Quei bambini sempre «raffreddati»

Ecco perché si ammalano così spesso


La prevenzione delle infezioni respiratorie ricorrenti, che iniziano ai primi freddi e si ripetono con diversi episodi nel corso dell’anno
di Adriana Bazzi


 
  Bronchiti, otiti, faringiti, raffreddori e, nei casi più complessi, polmoniti, che cominciano con l’arrivo della stagione fredda e si ripetono: i bambini ne soffrono e le mamme si preoccupano. I medici le chiamano infezioni respiratorie ricorrenti e stanno cercando soluzioni di cura. Un bambino su quattro, nei primi cinque anni di vita, può andare incontro a questo tipo di problemi, ma per parlare davvero di «infezioni respiratorie ricorrenti» esiste un criterio clinico: si devono contare almeno otto episodi di infezione, nell’arco dell’anno in bambini sotto i tre anni, e almeno sei infezioni in coloro che hanno superato quell’età (fino ai sette anni). «Questo vale quando l’infezione si presenta in sedi diverse, per esempio una volta all’orecchio e un’altra volta ai bronchi - commenta Susanna Esposito, direttore dell’Unità di pediatria all’ospedale policlinico, Università di Milano, che ne ha parlato a Palermo all’ultimo congresso nazionale congiunto della Società italiana di pediatria e della Società italiana di infettivologia pediatrica -. Se, invece, il processo infettivo si manifesta sempre nella stessa sede, per esempio se un bambino ha episodi ricorrenti di otite o di faringite, allora il valore soglia per definire l’infezione ricorrente è di quattro episodi l’anno».

Ma perché certi bambini si ammalano così spesso?
  Esistono fattori ambientali innanzitutto, ma ci sono anche situazioni predisponenti che riguardano la capacità di difesa immunitaria innata nei confronti delle aggressioni esterne. Andiamo con ordine. E partiamo dall’ambiente. «Frequentare l’asilo nido o la scuola materna rappresenta un rischio perché facilita l’esposizione ai germi - commenta Susanna Esposito -. Poi ci si mette l’inquinamento ambientale che comprende anche il fumo di sigaretta. E infine certi comportamenti come l’abitudine al ciuccio». Identificati i fattori di rischio, non è difficile suggerire qualche regola per la prevenzione. E se è evidente che non si può rinunciare all’asilo, almeno si può evitare di esporre i bambini al fumo passivo o si può limitare la loro permanenza in ambienti inquinati. E si può eliminare il ciuccio (che favorisce la comparsa di otiti). È bene anche effettuare lavaggi nasali con soluzione fisiologica per evitare la colonizzazione del naso da parte dei germi. Poi, secondo la professoressa Esposito, sarebbe utile somministrare ai bambini che hanno già avuto questo tipo di problemi, un po’ di vitamina D (1000 Unità al giorno per dieci giorni al mese, per tre-sei mesi) che avrebbe un’attività immuno modulante (aumenterebbe cioè le difese immunitarie nei confronti dei germi).

La risposta immunitaria innata

  Le difese immunitarie, appunto. Alcuni bambini possono presentare un’alterazione di quella che gli specialisti chiamano «risposta immunitaria innata», cioè quella che entra in azione per prima, quando si tratta di aggredire batteri e virus (la risposta adattiva invece, che presuppone la formazione di anticorpi specifici contro determinati microrganismi, è più tardiva). «Esistono farmaci - continua Susanna Esposito - che sono in grado di stimolare la risposta innata. Il pidotimod, per esempio, è un composto di sintesi che aumenta l’espressione dei cosiddetti toll like receptors, una classe di recettori presenti su alcuni globuli bianchi, capaci di riconoscere strutture tipiche dei microbi e di neutralizzarli. Oppure l’OM 25, un lisato batterico contenente frazioni di sette batteri, che funziona sempre come immunostimolante».

Corriere della Sera, 30 ottobre 2014




Nessun commento:

Posta un commento