Ma molto meno a svezzare
C’è
un ricorso troppo precoce al cibo per adulti, che contiene troppo
sale, ma anche un eccesso di zuccheri semplici e di calorie
Il
latte artificiale viene quindi usato meno. Vi ricorre il 39% delle
mamme fino ai 6 mesi di vita del bambino, il 46% tra i 7 e 12 mesi,
il
35% tra i 13 e 24 mesi, e il 20% dopo i due anni. A partire dal
primo anno di vita capita che vi siano sovrapposizioni tra il latte
artificiale e quello di mucca, che viene dato al 12% dei bambini più
o meno a partire dall’anno, per poi crescere via via fino al 49%
nel secondo anno di vita, e al 71% dopo.
Il
ricorso massiccio all’allattamento vede per converso uno
svezzamento sempre più tardivo, un minore ricorso agli
alimenti per l’infanzia o baby food (-6,8% nell’ultimo anno) a
vantaggio di cibi confezionati per adulti, non adatti ai
bambini, come cracker, biscotti, merendine e pizze, a volte anche prima dell’anno di vita, meno costosi, a causa anche della crisi. Il che porta a squilibri e carenze nutrizionali nei bambini. Una fotografia confermata da Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria.
bambini, come cracker, biscotti, merendine e pizze, a volte anche prima dell’anno di vita, meno costosi, a causa anche della crisi. Il che porta a squilibri e carenze nutrizionali nei bambini. Una fotografia confermata da Giovanni Corsello, presidente della Società italiana di pediatria.
«C’è
un problema di eccesso di sale, zuccheri semplici e calorie -
spiega - per un uso precoce di cibi confezionati destinati agli
adulti perché costano meno. C’è inoltre il rischio precoce
dell’uso del latte vaccino prima dell’anno di vita, a volte dato
anche nel primo semestre». Tutto ciò con il pericolo di «carenze
nutrizionali, come anemie e allergie - continua Corsello - e
sovrappreso e obesità, per eccesso di zuccheri e calorie. Il rischio
di carenze nutrizionali da 1 a 3 anni supera il 30%». Errori
alimentari che sono spesso associati a minori visite dal pediatra,
anche di base, perché spesso non si è consapevoli dell’importanza
di una valutazione clinica accurata. «I pediatri - conclude Corsello
- devono far capire alle famiglie che l’alimentazione da 1 a 3 anni
è un fattore decisivo per la salute del bambino che non può essere
trascurato”.
La
stampa, 19 dicembre 2013
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