Uno
studio americano spiega come i genitori possono rovinare la
personalità dei propri bambini facendo loro credere di essere
superiori a chiunque altro.
Un eccesso di attenzione che lo studioso
Eddie Brummelman definisce «pericoloso»
Troppi
regali per i baby-vip, dal quadro diWarhol per il figlio di Sandra
Bullock alla vasca Swarovski della piccola di Beyoncè
di
Flavio Pompetti
Il
fenomeno
Abbiamo
incontrato tutti prima o poi un simile campione di figlio, che
insiste nell'essere trattato in modo speciale e crede che le regole
in vigore per gli altri non lo riguardino. Il figlio Narciso si vanta
sempre in pubblico, incurante della presenza degli altri. Impone i
suoi capricci a voce alta, ed esige sempre un trattamento
preferenziale. A prima vista il suo può sembrare un carattere
impulsivo, rivelatore di un futuro temperamento da leader. Ma dopo
pochi minuti di frequentazione cominciamo tutti a pensare: «Ma
questo chi si crede di essere? E chi lo ha educato così?».
PIRAMIDE
SOCIALE
«Questi
slogan sono stati coniati negli Usa a partire dagli anni '80», ci
dice oggi la psicologa Jean
Twenge, che sulla rivista Psycology
Today pubblica da anni grafici con la curva ascendente del
fenomeno. La sua diffusione coincide con la percezione di una
piramide sociale che si fa sempre più stretta, e nella quale i figli
devono aguzzare i gomiti per farsi largo e conquistare gli stessi
traguardi
che i genitori una volta consideravano democraticamente alla portata
di tutti. Non è quindi l'orgoglio a generare questa devianza, mala
paura per il futuro.
«Una
cosa è far sentire il nostro apprezzamento e l'affetto per i figli -
scrive nel rapporto dell'Accademia l'autore Eddie Brummelman - e
tutt'altra è sottolineare la loro supremazia rispetto
agli
altri. Il primo di questi messaggi produce figli orgogliosi e sicuri
di stessi,ma anche capaci di compassione e autocontrollo. Il secondo
genera narcisi, pronti a complicare la propria vita e quella di chi
entra in contatto con loro».
È
difficile sottrarsi alla chimera dell'eccezionalità quando si è
nati nel privilegio. Blue Ivy, la figlia di Beyoncè e Jay Z ha fatto
il suo primo bagno appena nata in una vasca ricoperta da cristalli
rosa Swarovski. Sury, la bambina di KatIe Holmes, per il quarto
compleanno ha ricevuto una casa in miniatura da installare in
giardino, completa di acqua corrente, telefono ed elettricità, dal
costo di
100.000
dollari. I figli di David Beckham dormono sotto un cielo di stelle a
fibra ottica installato sul soffitto; Louis Bardo ha ricevuto dalla
mamma adottiva Sandra Bullock un piccolo quadro di Andy Warhol come
dono di benvenuto. Come meravigliarsi poi se l'attore Will Smith può
dire con orgoglio in un'intervista sui suoi tre teenager: «Piuttosto
che leggerli, i miei figli preferiscono scrivere i loro propri
libri», o se il figlio adolescente di Madonna, Rocco, viene portato
al campo di calcio
dall'autista a bordo di un enorme Suv dai vetri oscurati, e poi viene
sbeffeggiato dai compagni per la sua incapacità? Forse il privilegio
più appariscente che questi genitori hanno da consegnare ai figli: i
soldi, li salveranno dalle delusioni in agguato nella vita. O forse
no: Reginald, l'erede della fortuna dei Vanderbilt, alla sua morte
nel 1925 aveva sperperato l'intero patrimonio di famiglia. Sua figlia
Gloria che lo ha ricostruito dal nulla, ha detto da tempo a suo
figlio, la star televisiva Anderson Cooper, che alla morte non gli
lascerà nulla.
PRIVILEGI
Le
ambasce dei privilegiati possono essere ignorate dai più; quelle di
una intera generazione cresciuta
con la promessa individuale di 15 minuti di pura fama devono invece
preoccuparci. Gli psicologi
hanno già identificato la sindrome del «Disordine della personalità
narcisistica». Colpisce la
fascia dei ventenni tre volte più che quella dei sessantenni, e
definisce persone «arroganti, prive di
empatia per gli altri, ossessionate dal bisogno di ricevere
attenzione nella vita privata come sul lavoro».Molti di questi
giovani cresciuti a pane e lodi immeritate sono già entrati a pieno
titolo nella società. Si muovono tra noi a testa alta, circondati da
un'aura di autostima che li fa sembrare adulti ben equilibrati, e che
nasconde invece il bisogno compulsivo di stupire di un bambino di sei
anni: «Guarda come faccio la capriola!»
Il
Mattino,
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