Elena
Dusi
Le
raccomandazioni dell’Oms si riferiscono a miele e altri zuccheri
liberi: quelli aggiunti
durante la lavorazione dei cibi. Nessun
limite è invece fissato per frutta, verdura e latte. L’obiettivo è
non superare i 50 grammi al giorno, equivalenti a 200 calorie e 10-12
cucchiaini, se solo fosse semplice estrapolare il contenuto dei
prodotti industriali (negli Usa 8 prodotti su 10 da supermercato sono
dolcificati). Una lattina di bibita gasata contiene 10 cucchiaini, un
succo di frutta 5, i cereali da colazione circa 4 e un paio di
cucchiaini si trovano nello yogurt alla frutta. Arrivare a quota 12
(pari al 10% dell’apporto calorico quotidiano) è dunque più
facile di quanto si pensi, anche sacrificandosi a bere il caffè
amaro.
Se
limitare lo zucchero al 10% dell’energia quotidiana è “fortemente
consigliato”, secondo l’Oms ancora meglio sarebbe fermarsi sotto
al 5%, pari a 5-6 cucchiaini al giorno. La realtà è ben lontana da
questi valori. Nord America ed Europa viaggiano intorno ai 100
grammi. Anche in Italia lo studio europeo Idefics conferma che i
bambini fra 2 e 9 anni ottengono oltre il 20% delle loro calorie
attraverso lo zucchero. Questo valore aumenta nel week end rispetto
ai giorni della settimana.
Non
è stata solo l’Oms recentemente a mettere lo zucchero nel mirino.
Nell’elaborare le sue linee guida per una dieta corretta, anche il
governo americano ha deciso di allentare le redini su sale, caffè e
colesterolo, ma sottolineando il ruolo deleterio di cibi e bevande
dolcificati. Anche Washington ha fissato come limite massimo il 10%
delle calorie giornaliere, laddove orientativamente un uomo adulto ne
consuma 2.000, una donna 1.800 e un bambino 1.500. «La
riabilitazione del colesterolo è sensata» spiega Andrea Ghiselli
del Centro di ricerca per gli alimenti e la nutrizione. «La
stragrande maggioranza del colesterolo che misuriamo nel sangue viene
prodotta dal nostro corpo attraverso il fegato partendo dalle calorie
che assumiamo con l’alimentazione. Il cibo con colesterolo è
responsabile solo del 15-20% della colesterolemia totale».
Contro
bibite dolci e merendine le autorità federali americane in
particolare il Dietary Guidelines Advisory Committee — hanno
addirittura proposto una tassa sugli zuccheri. Ma di fronte all’atto
di accusa congiunto Ghiselli è scettico: «La colpa non è mai di un
singolo alimento. Fra vent’anni assolveremo lo zucchero ma
continueremo a ingrassare. La verità è che mangiamo troppo e
facciamo poco movimento». In effetti, pur conoscendo gli effetti
dello zucchero sulla bilancia, tra il 2003 e il 2013 il consumo medio
nel mondo è passato da 58 a 63 grammi. A una vita sana continuiamo a
preferire una vita dolce.
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