Studia tutto quello che c’è da fare e sapere prima, durante e dopo il parto. Ma siamo sicuri di volerlo?
di
Eleonora Barbieri
bio-eco-nutrizional compatibili.
Però,
ecco, questi sono i papà, nuovi papà, figure dell’immaginario e
non solo, perché Il papà debuttante in Francia è un
bestseller da sette e dizioni di fila e centomila copie (ora è
pubblicato in Italia da Vallardi), «il libro che risponde alle
domande di oggi», che non sono: «A che ora c’è il derby domani?»
oppure «Vado all’asta del Fantacalcio mi lasci qualcosa da
mangiare? » due giorni dopo essere tornati a casa col neonato
dall’ospedale, sono questioni di tutt’altro tenore, come «mia
moglie è incinta, può prendere l’aereo? », o «a che cosa sono
dovuti i continui sbalzi d’umore della mia adorata?» (si capisce
che nessun maschio vero abbia potuto mai concepire una domanda così
posta, mal’editing del libro sarà stato fatto da una donna col
senso dell’umorismo).
Sono
padri che esistono solo nelle librerie, quando comprano questo
manuale con «220 risposte a piccoli e grandi dubbi», dal tassodi
fetore della cacca al tipo di pannolini da usare, dalla spremuta
d’arancia contro il raffreddore (a un neonato?) al cronometro per
misurare la distanza fra una contrazione e l’altra, per calcolare
il momento giusto in cui portare la compagna in ospedale. Padri, si
capisce, che non chiedono all’ostetrica di spostarsi un pochino
perché rovina l’angolazione delle riprese in sala parto, che non
si spazientiscono quando lei gli urla di tutto che sperimentano
gioie «che solo i papà possono conoscere », del tipo: «La prima
notte senza mamma, quando ci coccoliamo fino allo sfinimento e ci
concediamo di andare a dormire alle 22», senza nemmeno telefonare
cinque volte per sapere, nell’ordine: dove fosse il biberon, dove
fosse il latte, dove fosse il ciuccio, se bisognasse mettere il
biscotto nel latte, ma dove sono i biscotti? E poi, alla domanda della
madre lontana (si fa per dire): che pigiama gli hai messo?, la
risposta trasecolata: perché, andava cambiato?.
No,
i padri debuttanti si vogliono informare, preparare, magari non ci
riusciranno ma per i più esigenti c’è anche«l’angolo del
saputello», che addirittura consiglierà alla neo mamma di «non
usare sistematicamente i proteggi-capezzolo in silicone», non
utilizzerà un banale e comodo sterilizzatore bensì bollirà
economicamente e pazientemente a ogni poppata tutto il necessario e,
qualche giorno dopo l’arrivo del bebè, all’ora precisa della sua
nascita ostenterà l’orologio e ricorderà alla sua «cara» che
quello è stato il momento clou. Insomma una serie di amenità
terrificanti che fanno snasare a chilometri di distanza il pericolo
di avere a che fare con un maschio del genere, prima e figuriamoci
durante o - ancora peggio - dopo il parto.
Però
la paternità ormai è un «tema», una questione da analizzare, una
esperienza non da vivere ma da prepararsi a vivere, ei libri scritti
da padri vanno forte, per esempio in Germania è un successo quello
di Jan Weiler, L’animale adolescente, che poi sarebbe sua
figlia Carla, di anni quattordici. Weiler è un po’ meno esperto
dei papà debuttanti, molto meno politicamente corretto (controlla
le amicizie della figlia su facebook e addirittura chatta con loro),
molto più simpatico e goffo e normale. Soprattutto, anziché fissare
romanticamente il buio nelle notti insonni, dà a tutti i genitori
una speranza: «Dall’adolescenza si può guarire .Da certi
padri-mamme forse no.
il
Giornale, 27 marzo 2015, pag,20
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