Non è facile argomentare la scelta procreativa (che può
apparire irrazionale o sbagliata)
di Chiara Lalli
Naturalmente non ti serve la patente per
avere figli. Non devi dimostrare nulla. Ti serve una licenza per pescare, ti
serve una licenza per fare il barbiere, ti serve una licenza per vendere hot
dog. E poi leggi di questi poveri bambini, maltrattati e denutriti, e ti chiedi:
perché a questi genitori è stato permesso di averli?». Così Boris
Yelnikoff/Larry David spegne l’entusiasmo della sua giovane e allegra fidanzata
durante un giro in bicicletta nel film Basta che funzioni di Woody Allen.
Yelnikoff è un eccentrico e un misantropo ma
senza dubbio coglie un punto: fare il genitore è molto complicato, eppure non
esiste nessuna patente genitoriale. Ma c’è di più: perché avere un figlio?
Ci sono alcune questioni che siamo abituati a
non mettere quasi mai sotto esame: tra queste una è proprio la ragione per
avere figli. È più facile che si chieda a qualcuno perché non ha figli, e
spesso si avverte un rimprovero taciuto o dichiarato: hai qualcosa che non va,
sei egoista o magari malato se non li hai. Per quale ragione invece non ci si
interroga sul perché fare figli?
Fare un figlio è forse l’atto letteralmente più
egoistico che possa esistere. Decidiamo noi per lui senza potergli chiedere il
consenso e quando potremmo farlo la decisione è stata già irrimediabilmente
presa: è impossibile retrocedere alla non esistenza.
Ogni tanto qualche filosofo e scrittore si è avventurato
in questo terreno, ma le discussioni più numerose riguardano alcuni aspetti e
modalità della riproduzione — come l’ammissibilità morale delle tecniche
riproduttive o la composizione della famiglia — piuttosto che l’avere un figlio
come una questione di per sé moralmente rilevante. Avere un figlio sembra
essere considerato un fatto, qualcosa che accade e su cui non c’è tanto da scervellarsi
e da domandare.
Nel suo ultimo libro, Why to Have Children?
(«Perché avere figli», Mit Press), la filosofa canadese Christine Overall parte
proprio dalla sorpresa per questa incompletezza: l’avere figli — scrive —
dovrebbe richiedere una giustificazione razionale, non foss’altro perché
decidiamo di portare all’esistenza un altro essere umano.
Overall ci porta per mano in un’analisi
affascinante e inconsueta, ci costringe a riflettere e a interrogarci su
questioni che spesso diamo per scontate. E ci avverte: se basta non desiderare
un figlio per non farlo, desiderarlo non è una condizione sufficiente per
rendere morale la decisione opposta. Quali sono le buone ragioni per avere
figli? Molte di quelle comunemente addotte, secondo Overall, sono fallaci.
Invocare l’orologio biologico, per esempio, sembra
davvero insoddisfacente in un contesto ove le presunte spinte biologiche sono tanto
mischiate ad altri tipi di molle decisionali: sociali, emotive, culturali. Ma
soprattutto ammettere una ragione evolutiva non spiegherebbe perché non
sottoponiamo questo desiderio ancestrale ad analisi razionale: lo facciamo con
l’amore e con il sesso, perché non con l’essere genitori?
Non solo: sottrarre la decisione di
riprodursi al campo della morale significherebbe ridurla a un destino biologico,
a qualcosa che ci accade indipendentemente da noi, un accidente tra i tanti
slegati dal nostro volere. Se a lungo è stato così — e se in alcuni luoghi e
circostanze lo è ancora — è vero che per molte persone oggi la riproduzione è
diventata sempre più una scelta, a volte contro il nostro destino biologico:
ricorrere alle tecniche riproduttive e adottare sono modi per aggirare un
ostacolo naturale alla riproduzione biologica.
L’intento di Overall non è quello di
diventare un giudice o un controllore morale, né tantomeno di suggerire un
divieto giuridico, ma solo di esplorare un terreno trascurato dal punto di
vista della moralità della scelta: un esercizio di responsabilità. Ogni scelta
ha come prerequisiti la libertà e l’essere informati delle opzioni. Nelle
azioni non scelte non c’è alcuno spessore morale.
Tra le domande riguardo al fare o non fare figli
ce ne sono due particolarmente contro intuitive e per questo interessanti: per
quali ragioni sarebbe morale farli? In quali circostanze non esiste una
giustificazione razionale? Siamo abituati a pensare che sì, certo che è morale
— o addirittura siamo abituati a non porci proprio la domanda. Se proviamo a
rispondere potremmo avere delle sorprese.
È sempre preferibile l’esistere al non esistere?
Quante persone fanno figli per ragioni sbagliate? Storicamente ci sono ragioni
che oggi forse fanno storcere il naso: avere un figlio per continuare la
dinastia o per usarlo per stringere alleanze e come forza lavoro. Oggi possono
presentarsi in forme diverse: lasciargli lo studio da avvocato, il cognome
importante o investirlo delle nostre insoddisfazioni. E ancora: affidargli
l’incarico di badare a noi quando saremo anziani. Non potrebbero essere ragioni
immorali?
Overall analizza poi un altro possibile
ostacolo: essere troppo giovani o troppo vecchi — quest’ultima è una variabile
cangiante a seconda del sesso. Si pensi infatti alle controverse gravidanze in
età avanzate per le donne, considerate vecchie dai 35 anni in poi, e alle paternità
di 60enni, 70enni o uomini più anziani.
La filosofa affronta anche molte obiezioni, come
la possibile estinzione della specie umana. Nonostante le apparenze, non può
essere facilmente usata come contro argomento. Sarebbe un male? Solo dal nostro
punto di vista, che però è uno tra i tanti. Come il tardo LevTolstoj aveva
scritto, l’estinzione della specie umana potrebbe essere addirittura giusta, se
considerata dal punto di vista del pianeta e delle altre specie.
La decisione di avere figli ha una vaga somiglianza
con la scommessa di Blaise Pascal sul credere o no in Dio. Soprattutto per un
aspetto: non si può non decidere, o meglio non ci si può illudere che non
decidere sia moralmente neutrale. Se scegliamo di astenerci, quella sarà una
risposta connotata moralmente.
Overall ci aveva avvertito fin
dall’introduzione: se aspetti di essere del tutto convinto che sia il momento
giusto per fare figli, potresti attendere per sempre. Fare figli è una
decisione spesso profondamente irrazionale. Ma non per questo automaticamente
immorale, e il libro si chiude con l’invito — dopo tutto questo pensare — a
farne magari più di uno.
Il dilemma
Se attendi di essere del tutto convinto prima
di avere un bambino, potresti non decidere mai. Ma l’opzione ha sempre un
aspetto morale
Corriere Della Sera, 13 maggio 2012, pag, 4
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