripetere spesso, ma dal traffico stradale. È quindi su questo che si deve intervenire, se si vuole essere efficaci».

Corriere della Sera,  3 Marzo 2013, pag, 48

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