Storia delle «Pigotte»
Che aiutano i
bambini (e la tradizione)
di GIU. POL.
Le Pigotte sono le bambole di stoffa che
l’Unicef commercializza dal 1988. A inventarle è stata Jo Garceau, la quale,
essendo americana ma milanese d’adozione, ha avuto l’idea di battezzarle con il
sostantivo che in dialetto lombardo identifica una bambola di pezza, appunto
«pigotta». Le Pigotte non sono soltanto una trovata utile a raccogliere fondi a
favore dell’infanzia in difficoltà, sono anche un’iniziativa dalla rilevante
portata culturale, dato che alimentano e rinnovano una tradizione popolare,
quella delle bambole di pezza abbigliate nelle più diverse fogge, che rischiava
di essere eclissata dal diffondersi di bambolotti più lussuosi e tecnologici.
Le bambole di pezza sono oggetti «poveri» che
offrono però, a chi li realizza e anche a chi poi ci giocherà, un sicuro
arricchimento da un punto di vista creativo. Non a caso sono state tutte quante
allestite a mano, sia da adulti che da bambini, le migliaia di Pigotte poste in
vendita in oltre 600 piazze italiane per tutto il mese di dicembre (con un
week-end speciale sabato 22 e domenica 23).
Acquistando una Pigotta si contribuisce all’obiettivo di salvare la
vita, entro il 2014, a quasi 400.000 bambini sotto i cinque anni di età.
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